CONOSCENZA “RAZIONALE” DI DIO?
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO
LA CREAZIONE COME PRESUPPOSTO DELL'ALLEANZA
TUTTA LA REALTÀ DIPENDE TOTALMENTE DA DIO.
CORAGGIO
Coraggio, FRATELLI TEOLOGI DI OGNI CONFESSIONE MONOTEISTICA, IL TEMPO STRINGE
Prospettiva: elaborazione di una teologia comune per la rinascita di una nuova civiltà mondiale.
MONOTEISMO ECUMENICO
In quei giorni, Dio condusse Abràm e gli disse: ”Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia (Genesi 15,5-7). Rivendico questa comunione familiare di tutti i figli di Abramo, ovvero di tutti i monoteisti. Sarà ritenuto volgare, un giorno, il proselitismo attivo tra le religioni monoteiste, al punto che una deve difendere gli interessi delle altre e viceversa. Nessuno osi fondare, da questo mio lavoro, una nuova religione. Non è nostra competenza l’argomento su quale sia la migliore religione, ogni uomo segua la sua nella libertà della sua coscienza, chi viene sorpreso a fare proselitismo nella nostra associazione venga prima rimproverato e poi allontanato.
Prospettiva:
Elaborazione di una teologia comune.
Risolvere il problema religioso (gli interrogativi esistenziali sul perché si nasce, si muore, il dolore, il senso della vita, il male, ecc.) è fondamentale per la formazione della coscienza morale, infatti per fare scelte responsabili è necessario possedere un discernimento su ciò che è bene e su ciò che è male, ed avere chiaro l’obiettivo e lo scopo di tutta la mia vita. Questa conoscenza mi può essere data sia dall’osservazione della legge naturale (come un uomo che vede un sentiero nella notte con la luce della luna), che dalla rivelazione (che nella stessa comprensione eccelle per quantità e qualità come un uomo che vede un sentiero con la luce del sole). La dimensione religiosa è centrale per risolvere il problema umano ed il problema morale. E’ inutile mandare l’uomo nello spazio, quando quest’uomo che abbiamo mandato li non sa chi è e qual’è il significato della sua esistenza. La somma tecnologia allora si potrebbe trasformare nella più grande rovina. I danni che uno può fare con una clava, non sono certamente paragonabili a quelli delle armi chimiche, batteriologiche o nucleari. Ne consegue che la coscienza necessita di un processo di formazione permanente, per orientarsi verso scelte responsabili. Solo un grande e globale sistema di significato (concezione della vita) può sottrarre l’uomo dall’ansia di queste domande esistenziali e rispondere al suo bisogno di senso e di significato. Non c’è società che non sia retta da leggi morali e non c’è realtà morale che non si fondi sui contenuti culturali o sui principi morali di una religione.
Quando questo patrimonio morale viene messo in discussione o si disperde, incomincia subito il lento ma inarrestabile declino di quella società. Così sono scomparsi grandi civiltà. Ogni civiltà rappresenta un codice linguistico, morale, mentale e comportamentale indispensabile perché gli uomini possano collaborare a costruire la loro sicurezza e il loro benessere. Il nostro tentativo deve avere la priorità assoluta perché il futuro dell’uomo dipende necessariamente da un progetto di umanesimo globale ed integrale. Tutto, contrariamente, potrebbe precipitare in visioni individualistiche e unilaterali. Urge elaborare un monoteismo virtuale perché tutti i credenti in Dio possano armonizzarsi all’interno di categorie culturali comuni. Solo la comunione di tutti i figli di Dio (o di quello che Dio rappresenta: gli ideali assoluti universali e trascendenti) potrà salvare il mondo dall’assurdo e potrà dargli un progetto idoneo ad affrontare senza pericoli il terzo millennio.
Per venire incontro alle esigenze di un dialogo ecumenico, e per elaborare delle categorie spirituali universalmente condivisibili elaboro una teologia monoteistica virtuale. Il riconoscimento di un principio supremo che sostenga e fortifichi l’unità e l’amore fra tutti gli uomini “religiosi”(vedi vocab.) del pianeta, facendo comprendere teologicamente la loro unità e la loro comune appartenenza. La condivisione del monoteismo infatti è il fondamentale, mentre la religione specifica è il categoriale.
Già nella rivelazione dei dieci comandamenti di Mosè (comandamenti comunque fondati sulla legge naturale, per questo, li ritroviamo nei principi fondamentali di tutte le religioni positive) si trova la piena realizzazione dell’uomo. Le religioni, quindi sono come tante vie per essere aiutati in questa realizzazione. Vie importanti perché il mistero sovrannaturale del male, vince facilmente le resistenze deboli dell’uomo. Questo raggio di luce divina che è racchiuso nel nostro cuore anela a ritornare alla sua fonte.
L’Associazione si dedica all’evoluzione spirituale dell’uomo con il riconoscimento di un monoteismo virtuale ed ecumenico, rifuggendo ogni forma di volgare proselitismo e in filiale attenzione di tutte le autorità religiose che rappresentano i nostri maggiori alleati. Siamo figli e servi devotissimi di ogni autorità religiosa che sappia dimostrarsi maestra di spiritualità. Questa autorità religiosa è credibile solo se testimonia con la coerenza delle sue opere sante e se ci fa da guida all’amore ecumenico. L’Associazione riunisce uomini di ogni fede religiosa ed atei, ritiene volgare il proselitismo e professa l’assoluta libertà di ogni uomo nel santuario della sua coscienza. Si impone solo di non dire bugie, neanche le più piccole, di non fare ad alcuno quel male che non si vorrebbe ricevere. Questa è per noi la base fondamentale per il dialogo, mentre ogni aderente alla nostra Associazione deve accettare almeno globalmente i nostri ideali e porre per iscritto gli eventuali motivi di dissenso, affinchè diventino base di ulteriore riflessione ed approfondimento.
Se si riconosce che, quando indichiamo il nome di Dio, intendiamo l’ideale assoluto, universale e trascendente degli ideali di Giustizia e Verità. Comprendiamo come al di la delle parole e dei concetti, il nostro messaggio è genuinamente laico o genuinamente razionale e prescinde (per lo meno non necessita di categorie di credo religioso), da una fede in Dio in senso stretto. Così chi non ha il dono della fede fra noi si troverà a suo agio nel momento in cui riconosce, appunto il principio spirituale degli ideali di Giustizia e Verità.
Tuttavia è necessario trovare un linguaggio che accomuni tutti gli uomini che credono in Dio, e a tal fine elaborare un linguaggio religioso che sia ad essi utile. Per servire e tutelare ogni identità e cultura, che necessita di un linguaggio teologico per comunicare. Porta a un corretto atteggiamento ecumenico che parte dal riconoscimento della inequivocabile religione naturale. Tutto ciò che è negativo non è legale o da noi tollerabile.
Dobbiamo amare il bene e odiare il male con tutto il cuore: questo principio è in concreto già un atto religioso è il fondamento di ogni religione positiva come di quell’unica religione naturale e universale.
Il nostro unico obiettivo è quello di far riconoscere ad ogni uomo che: “La gloria di Dio (o quello che Dio rappresenta gli ideali di Giustizia e di Verità) è anche la vera gloria dell’uomo”. Così siamo rispettosi di ogni autorità religiosa e la aiutiamo nel suo compito tanto fondamentale che è quello di far conoscere il grande amore di Dio ed il suo progetto di felicità nei confronti di ogni uomo.
MONOTEISMO VIRTUALE
IL DISCORSO UMANO SU DIO
(At 17, 16s.) In Atene, mentre Paolo stava aspettando, il suo animo si infiammava di sdegno, vedendo come la città era piena di idoli. [17] Intanto discuteva nella sinagoga con i Giudei e con i timorati di Dio, e discuteva anche nel mercato ad ogni ora del giorno con quelli che vi capitavano. [18] Anche alcuni dei filosofi epicurei e stoici si misero a parlare con lui, e alcuni dicevano: "Che cosa intende dire questo seminatore di chiacchiere?". Altri poi, sentendo che predicava Gesù e la risurrezione, dicevano: "Sembra essere un predicatore di divinità straniere". [19] E così lo presero e lo portarono all'Areopago dicendo: "Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu ci insegni? [20] Infatti le cose che tu dici ci suonano strane. Vogliamo dunque sapere di che si tratta". [21] Tutti gli Ateniesi infatti, e gli stranieri residenti ad Atene, non trovano miglior passatempo che quello di riferire o di ascoltare le ultime novità. [22] Allora Paolo, ritto in mezzo all'Areopago, disse: "Ateniesi, sotto ogni punto di vista io vi trovo sommamente religiosi. [23] Infatti, passando e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare su cui stava scritto: «A un Dio ignoto!». Ebbene, quello che voi venerate senza conoscerlo, io vengo ad annunziarlo a voi: [24] il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che in esso si trova. Egli è signore del cielo e della terra e non abita in templi fabbricati dagli uomini, [25] né riceve servizi dalle mani di un uomo, come se avesse bisogno di qualcuno, essendo lui che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa. [26] Egli da un solo ceppo ha fatto discendere tutte le stirpi degli uomini e le ha fatte abitare su tutta la faccia della terra, fissando a ciascuno i tempi stabiliti e i confini della loro dimora, [27] perché cercassero Dio, e come a tentoni si sforzassero di trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. [28] In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: "Di lui, infatti, noi siamo la stirpe". [29] Essendo dunque noi della stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile a oro, o ad argento, o a pietra, che porti l'impronta dell'arte o dell'immaginazione dell'uomo. [30] Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio fa sapere agli uomini che tutti, e dappertutto si convertano, [31] poiché egli ha stabilito un giorno nel quale sta per giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, accreditandolo di fronte a tutti, col risuscitarlo da morte". [32] Quando sentirono parlare di risurrezione dai morti, alcuni lo canzonarono, altri dicevano: "Su questo argomento ti sentiremo ancora un'altra volta". [33] Così Paolo se ne uscì di mezzo a loro. [34] Ma alcuni uomini si legarono a lui e abbracciarono la fede. Tra essi c'era anche Dionigi l'areopagita, una donna di nome Damaris ed altri con loro.
CONOSCENZA “RAZIONALE” DI DIO?
Lo stolto pensa: Dio non esiste.
Il Sal 14,1-7 esprime così la sua certezza: “Lo stolto pensa: non c’è Dio. Sono corrotti, fanno cose abominevoli: nessuno più agisce bene. Il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio: se c’è uno che cerchi Dio. Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno. Non comprendono nulla tutti i malvagi, che divorano il mio popolo come il pane? Non invocano Dio: tremeranno di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Volete confondere le speranze del misero, ma il Signore è il suo rifugio. Venga da Sion la salvezza d’Israele! Quando il Signore ricondurrà il suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele”.
Rom 1,19
“[19] Poiché ciò che è noto di Dio è loro manifesto in loro: [20] infatti dopo la creazione del mondo Dio manifestò ad essi le sue proprietà invisibili, come la sua eterna potenza e divinità, che si rendono visibili all'intelligenza mediante le opere da lui fatte. E così essi sono inescusabili, [21] poiché, avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò. [22] Ritenendosi sapienti, divennero sciocchi, [23] e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze di uomo incorruttibile, di volatili, di quadrupedi, di serpenti”. Queste affermazioni bibliche indicano come tra il naturale e il soprannaturale, tra ragione e fede non vi è assoluta discontinuità.
Dio creatore di tutto.
(Il Vaticano I, nel Dei Filius, 24.4.1870)
DS 3001 L'unico Dio è creatore di cielo e terra. [can.1: contro chi nega l'esistenza di Dio]. [can.3: contro il panteismo: «una e unica è la sostanza di Dio e di tutte le cose»]. DS 3002 Dio ha creato non per bisogno, ma liberamente, per manifestare la sua perfezione. [can.2: contro il materialismo]. DS 3003 Ciò che ha creato, Dio lo governa con la provvidenza.
La Rivelazione.
DS 3004 Dio può essere conosciuto con certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione. Tuttavia ha voluto fare conoscere sé e la sua volontà attraverso una via soprannaturale: il Figlio incarnato. [can. 1: contro chi nega la possibilità della teologia naturale]. [can. 2: contro il deismo]. [can. 3: contro il razionalismo]. DS 3005 La rivelazione non era in sé necessaria, ma in vista dell'ordinazione soprannaturale dell'uomo a partecipare di beni che superano l'intelligenza umana. DS 3006 Scrittura e Tradizioni. DS 3007 Interpretazione.
La fede .
DS 3008 Siamo tenuti a prestare a Dio che si rivela il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà nella fede: la fede trascende la ragione e ne chiede la subordinazione. La fede è l'inizio dell'umana salvezza, una virtù soprannaturale con la quale, con l'aiuto della grazia di Dio, crediamo che son vere le cose che ci ha rivelato. Non per la verità intrinseca percepita col lume della ragione naturale, ma per l'autorità di Dio che si rivela, che non può né ingannare né ingannarsi. [can. 1s: contro l'autonomia della ragione: "Dio non può comandare la fede"]. DS 3009 Miracoli e profezie: segni della rivelazione certissimi e adatti all'intelligenza di tutti. [can. 3: contro il fideismo: «bisogna credere solo per una mozione interna»]. [can. 4: contro l'agnosticismo e il mitologismo]. DS 3010 Nessuno può credere senza l'illuminazione dello Spirito Santo: la fede è un dono soprannaturale, attinente alla salvezza. Con la fede l'uomo presta libera obbedienza a Dio, consentendo e cooperando alla sua grazia. La fede non coincide con la carità, rimanendo la prima anche in assenza della seconda. [cf. Orange, 3.7.529, can. 7: occorre il lume dello Spirito santo, non basta il lume della ragione, per attingere la salvezza]. DS 3011 Oggetto della fede sono le cose contenute in verbo Dei scripto vel tradito e quelle che la chiesa propone (tamquam divinitus rivelata) con giudizio solenne o col magistero universale e ordinario. DS 3012 È necessario averla, per piacere a Dio; è necessario perseverarvi.
ARGOMENTI ESTERNI
La chiesa stessa – (veluti signum levatum in nationibus) - «è perpetuo motivo di credibilità e testimonio della sua missione divina». Disse un cardinale a Napoleone “Eccellenza, non siamo riusciti noi a distruggere la Chiesa in tanti secoli e come può pretendere di riuscirci lei!?” DS 3013
ARGOMENTI INTERNI
Dio dona la sua grazia a coloro che sono nell'errore, illuminandoli internamente.
Fede e ragione
DS 3015 C'è un doppio ordine di conoscenza: soprannaturale e naturale; DS 3016 Il ruolo della ragione è: sviluppare l'analogia, in base a ciò che conosce naturalmente; cogliere il nesso dei misteri fra loro e con il fine ultimo dell'uomo, anche se sulla terra siamo pellegrini e quindi un velo rimane sempre. DS 3017 Non v'è opposizione fede-ragione, lo stesso Dio che è autore della rivelazione ha anche creato la ragione umana. DS 3018 Fede e ragione devono reciprocamente sostenersi:
* la ragione (utilità delle scienze umane) dimostra i fondamenti della fede e coltiva la scienza delle cose divine;
* la fede e la ragione si liberano reciprocamente dagli errori e si istruiscono.
Di Dio è possibile una conoscenza in senso molto ampio. Non come una dimostrazione (demonstratio) matematica-oggettiva, ma lo si può conoscere (cognoscere) in una esperienza ‘personale’. Lo si può conoscere per ANALOGIA: es. (il pane e Giovanni sono ‘buoni’: si predica di due soggetti un medesimo attributo in parte comune e in parte diverso). Concilio Lateranense IV: (DS 806) «tra Creatore e creatura non si può notare una somiglianza tale che non si debba poi osservare una dissomiglianza ancora maggiore». TEOLOGIA NEGATIVA: di Dio si può dire soprattutto ciò che non è: in-visibile, in-corporeo, in-finito, ecc. È una ‘dotta ignoranza’, un sapere di non sapere. Dionigi Pseudo-Aeropagita: «in ordine a Dio, le negazioni sono vere, le affermazioni sono insufficienti». 1. affermazione: dal finito all'infinito, dagli effetti creati si risale al Creatore [catafatica]; 2. negazione: il nostro linguaggio, il nostro modo di esprimerci è finito [apofatica]; 3. sovraeminenza: se c’è il buono finito, c’è anche il buono infinito (le perfezioni finite devono essere attribuite a Dio in modo insuperabile).
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO
a. PROVA COSMOLOGICA.
Tutto il cosmo interpella con la sua esistenza, il suo ordine, la sua bellezza, la sua caducità. - Aristotele e S. Tommaso: “non si può risalire all'infinito tra gli anelli della catena: ci dev'essere un ‘super-anello’, la causa prima, Dio”. * movimento: tutto ciò che si muove è messo in moto da un altro un motore immobile. * causalità: nessuno è causa di se stesso, quindi certamente deve esiste una causa prima non causata. * contingenza: ogni cosa esiste condizionata da altre, in senso graduato. Quindi deve esistere un Essere necessario, non condizionato, assoluto. * gerarchia dell'essere: le cose sono più o meno belle, buone, ecc. Questo si può dire perché esiste il massimo della perfezione. * finalità: ogni cosa agisce secondo un ordine e una finalità, anche nel campo del non-intellettivo, certo una Intelligenza superiore e libera ha posto l'ordine e la finalità.[A. Einstein, W. Heisenberg, C.F. von Weizsäcker: “nella natura ci sono delle leggi, che l'uomo riconosce e applica. Quest'ordine non deriva dall'uomo. Come l'uomo con il suo spirito fa progetti ordinati, così dev'esserci uno Spirito che ha progettato ordinatamente la natura, e la rende intelligibile allo spirito umano”].[M. Heidegger: “perché esiste qualcosa anziché niente? Stupore! Pur contingente, l'essere è (limitatamente) necessario: in quanto è, non può non essere. L'essere limitato (creato) si spiega alla luce dell'essere assoluto (Dio)”]. *Conclusione: Dio è il fondamento in-fondato libertà dalla dipendenza e dal limite.
b. PROVA ONTOLOGICA.
Non si dimostra Dio a partire dal mondo. Dio deve essere dimostrato a partire da Dio! Non si parte dal mondo per affermare Dio, ma da Dio per affermare il mondo (Anselmo d’Aosta). L’idea di Dio include in sé l’essere(Bonaventura, Cartesio, Hegel). Ma [Gaunilone] tra piano logico e piano ontologico non c’è passaggio necessario: ciò che è nella mia testa non è necessariamente nella realtà. Risposta: questa non è un’idea come le altre, infatti rappresenta l’esigenza della coscienza collettiva. Nell’impostazione platonico-agostiniana (Cf.= idealismo), pensiero ed essere non sono sganciati, il pensiero è una forma di partecipazione all’essere e di comprensione dell’essere.
c. PROVA STORICA.
Cicerone: “Dappertutto e sempre nella storia dell’umanità si è creduto nella esistenza degli dei: dunque si tratta di un’idea innata”.
d. PROVA ANTROPOLOGICA.
1. Agostino: Dio è la verità primordiale, Dio è fine e compimento dell’uomo, esigenza del cuore dell’uomo. 2. Kant: Dio è un postulato della ragion pratica, possibilità e garante dello sforzo morale dell’uomo e della felicità che vi è connessa, esigenza della coscienza dell’uomo. 3. Rahner: L’uomo sperimenta dentro di sé lo scarto fra ideale e reale. L’uomo non è chi vorrebbe essere, perché a causa del suo peccato non riesce a realizzare neanche l’approccio trascendente possibile. Perché protestiamo? Se fossimo fatti per il limite, non ce ne rammaricheremmo. Ma ci prepariamo a superare il limite nel momento in cui lo avvertiamo come tale. Siamo chiamati a realizzarci nella libertà. Ma la libertà - a fronte di tanti condizionamenti - è un’aspirazione più che un dato effettivo. Che cosa mi dà il coraggio di credere alla libertà? L’AMORE il desiderio del bene. Cos’è il bene? Soffrire il limite perché siamo fatti per l’assoluto, quindi il bene è l’Assoluto.
MOTIVATI A CREDERE
Credere in Dio non è contrario alle esigenze della ragione: nell’uomo c’è un’apertura fondamentale a Dio! ALLORA VALE LA PENA DI FARE TEOLOGIA “RAZIONALE”! Ci invitano a questo movimento ed approfondimento non solo la dignità che il Creatore ha posto nella ragione umana, ma anche inequivocabili testi biblici: nell’A.T. : Gen, 1; 2. /Sap 13; Sal 14. Nel N.T.:il mondo è metafora del Regno di Dio è colto nella natura e nella storia. Nelle lettere di S. Paolo ai Romani, la creazione, la coscienza dell’uomo e quindi i pagani possono conoscere Dio. S. Giovanni afferma che l’uomo anela alla salvezza e ne ha comprensione: Logos endiathetos-prophorikos. C’è quindi una teologia naturale già nella BB, non trattasi di una teologia ‘sistematica’ perché la logica biblica è quella esistenziale, ma chiaramente si comprende come ci sia tra l’ordine della salvezza e l’ordine della creazione una spontanea continuità. Abbiamo inequivocabilmente una via cosmologica ed una via psicologica. Nell’esplicitazione del dato teologico la Chiesa ci regalerà espressioni come queste: il S.C. affermerà: (Gratia supponit naturam - Fides supponit rationem) La grazia presuppone la natura, la fede suppone la ragione.
Il VAT. I° espliciterà:
La fede è obsequium rationi consentaneum; il VAT II aggiungerà la prospettiva storico-salvifica (GS 19-22 / DH 14). La fede è nell’uomo, non esiste in astratto ma è un actus humanus: c’è una INCULTURAZIONE che esige una fondazione razionale. La fede va comunicata universalmente: 1Pt 3,15: deve cercare la TRASMISSIONE mediante l’aggancio con la ragione che è una radice comune a tutti gli uomini. La fede non si motiva da sola, ma ha una sua RAGIONEVOLEZZA: da questa nasce la teologia razionale che ha il compito di dimostrare (non la fede, ma) la conformità della fede alle esigenze della ragione, infatti tra realtà creata e realtà della salvezza non c’è contraddizione: la fede è un vedere dentro e al di là: è dare senso al bisogno di senso che trova risposta nelle cose puramente materiali. La conoscenza “naturale”. Cosa intendiamo per “conoscenza naturale”? Ma la Chiesa e la Fede cristiana ci dicono che questo Dio che noi conosciamo nella Rivelazione, è un Dio che, in un certo senso, senza definirne i limiti, può essere conosciuto dalla ragione umana a partire dalle realtà create. Lo stesso concetto da un altro punto di vista: “Dio è”, è un’affermazione di fede, ma non un’affermazione fideistica, non irresponsabile di fronte alla ragione umana. Nell’AT, la conoscenza si fonda sull’azione di Dio che entra a contatto personale con gli uomini e si fa conoscere. In certi testi, però, si afferma anche che Dio fa conoscere qualcosa di Sé nel fatto stesso della Creazione del mondo: Sal. 19, 2: “i cieli narrano la gloria di Dio”. La Gloria (nel senso di manifestazione-presenza) di Dio, ha una dimensione cosmica; Dio fa sentire nel cosmo la sua presenza. E’ un’idea presente nel libro della Sapienza (libro “greco”, scritto in ambiente alessandrino), 13, 1 ss.: dalle creature, per analogia, si conosce il Creatore. Nelle Sacre Scritture (anche nel NT) si parla si questa possibilità di una certa conoscenza tramite la Creazione, possibilità che spesso non si realizza per il colpevole atteggiamento degli uomini, per il loro “sguardo non limpido”; cfr. Rom 1, 19-23: la non scusabilità di coloro che hanno trasformato e ridotto l’essere di Dio nell’immagine e nella figura degli idoli, esseri corruttibili; in particolare, ciò che l’uomo può conoscere di Dio è perché Dio stesso lo ha manifestato. La conoscenza di Dio non è quindi qualcosa che l’uomo può raggiungere nella freddezza e nella “scientificità” pura [modernamente intesa], ma è una conoscenza nella quale l’aspetto morale (non solo intellettuale) ha un ruolo fondamentale. La mente e il cuore ottusi, infatti, confondono l’immagine di Dio in un modo non scusabile. Ma è importante ribadire che non si tratta di un semplice processo di conoscenza “fredda” e distaccata, ma dato il particolare “oggetto”, giocano un ruolo determinante gli elementi soggettivi dell’uomo. Cfr. DF (DS 3004; 3025), tenendo presente che il contesto del Vaticano I era di lotta contro il razionalismo e idealismo. Dio si lascia conoscere anche tramite la Creazione. Mostrare la possibilità dell’esistenza di Dio (in un momento storico che non conosceva la separazione moderna di “filosofia” e “teologia”) a partire dalla Creazione era uno degli obiettivi dei pensatori medioevali. Il Medio Evo parla di due libri dati dalla Provvidenza di Dio: la Parola e la Creazione, “libri” aperti alla conoscenza della Verità.
Nel XIX secolo, il fiorire del razionalismo nel suo tentativo di ridurre la fede alla ragione, ha portato ad una reazione esattamente opposta, soprattutto negli ambienti del tradizionalismo francese, fortemente fideistico: è impossibile conoscere Dio mediante la Creazione. D’altra parte, però, cfr. DS 2751 ss.; 2765 ss.; 2811 ss: in alcuni di questi testi si utilizza anche la parola “demonstratio” parlando della ricerca dell’esistenza di Dio. Il Vaticano I, nella costituzione Dei Filius, ha tentato una mediazione fra razionalismo e fideismo: l’atto di fede non è qualcosa di cieco e “ir-razionale”, ma non è nemmeno riducibile alla sola ragione; cfr. DS 3004 (e il corrispondente canone 3026): “Dio, principio e fine di tutte le cose, con la luce naturale della ragione umana e a partire dalle realtà create, in modo certo può essere conosciuto”. Il testo di riferimento è il già citato Rom 1,20. Il Vaticano non va al di là dell’affermazione della possibilità reale. Anche se il tono del DS 3025, non appare molto ottimista: di per sé, dice il concilio, molte cose non sarebbero impossibili alla ragione umana, ma nelle condizioni presenti, con l’aiuto della Rivelazione, queste Verità che di per sé la ragione umana potrebbe raggiungere da sola, la Rivelazione le fa conoscere a tutti in modo più chiaro. DS 3015: con ancora maggior chiarezza si delineano due ambiti di conoscenza: una via naturale e una soprannaturale. La conoscenza di Dio mediante la Creazione è sempre conoscenza di quell’Unico Dio che procede già nella Creazione verso il proprio donarsi pieno d’Amore. Possiamo dire, quindi, che la conoscenza di Dio non è della “natura pura”, ma è di quel Dio che già nella Creazione inizia a darsi completamente.
APPROCCIO RELIGIOSO
MORFOLOGIA: Religio - religare - religere (negligere): prestare una scupolosa attenzione, riverenza e timore dinanzi al sacro - praticare il culto agli dei: religiones sono i culti Trekseia, latreia - din. Il concetto è proprio della cultura occidentale: ciò che è della religione per l’occidente, non lo è altrove. Tratto comune: al di là e al di fuori del mondo e della vita quotidiana c’è un’altra realtà, una «potenza», da cui l’uomo dipende, con cui l’uomo si mette in relazione: religione è il rapporto con questa realtà: Tommaso d’Aquino: «Religio proprie importat ordinem ad Deum» (STh II-II,q.81, a.1) 1. riconoscimento dell’esistenza del Divino, comunque percepito; 2. riconoscimento della dipendenza da questa realtà: -nell’essere , in quanto creati, -nell’agire, in quanto ci sono delle leggi, -nel benessere, in quanto ci sono premi e castighi; 3. sforzo di attirarsi la benevolenza del Divino con la preghiera, il culto e i sacrifici: - compiuti personalmente, - compiuti per mezzo di sacerdoti; 4. contatto con il mysterium fascinosum et tremendum: timore-amore-desiderio.
PERCHÈ L’UOMO È RELIGIOSO?
- Perché sperimenta l’esperienza della fragilità e vulnerabilità: l’uomo cerca un aiuto presso la Potenza; ESPERIENZE: -L’esperienza della natura esistente e grandiosa: l’uomo si stupisce, perché dietro le cose c’è la Potenza. - Esperienza della sofferenza, del male, della morte. La morte c’è, ma c’è anche l’aspirazione a vivere dopo la morte. -Esperienza del vuoto, della mancanza di senso, dell’inquietudine: nessuna realtà terrestre riesce a colmare le sue aspirazioni, solo l’Infinito può riempirlo; - Esperienza della chiamata alla ricerca ed all’incontro. Il cosmo con il suo ordine , con la sua bellezza, con la sua caducità veicola un messaggio. S. Tommaso: "non si può risalire all'infinito tra gli anelli della catena: ci dev'essere un 'super-anello', la causa prima, Dio”. Dio è il fondamento increato è libertà dalla dipendenza da ogni realtà limitata. Nessuno è causa di se stesso all'infuori di Dio. Egli è il movimento di tutte le cose, come causa prima non è condizionato da nulla perché assoluto, a differenza di tutti gli elementi del creato che sono fra loro gerarchicamente interdipendenti, d'altronde, agisce secondo un ordine e una finalità, una Intelligenza superiore e libera ha posto l'ordine e la finalità. Infatti nella natura ci sono delle leggi, che l'uomo riconosce e applica. Quest'ordine non deriva dall'uomo. Come l'uomo con il suo spirito fa progetti ordinati, così dev'esserci uno Spirito che ha progettato ordinatamente la natura, e la rende intelligibile allo spirito umano.
SI PUÒ CONOSCERE DIO?
(Sal 14,1 Lo stolto pensa: Dio non esiste)
Sap 13,1-5 conferma: [1] Davvero stolti per natura tutti gli uomini / che vivevano nell'ignoranza di Dio, / e dai beni visibili non riconobbero colui che è, / non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere. [2] Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile / o la volta stellata o l'acqua impetuosa o le luci del cielo / considerarono come dèi, reggitori del mondo. / [3] Se stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi, / pensino quanto è superiore il loro Signore, / perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. / [4] Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, / pensino quanto è più potente colui che li ha formati. [5] Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature / per analogia si conosce l'autore.
ROM 1,19 conferma:
[19] Poiché ciò che è noto di Dio è loro manifesto in loro: [20] infatti dopo la creazione del mondo Dio manifestò ad essi le sue proprietà invisibili, come la sua eterna potenza e divinità, che si rendono visibili all'intelligenza mediante le opere da lui fatte. E così essi sono inescusabili, [21] poiché, avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò. [22] Ritenendosi sapienti, divennero sciocchi, [23] e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze di uomo incorruttibile, di volatili, di quadrupedi, di serpenti.”.
Conclusione: 1- Tra il naturale e il soprannaturale, tra ragione e fede vi è continuità. 2- NO al razionalismo che afferma: la ragione è tanto forte da rendere l'uomo del tutto autonomo. 3- NO al fideismo che afferma Dio si può conoscere solo attraverso la fede. 4- Infatti, Dio può essere conosciuto con certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione. Tuttavia, ha voluto far conoscere sé e la sua volontà attraverso più vie soprannaturali. Di Dio è possibile una conoscenza per analogia. Tra Creatore e creatura non si può notare una somiglianza tale che non si debba poi osservare una dissomiglianza ancora maggiore.
LA CREAZIONE COME PRESUPPOSTO DELL'ALLEANZA
Non ci troviamo di fronte al Dio dell'essere, ma dell'agire, dell'esperienza, della salvezza. Il Dio potente che ha liberato dall'Egitto dev'essere il Dio di tutto il mondo.
CREAZIONE E SALVEZZA
SONO MOMENTI DISTINTI MA RELAZIONATI
Il disegno unico di Dio è la realtà definitiva, non i momenti distinti in cui esso si svolge. Il disegno si estende a tutti i popoli, anche se il popolo eletto vi ha un posto particolare.
LA RELAZIONE TRA CREAZIONE E SALVEZZA
Dio ha creato dal nulla. Rimane evidente la unicità di Dio e la bontà di tutto il creato, come l'unità di tutte le tappe della storia della salvezza. Dio ha creato tutto per mezzo del suo Spirito, tutto si muove verso di lui e in lui ha consistenza. L'uomo e il mondo hanno senso da sempre nel suo progetto di amore e di salvezza. L'unico in cui tutto sussiste e l’unico in cui tutto sfugge all’assurdo.
CREAZIONE DEL MONDO E L’AUTONOMIA DELLE REALTÀ TEMPORALI
La creaturalità è connotata da dipendenza ed autonomia, riconoscere la bontà della creatura è riconoscere il creatore, al contempo riconoscere Dio come creatore esige l'apprezzamento delle creature. Il mondo è dotato di leggi autonome, è opera di Dio, è luogo di incontro con Dio. Il mondo essendo creato in lui, conduce all'incontro con Dio. Ma, così com'è, va purificato, va salvato da tutte quelle scelte di egoismo e di cattiveria che hanno ipotecato il destino dell’umanità.
TUTTA LA REALTÀ DIPENDE TOTALMENTE DA DIO.
Tutta la realtà, in quanto l'uomo la trasforma, è riferita a Dio: il lavoro dell'uomo compie il disegno di Dio, ed è un dono di Dio.
NO al DUALISMO bene-male, sacro-profano,
ma assunzione della realtà creata a strumento di salvezza, elevazione di tutto il cosmo per mezzo dello Spirito.
LA LIBERTÀ DELLA CREAZIONE
La libertà umana è limitata e si appoggia alla libertà originaria, quella divina. DIO CREA PER AMORE GRATUITO E AGISCE LIBERAMENTE. In Gen. 1 abbiamo una linea divisoria tra Dio e la creatura. Il Creatore trascende infinitamente la creatura. Il mondo non perfeziona Dio, né ne è un'emanazione. In Dt. 7.6 ss.: salvezza e creazione sono frutto della libertà divina. Dio ha creato la libertà, per manifestare la sua perfezione, mediante questi beni egli si partecipa alle creature.
LA CREAZIONE DAL NULLA
In Gen. 1: non c'è niente che possa opporre resistenza all'azione di Dio. Sap.9,1; Sir.39,17; 42,15; 2Pt.3,5; Rm.4,7; Eb.11,3; Gc.1,18: attraverso la creazione, si è compiuta una rivelazione ed al contempo è un appello all'uomo perché risponda a Dio. IL FINE DELLA CREAZIONE è: " la gloria di Dio" e la "felicità dell'uomo". La manifestazione di Dio e della sua bontà, il bene e la pienezza dell'uomo non sono altro che Dio stesso. Indispensabile per l'uomo giusto è quindi la sofferenza e la persecuzione. Presupposto e conseguenza della sovranità universale di Dio è il fatto che non può esserci un qualcosa di indipendente da Dio, o sottratto al suo dominio universale. Il caos, il diabolico, non sono mai un ostacolo, ma una metafora plastica del non-essere. Il cielo e la terra, tutto può trovare senso solo in Dio. * Vat I (DS 3025): tutto l'essere della creatura dipende totalmente e assolutamente da Dio. NO alla GERARCHIA se non intesa come servizio, perché tutto dipende da Dio. Nulla nelle creature ad immagine di Dio è ontologicamente superiore o inferiore perché l’io è nel mondo - il mondo è in Dio e Dio è in tutti.
L'INIZIO TEMPORALE DEL MONDO.
Non c'è tempo se non c'è la materia: la temporalità è il trasformarsi e l'avvicendarsi delle creature. Il mondo ha avuto un inizio temporale. In sé l'idea di creazione non implica l'inizio temporale della creatura: tutto il processo dell'esistenza della creatura dipende totalmente e radicalmente dall'azione di Dio, la cui costante presenza nel mondo si colloca su un piano trascendente: se la realtà fosse da sempre, vorrebbe dire che da sempre dipende da Dio. Compiuta l'opera, questa sussiste autonomamente e richiede la collaborazione dell'uomo per compiersi. DIO crea continuamente. Ciò che crea sussiste continuamente perché il suo creatore lo vuole. Dio è fedele alla sua opera, in maniera sempre rinnovata, e colmata. Dio conserva e porta a termine ciò che ha iniziato. Il fondamentale concetto di provvidenza: "Dio ha creato e dirige il mondo con sapienza ed amore". Nell’AT abbiamo la fedeltà di Dio nel guidare la storia e nell'attenzione agli uomini (Dt.4,19; Sal.22,9; Is.41). Dio ha scelto l'uomo come partner nella edificazione del regno. Tutte le creature si realizzano nella temporalità, perché il progetto di salvezza consiste nel trascendere la temporalità con l’eternità. La divinità si incarna nei giusti e nei saggi, questa incarnazione è l'assunzione in Dio della temporalità e del cambiamento. Dobbiamo costruire e lottare per questo mondo se vogliamo meritare ciò che lo trascende.
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