era una violenta insurrezione della CIA

era una violenta insurrezione della CIA,

non c'erano violenti tra i manifestanti di Trump!

Trump spacca i repubblicani.

McConnell: "6 gennaio sedizione"

http://a.msn.com/00/it-it/AATHAu0?ocid=st

L'ex presidente spacca il partito repubblicano aprendo una voragine fra i vertici conservatori.

Se poi, il muro di omertà della rode elettorale non si può rompere,

poi, questa questione dovrebbe essere archiviata al più presto.

e bisogna abolire ogni forma di voto elettronico, perché chi ha il controllo di internet non è il popolo o la politica.

Sei io scrivo agli israeliani?

a loro non arriva mai niente!

Non è che, io penso di essere portato in processione..

ma qualcuno dovrebbe venire almeno a sputarmi in faccia!

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I fomentatori d'odio non si arrendono: insulti e oscenità contro il Ricordo

«È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente». Le parole del presidente Sergio Mattarella, pronunciate ieri in occasione del Giorno del Ricordo sembrano fatte apposta per seppellire i richiami al negazionismo. E per liquidare, implicitamente, l'«inciviltà» di personaggi come Tomaso Montanari, il rettore dell'Università per Stranieri di Siena organizzatore di un convegno rivolto a dimostrare come l'istituzione del Giorno del Ricordo risponda ad un «uso politico della memoria» frutto del «revanscismo fascista».

© Fornito da Il Giornale

Tesi contraddette anche dal presidente della Camera Roberto Fico che, nonostante le simpatia di sinistra, liquida come inaccettabili «le tesi negazioniste». «In nessun caso - dichiara Fico - possono infatti ritenersi ammissibili motivazioni o compromessi ideologici volti a legittimare la violazione della dignità dell'uomo o a ridimensionare le gravi responsabilità storiche che hanno portato ad eventi così drammatici». Il presidente della Camera sottolinea, inoltre, l'importanza del Giorno del Ricordo per restituire «verità e dignità alle vittime delle foibe ed a tutti gli esuli». Il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto al Senato, rimarca la necessità del «cammino di riconciliazione» rendendo omaggio «a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave».

Un tema richiamato anche dal presidente della Lega nazionale di Trieste Paolo Sardos Albertini rammentando che la tragedia delle foibe «se ricordata bene diventa motivo di unità per il futuro non di divisione». Silvio Berlusconi commemora con un tweet «le vittime delle Foibe, condannate a una morte atroce per la sola colpa di essere italiani» e sottolinea come l'istituzione del Giorno del Ricordo rappresenti «anche un monito sulle tragiche conseguenze dell'ideologia comunista e del nazionalismo esasperato».

Ma sullo sfondo delle dichiarazioni di autorità e politici si registrano, anche quest'anno, i consueti oltraggi alla memoria. A Senigallia uno striscione con la scritta «le foibe sono piene di bugie fasciste» è stato steso all'entrata Consiglio comunale dove si dovevano tenere le celebrazioni per le vittime degli eccidi commessi sul confine orientale. Un episodio denunciato da Giorgia Meloni con un tweet in cui definisce «triste» la sopravvivenza di «frange estreme della sinistra italiana che rimpiangono o negano gli orrori del comunismo. Ma - aggiunge - non riusciranno più a cancellare pagine di storia». La leader di Fdi non manca però di esprimere solidarietà a Enrico Letta «per i vili attacchi ricevuti dopo aver commemorato il Giorno del Ricordo» ricordando che Fratelli d'Italia sostiene «la risoluzione europea contro tutti i totalitarismi del 900».

Imbrattata e deturpata con scritte e spruzzi di vernice anche la targa dedicata ai martiri delle foibe presso il 14mo municipio di Roma. Il direttore del Tg 2 Gennaro Sangiuliano denuncia invece il video di «una persona che urina verso una cavità carsica che sembra una foiba» postato sull'account Twitter in cui si annunciava appunto lo Speciale sulle Foibe di ieri sera. «Un gesto volgare - dichiara Sangiuliano - che offende non solo il nostro lavoro, ma soprattutto la memoria di questa immane tragedia nazionale».

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gli accordi NON potevano funzionare, perché la NATO diceva a Kiev:

"io voglio tutto io".

poi, Mogherini e Nuland andavano a seminare le mine anti-bambino, che erano come delle piccole farfalle giocattolo!

Ucraina, cosa sono gli accordi di Minsk e possono essere la soluzione della crisi?

Mentre i leader mondiali si affannano, si torna a parlare degli accordi di Minsk del 2015 come possibile via d’uscita dalla crisi. Il protocollo, noto anche come Minsk II (il primo era stato firmato l’anno precedente ma era fallito), è stato messo a punto nella capitale bielorussa nel tentativo di porre fine al sanguinoso conflitto nell’Ucraina orientale durato 10 mesi. Ma Minsk II non è mai stata completamente implementato e molte sono le questioni che restano irrisolte.

Chi l’ha firmato e cosa dice l’accordo? In un raro incontro tra leader russi, ucraini, tedeschi e francesi nel febbraio 2015 si giunse alla fine dei combattimenti nelle aree dell’Ucraina che erano state conquistate dai separatisti filo-russi l’anno prima. Quelle aree, nella regione ucraina del Donbass , divennero note come Repubblica popolare di Luhansk (Lpr) e Repubblica popolare di Donetsk (Dpr). Minsk II, è stato firmato da rappresentanti di Russia, Ucraina, i leader separatisti e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Successivamente è stato approvato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La condizione era il cessate il fuoco. Nel febbraio 2015 c’erano stati ancora combattimenti in alcune aree tra le forze ucraine e i ribelli sostenuti dalla Russia, con gli ucraini che avevano subito pesanti perdite. Altro punto era il ritiro delle armi pesanti dal fronte, che sarebbe stato monitorato dall’Osce. Poi, la ripresa del dialogo per le elezioni locali nelle zone occupate dai ribelli filorussi. Il ripristino dei pieni legami economici e sociali tra le due parti, il ripristino del controllo da parte del governo ucraino sul confine con la Russia, il ritiro di tutte le forze straniere e mercenari e una riforma costituzionale per conferire una certa autonomia alle regioni della regione orientale del Donbass, in Ucraina, che non sarebbe stato più totalmente sotto il controllo del governo centrale di Kiev.

Come è andata a finire? I combattimenti si sono effettivamente interrotti e gli osservatori dell’Osce sono intervenuti. Ancora oggi, l’Osce pattuglia le linee del fronte e segnala violazioni del cessate il fuoco lungo il confine. Risultato, ci sono molti meno combattimenti e meno vittime rispetto al 2014-15. Da questo punto di vista, l’accordo è stato, almeno, in parte rispettato. Tuttavia, ci sono 1,5 milioni di sfollati interni in Ucraina e quasi 14.000 persone sono morte nel conflitto.

Qual è il problema? L’accordo di Minsk è stato concepito molto frettolosamente. La Russia, pur essendo un firmatario non ha mai riconosciuto il proprio ruolo nel conflitto. In effetti, la parola “Russia” non compare da nessuna parte nel testo. Da allora, questo ha permesso al Cremlino di sostenere di essere solo un osservatore e che l’accordo riguardi il governo ucraino e i ribelli nell’est del paese, nonostante le prove dimostrino che la Russia sostiene i separatisti. Kiev, nel frattempo, si rifiuta di parlare direttamente con i ribelli. Inoltre, il linguaggio dell’accordo è impreciso, con il risultato che Russia e Ucraina lo interpretano a seconda della convenienza. Kiev vuole riprendere il controllo del suo confine internazionale prima che si tengano le elezioni locali nelle aree controllate dai ribelli. Vuole anche che le forze russe se ne vadano. La Russia, ovviamente, d’altro canto sostiene di non avere forze nelle aree controllate dai ribelli. Inoltre Mosca vuole le elezioni mentre la regione è ancora sotto il controllo dei separatisti e prima che le autorità ucraine riprendano il controllo del confine. Gli sforzi dei diplomatici occidentali per trovare la quadratura del cerchio non sono mai giunti a un dunque. Inoltre lo status delle aree del Donbass in mano ai ribelli non è mai stato definito. Il punto di vista di Kiev è che la regione abbia lo stesso tipo di autonomia delle altre regioni ucraine, all’interno di una struttura federale. Mosca indica il riferimento allo «status speciale di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk» e lo interpreta come un permesso a queste regioni di avere le proprie forze di polizia e il proprio sistema giudiziario. D’altro canto qualsiasi governo ucraino accetti di concedere al Donbass lo statuto speciale non sopravviverebbe alla propria opinione pubblica. Nel 2015, l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko ha presentato emendamenti costituzionali sul decentramento che sono stati aspramente contrastati dai gruppi nazionalisti ucraini. I disordini a Kiev hanno provocato la morte di tre agenti delle forze dell’ordine.

Ucraina-Russia, per saperne di più

Come può tornare in vita l’accordo? A distanza di otto anni, Mosca e Kiev perseguono due interpretazioni opposte del documento e la divergenza riguarda soprattutto la timeline: per il Cremlino vanno prima attuate le disposizioni politiche e poi quelle militari, per l’Ucraina il contrario. Kiev vuole che la Russia e quelle che ritiene le sue «forze per procura» si ritirino dall’Est in modo da riprendere il controllo del confine, solo allora è disposta a svolgere elezioni locali secondo standard internazionali e nel rispetto della legge ucraina; invece di concedere alle regioni separatiste uno status speciale come chiede Mosca, Kiev riconoscerebbe loro dei poteri extra, nell’ambito di un più ampio programma di decentramento. Questa interpretazione negherebbe al Cremlino la capacità di continuare a controllare i territori dell’Est e avere così voce in capitolo negli affari ucraini, con rappresentanti delle regioni filo-russe seduti al Parlamento nazionale e autorità regionali pronte a contrastare le politiche non gradite a Mosca, per esempio l’adesione alla Nato. La sequenza degli obblighi da adempiere, nell’interpretazione russa, prevede invece prima le elezioni locali e il riconoscimento dello status speciale del Donbass. Scenario inaccettabile per Kiev che rifiuta di trattare in modo diretto con le autoproclamate autorità separatiste, ritenute al pari di terroristi, e non accetta quello che sarebbe un voto sotto occupazione. Per ora, sulla sequenzialità degli obblighi, non si registrano ufficialmente ammorbidimenti. Da Mosca è arrivato diretto il monito all’Ucraina e agli Usa: qualunque revisione della sequenzialità degli accordi di Minsk, «rischia di far deragliare il processo di pace», ha avvertito il ministero degli Esteri russo. D’altro canto il presidente francese Emmanuel Macron vede l’accordo di Minsk come una rampa d’uscita e ha invitato Kiev e Mosca a rispettarlo. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato lunedì che gli Stati Uniti e l’Ucraina sono “uniti” nel sostenere gli accordi di Minsk come via da seguire per risolvere il conflitto. Ma ha anche accennato al fatto che l’accordo da solo non è una soluzione unica, evidenziando le sfide che l’accordo presenta. «Minsk non specifica alcuni problemi di sequenza quando si tratta dei passi che le parti devono intraprendere», ha detto Blinken, aggiungendo: «L’Ucraina si è avvicinata a questo in buona fede. Finora non abbiamo visto la Russia fare lo stesso».

A Minsk nel 2015

Duncan Allan, membro associato del programma Russia ed Eurasia presso il think tank Chatham House di Londra, ha sintetizzato così il dilemma di Minsk: «L’Ucraina è sovrana, come insistono gli ucraini, o la sua sovranità dovrebbe essere limitata, come richiede la Russia?».

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Automatic reply: to you, who are a sentinel, for Israel's hope

Public Affairs - Embassy Of Israel - Warsaw <publicaffairs@warsaw.mfa.gov.il> 10 febbraio 2022 08:20

A: CreationReal <lorenzoscarola@gmail.com>

Zapoznam się z Państwa wiadomością po powrocie do biura, 14 lutego.

***

I will read your message when I return to office on February 14th.

Z poważaniem / Kind regards

Mateusz Pigoń

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Info - Embassy Of Israel In Seoul

gio 10 feb, 08:20 (23 ore fa)

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업무일수 기준 5일 이내 답변드리도록 하겠습니다. 감사합니다.

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Public Affairs - Embassy Of Israel - Warsaw

gio 10 feb, 08:20 (23 ore fa)

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Zapoznam się z Państwa wiadomością po powrocie do biura, 14 lutego.

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info- Embassy of Israel - London

gio 10 feb, 08:20 (23 ore fa)

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Embassy of Israel

תודה על פנייתך ל- info@london.mfa.gov.il.

הדוא"ל שלך התקבל, ואנחנו נענה לפנייתך בהקדם האפשרי.

במידה ופנייתך דחופה, בבקשה תבקר באתר האינטרנט www.embassyofisrael.co.uk שם ניתן למצוא פרטים של אנשי קשר לשעת חירום, או שניתן להתקשר למספר טלפון 02079579500.

לעניינים קונסולריים, אנא שלח מייל לכתובת:

consul-sec@london.mfa.gov.il

בברכה,

שגרירות ישראל בלונדון

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Info-Embassy Of Israel In Manila <info@manila.mfa.gov.il> 10 febbraio 2022 07:58

A: CreationReal <lorenzoscarola@gmail.com>

שלום רב,

תודה על פנייתך לשגרירות ישראל במנילה.

שים לב כי דוא"ל זה הינו מענה אוטומטי – פנייתך תיבדק על ידי צוות הנציגות במהלך שעות העבודה.

במקרי חירום דחופים בלבד (מעבר לשעות הפעילות) יש ליצור קשר עם טלפון החירום של השגרירות במספר 02-8839500 / 09-989722096.

ימי קבלת הקהל בנציגות הינם שני – שישי ושעות קבלת הקהל במדור הקונסולרי הינם 9:00-12:00.

מענה טלפוני לשירותים קונסולריים ניתן לקבל בטלפון מספר 02-8839500, בימי העבודה בשעות 9:00-17:00.

בימי חג ישראליים / יהודיים ומקומיים הנציגות סגורה.

הנכם מוזמנים לבקר ולעקוב אחרי פעילותנו השוטפת בערוצי הנציגות:

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Shalom,

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On Israeli / Jewish or local holidays, the Embassy will be closed.

The consular services working on Mon-Fri during the hours 9:00-12:00, we are available by phone number 02-8839500 during the hours.

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,שלום רב

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ชาลอม

คำทักทายจากสถานเอกอัครราชทูตอิสราเอลประจำประเทศไทย

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ขอเรียนแจ้งให้ทราบว่า สถานเอกอัครราชทูตอิสราเอลจะปิดทำการในวันหยุดราชการอิสราเอลและไทย

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เบอร์ติดต่อแผนกบริการวีซ่าและกงสุล +66(0)2-204-9226 ในวันจันทร์-วันพฤหัสบดี เวลา 11:30 น. – 16:00 น. และวันศุกร์ เวลา 11:30 น.-14:00 น.

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Jerusalem, NIV (Jerusalem)

gio 10 feb, 07:40 (1 giorno fa)

a me

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The U.S. Embassy in Jerusalem and the Embassy Branch Office in Tel Aviv have resumed limited nonimmigrant visa services, including employment (E/H/L/O/P/R/C1D), student (F/J/M), and very limited tourist and business (B) nonimmigrant visas. We have also resumed processing all immigrant visa categories, although delays in receiving cases from the National Visa Center (NVC) might still occur due to the backlog that arising from the COVID-19 crisis.

If you are a nonimmigrant visa applicant and need to travel immediately, please follow the guidance provided on the appointment website to request an emergency appointment. Please only submit a request if you meet the emergency criteria provided at https://il.usembassy.gov/visas/criteria-for-expeditedemergency-appointments/ and follow the guidance. Please provide the reason(s) for the urgent travel, including travel dates. If approved, we will send an email notification to the email address registered in the appointment system.

Appointment Wait Times:

Extended closures and limited appointments as a result of the COVID-19 pandemic caused backlogs in all of our services. At present, the U.S. Embassy is focusing on American Citizen Services, especially eliminating the backlog of U.S. passport and Consular Report of Birth Abroad applications. In addition, we are processing immigrant and nonimmigrant visa appointments as capacity allows. We are doing everything we can to accommodate as many appointments as possible, but applicants may continue to encounter delays in obtaining immigrant and nonimmigrant visa services.

Nonimmigrant visa applicants may schedule themselves for the earliest available appointment at either U.S. Embassy Jerusalem or at Embassy Branch Office Tel Aviv. If no appointments are available when you first check the calendar on your Visa Appointment Service account, please check it regularly for newly released appointments. If you have difficulty accessing your Visa Information Service account, please call the Visa Information Service call center.

Interview Waiver (IW) visa renewal procedure (visa renewal without a visa appointment):

Extension of eligibility for the IW procedure: If your previous visa was issued in either Tel Aviv or Jerusalem on or after January 1, 2008, and expired within the past 48 months, you may be eligible for the IW renewal procedure that does not require a personal appointment at the Embassy. Click here for information on the IW criteria and procedure. Our current average processing time for IW applications submitted via our authorized courier service is 3-4 weeks.

Important Notice if you are planning to travel to the United States through Europe:

The Presidential Proclamations that suspend entry into the United States of all noncitizens who were physically present in the Schengen Area, UK, and Ireland still remains in effect. Please review this important information regarding a national interest exception which is required before travel to the United States.

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שלום רב,

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במקרי חירום דחופים בלבד (מעבר לשעות הפעילות) יש ליצור קשר עם טלפון החירום של השגרירות במספר 005561996787944 .

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שני-חמישי בין השעות 9:00-14:00

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בימי חג ישראלים\יהודיים ומקומיים הנציגות סגורה.

בברכה,

שגרירות ישראל בברזיליה

SES – Av.das nacoes, quadra 809,lote 38

70424 – 900 – Brasilia –DF - Brazil

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Este י um e-mail de resposta automבtica - seu e-mail serב lido durante o horבrio de trabalho da Embaixada.

Somente em casos de emergךncia (fora do horבrio comercial) - ligue para o nתmero de telefone de emergךncia da Embaixada 005561996787944.

Nos feriados locais ou judeus de Israel, a Embaixada estarב fechada.

Os serviחos consulares funcionam de segunda א quinta-feira 9:00 - 14:00 sexta-feira: 9:00 -13: 00

Estamos disponםveis pelo telefone 00556121050514 durante o horבrio.

Atenciosamente,

Embaixada de Israel no Brasil

“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata…” (Giovanni Paolo II)

Ciao Lorenzo,

ho una buona e una brutta notizia.

Inizio dalla brutta, così ‘ci togliamo il dente’, come si suol dire.

Brutta notizia: ieri è ufficialmente iniziato in Parlamento l’iter legislativo per il Suicidio Assistito e l’Eutanasia, fortemente voluto dal Pd, dal Movimento 5 Stelle, da Italia Viva di Matteo Renzi e da LeU, il partito del Ministro della Salute Roberto Speranza (ma il Ministro della Salute non dovrebbe lavorare per allungare la vita dei malati piuttosto che accorciarla? Mah!).

La pandemia ha causato frustrazione ed enormi disagi psicologici (anche nei bambini), e il Parlamento discute leggi che possono incentivare il suicidio di milioni di cittadini provati anche dalla grave crisi economica e sociale che stiamo vivendo.

Mi sembra allucinante, e sono contento che più di 10.000 cittadini abbiano già firmato la nostra petizione per chiedere al Parlamento di interrompere immediatamente questo progetto di morte (non hai ancora firmato? Abbiamo bisogno di te: firma subito cliccando qui).

Buona notizia: noi (ovviamente) non siamo rimasti a guardare con le mani in mano gli alfieri dell’Eutanasia preparare la strada per una silenziosa strage di anziani, malati e depressi. Mentre il progetto di morte entrava in Aula, a pochi metri dal Parlamento si svolgeva un grande evento per la Vita promosso da Pro Vita & Famiglia e sostenuto dagli amici del Family Day, del Centro Studi Livatino, del Movimento per la Vita, dei Medici Cattolici e tanti altri.

Una foto del grande evento per la vita organizzato da Pro Vita & Famiglia ieri vicino al Parlamento: una bella presenza di pubblico e oltre 5000 visualizzazioni online!

Come puoi vedere, l’agenzia ANSA ha dato notizia del convegno promosso da Pro Vita & Famiglia e del messaggio giunto ai presenti da parte del Cardinale Luis Ladaria, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha ribadito l’assoluta incompatibilità dell’Eutanasia e del Suicidio Assistito con l’insegnamento della Chiesa Cattolica. Nella foto sono col professore Massimo Gandolfini (al centro), presidente del Family Day, e il Cardinale Giovanni Battista Re (a destra), decano del Collegio Cardinalizio.

Ci ha molto incoraggiati il netto monito contro l’Eutanasia giunto nella mattinata di ieri dallo stesso Papa Francesco: speriamo che risvegli le coscienze dei parlamentari (almeno di quelli cristiani…).

Un’ultima notizia prima di salutarci, Lorenzo.

Mercoledì 15 febbraio la Corte Costituzionale deciderà se in Italia si svolgerà o no il referendum sull’omicidio del consenziente promosso dai Radicali. Una decisione cruciale.

Pro Vita & Famiglia è tra le associazioni ammesse in udienza per esporre le ragioni giuridiche per cui questo referendum non dovrebbe svolgersi. Non ti nascondo una certa inquietudine.

Sto discutendo coi nostri avvocati la linea migliore da tenere davanti alla Corte. Ti confesso che sentiamo forte sulle spalle il peso di questa responsabilità, condivisa con le organizzazioni mobilitate come noi per la dignità della Vita sempre e comunque.

Lorenzo mi dai una mano?

Firma qui la petizione nazionale di Pro Vita & Famiglia contro il progetto di legge sull’Eutanasia e il Suicidio Assistito (clicca qui per firmare): impediamo la strage

Ci sarebbe di enorme aiuto aumentare il numero delle firme di questa petizione prima dell’udienza davanti alla Corte Costituzionale. Sarebbe un modo per farci sapere che ci sostieni e sei con noi, e per far sapere al Parlamento che migliaia di cittadini italiani non vogliono che il Sistema Sanitario Nazionale si trasformi in un Sistema Eutanasico Nazionale.

No all’Eutanasia e al Suicidio Assistito: clicca qui per firmare subito la petizione!

Anche circa l’udienza in Corte Costituzionale ti scriverò tra pochi giorni per darti notizie e aggiornamenti (a proposito: grazie per la pazienza con cui apri e leggi sempre le nostre mail, lo apprezzo davvero molto).

Per ora, posso dirti che abbiamo risposto all’invito che ci fece Giovanni Paolo II di alzarci in piedi quando la Vita umana fosse stata minacciata, come lo è ora.

Noi ci siamo alzati in piedi. Alzati anche tu con noi, firma ora la petizione!

A presto e un caro saluto,

Jacopo Coghe

Jacopo Coghe

Vicepresidente di Pro Vita & Famiglia Onlus

P.S. Durante il grande evento per la Vita di ieri è stato ufficialmente inaugurato il Comitato “Finché c’è Vita” per il No al referendum sull’omicidio del consenziente. Ne facciamo parte anche noi di Pro Vita & Famiglia, insieme ad altri amici.

Qui sotto una foto dei membri con il logo del neonato Comitato. Che ne dici, ti piace?

Sostieni la nascita del Comitato “Finché c’è Vita” per il No al referendum sull’omicidio del consenziente firmando qui la petizione contro l’Eutanasia e il Suicidio Assistito, grazie!

 
Da sinistra: Aldo Bova, presidente del Forum delle Associazioni Sociosanitarie, Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, Filippo Maria Boscia, presidente dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani, Maria Rachele Ruiu, membro direttivo di Pro Vita & Famiglia, Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia e presidente del Comitato “Finché c’è Vita”

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questa NON è una testata giornalistica

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