testo di Don Giuseppe Tomaselli
Rivisto e ristampato da
Don Enzo Boninsegna
Don Enzo Boninsegna
NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRIMATUR
Catania 18-11-1954 Sac. Innocenzo Licciardello
IMPRIMITUR
Catania 22-11-1954 Sac. N. Ciancio – Vic. Gen.
"Se
Dio castigasse subito chi lo offende, certamente non verrebbe offeso
come lo è ora. Ma poiché il Signore non castiga subito, i peccatori si
sentono incoraggiati a peccare di più. È bene sapere però che Dio non
sopporterà per sempre: come ha fissato per ogni uomo il numero dei
giorni della vita, così ha fissato per ognuno il numero dei peccati che
ha deciso di perdonargli: a chi cento, a chi dieci, a chi uno. Quanti
vivono molti anni nel peccato! Ma quando termina il numero delle colpe
fissato da Dio, sono colti dalla morte e vanno all'inferno. "
(Sant'Alfonso M. de Liguori - Dottore della Chiesa)
ANIMA
CRISTIANA, NON FARTI DEL MALE! SE TI AMI... NON AGGIUNGERE PECCATO A
PECCATO! TU DICI: "DIO È MISERICORDIOSO!" EPPURE, CON TUTTA QUESTA
MISERICORDIA... QUANTI OGNI GIORNO VANNO ALL'INFERNO!!
PRESENTAZIONE
"Caro
don Enzo, il libretto che ti accludo non è più reperibile, l'ho cercato
tanto, un po' dappertutto, ma non sono riuscito a trovarlo. Ti chiedo
un favore: potresti ristamparlo tu?
Vorrei tenerne
alcune copie in confessionale, come ho sempre fatto, per darlo a quei
penitenti superficiali che hanno bisogno di una scossa forte per
comprendere che cos'è il peccato e quali gravissimi rischi si corrono a
vivere lontani da Dio e contro di Lui." Don G. B.
Con questa breve lettera ho ricevuto anche il volumetto di Don Giuseppe Tomaselli, “L'INFERNO C'E'!”,
che già avevo incontrato e letto con molto interesse nella mia
adolescenza, quando i preti non si vergognavano di offrire ai giovani
letture come questa, per favorire in loro serie riflessioni e un
radicale cambiamento di vita.
Visto che oggi, sia
nella catechesi che nella predicazione, il tema dell'inferno è quasi
totalmente ignorato... visto che alcuni teologi e pastori d'anime, alla
colpa già grave del silenzio, aggiungono quella della negazione
dell'inferno che... "o non c'è, o se c'è non è eterno o è vuoto"...
visto che troppi oggi parlano dell'inferno in modo sarcastico o
quantomeno banalizzante... visto che è anche e principalmente il non
credere o il non pensare all'inferno che porta a impostare la propria
vita in modo diverso da come Dio la vorrebbe e perciò a rischiare di
farla finire nella rovina eterna... ho pensato di accogliere il
suggerimento di quel sacerdote di Trento, che passa ore e ore in
confessionale per ridare alle anime l'acqua pura e fresca della grazia
perduta col peccato.
Il volumetto di Don
Tomaselli è un piccolo gioiello, un classico che ha fatto riflettere
tante persone e che certamente ha contribuito a salvare non poche anime.
Scritto in un
linguaggio semplice e accessibile a tutti, offre alla mente le certezze
della fede e al cuore emozioni forti che lasciano profondamente scossi.
Perché allora
lasciarlo tra i rottami di altri tempi, vittima delle mode di pensiero
che non credono più a ciò che è insegnato e garantito da Dio? Val la
pena "risuscitarlo ".
E così ho pensato di
ristamparlo per offrire una catechesi sull'inferno a tutti quelli che
vorrebbero sentirne parlare, ma non sanno più a chi rivolgersi... a
tutti quelli che ne hanno sentito parlare finora in modo distorto e
tranquillizzante... a tutti quelli che non ci hanno mai pensato e...
(perché no?) anche a chi dell'inferno non vuole proprio sentirne
parlare, per non essere costretto a fare i conti con una realtà che non
può lasciare indifferenti e non permette più di vivere nel peccato
allegramente e senza rimorsi.
Se uno studente non
pensasse mai che alla fine dell'anno ci sarà un diverso trattamento tra
chi ha studiato e chi no, non gli verrebbe forse a mancare uno stimolo
forte nel compimento del suo dovere? Se un dipendente non tenesse
presente che lavorare o assentarsi dal lavoro senza motivo non è la
stessa cosa e che la differenza si vedrà a fine mese, dove troverebbe la
forza di andar a faticare otto ore al giorno e magari in un ambiente
difficile? Per la stessa ragione, se un uomo non pensasse mai, o quasi
mai, che vivere secondo Dio o vivere contro Dio è profondamente diverso e
che i risultati si vedranno al termine della vita, quando sarà ormai
troppo tardi per correggere il tiro, dove troverebbe lo stimolo a fare
il bene e ad evitare il male?
Si capisce da qui che
una pastorale che fa silenzio sulla terrificante realtà dell'inferno
per non raccogliere sorrisini di compatimento e per non perdere la
clientela, sarà anche gradita agli uomini, ma è sicuramente sgradita a
Dio, perché è distorta, perché è falsa, perché non è cristiana, perché è
sterile, perché è vile, perché è venduta, perché è ridicola e, quel che
è peggio, perché è estremamente dannosa: riempie infatti i "granai " di
Satana e non quelli del Signore.
In ogni caso non è la
pastorale del Buon Pastore Gesù... che dell'inferno ne ha parlato tante
e tante volte!!! Lasciamo "che i morti seppelliscano i loro morti"
(cfr. Lc 9, 60), che i falsi pastori continuino con la loro "pastorale
del nulla". Noi preoccupiamoci solo di piacere a Dio e di essere fedeli
al Vangelo, ciò che non sarebbe... se tacessimo sull'inferno!
Questo volumetto va
meditato attentamente, per il proprio bene spirituale, e va diffuso il
più possibile, sia da parte dei sacerdoti che da parte dei laici, per il
bene di tante anime alla deriva.
È sperabile che la
lettura di questo libro possa favorire la svolta decisiva per qualche
"figlio prodigo" che non pensa al rischio che corre e per qualche altro
che dispera della misericordia del Signore.
Perché allora non
infilarlo nella cassetta postale di qualche spavaldo bellimbusto che sta
camminando allegramente e a grandi passi verso la sua rovina eterna?
Ti ringrazio per quanto farai per la diffusione di questo libro, ma più di me ti ringrazierà e ti ricompenserà il Signore.
Verona, 2 febbraio 2001 - Don Enzo Boninsegna
INTRODUZIONE
Anche se non era un mangiapreti, il colonnello M. se ne rideva della religione. Un giorno disse al cappellano del reggimento:
- Voi preti siete furbi e imbroglioni: inventando lo spauracchio dell'inferno, siete riusciti a farvi seguire da molta gente.
- Signor colonnello,
non vorrei entrare in discussione; questo, se crede, potremo farlo in un
secondo tempo. Le chiedo soltanto: quali studi ha fatto lei per
giungere alla conclusione che l'inferno non c'è?
- Non è necessario studiare per capire queste cose!
- Io invece - continuò
il cappellano - ho studiato a fondo e di proposito l'argomento sui
libri di teologia e non ho alcun dubbio sull'esistenza dell'inferno.
- Mi porti uno di questi libri.
Quando il colonnello ha riportato il testo, dopo averlo letto attentamente, si sentì in dovere di dire:
- Vedo che voi preti
non imbrogliate la gente quando parlate dell'inferno. Gli argomenti che
portate sono convincenti! Devo ammettere che avete ragione voi!
Se un colonnello, che
si pensa abbia un certo grado di cultura, giunge a deridere una verità
così importante come l'esistenza dell'inferno, non c'è da meravigliarsi
che l'uomo comune dica, un po' scherzando e un po' credendoci:
"L'inferno non c'è... ma se ci fosse ci troveremmo in compagnia di belle
donne... e poi là si starebbe al caldo..."
L'inferno!...
Terribile realtà!... Non dovrei essere io, povero mortale, a scrivere
sul castigo riservato ai dannati nell'altra vita. Se a fare questo fosse
un dannato che si trova negli abissi infernali, quanto sarebbe più
efficace la sua parola!
Tuttavia, attingendo
da diverse fonti, ma soprattutto dalla Divina Rivelazione, presento al
lettore un argomento degno di profonda meditazione.
"Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
L'inferno nel Catechismo della Chiesa Cattolica
1033.
Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo.
Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di Lui, contro
il nostro prossimo o contro noi stessi...Morire in peccato mortale
senza esserne pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio,
significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera
scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione
con Dio e con i beati che viene designato con la parola "inferno"
1034.
Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile",
che è riservato a chi sono alla fine della vita rifiuta di credere e di
convertirsi. e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù
annunzia con parole severe che egli "manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno... tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella
fornace ardente" (Mt 13, 41-42), e che pronunzierà la condanna: "Via,
lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25, 41).
1035.
La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la
sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato
mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove
subiscono le pene dell'inferno, il "fuoco eterno". La pena principale
dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale
soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato
creato e alle quali aspira.
1036. Le
affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa
riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale
l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino
eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla
conversione: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e
spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa, quanto stretta invece è la porta e angusta la via che
conduce alla Vita, e quanti pochi sono quelli che la trovano!" (Mt 7,
13-14).
1037.
Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; questo è la
conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in
cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle
preghiere quotidinae dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di
Dio, il quale non vuole "che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo
di pentirsi" (2 Pt 3,9).
L'INFERNO ESISTE
Scritti biblici , del Magistero , dei santi e di altri importanti autori sull'inferno
di don Tullio Rotondo
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INFERNO (in pillole)
Oggi ci sono tanti
che non credono all'Inferno perché lo credono incompatibile con la bontà
di Dio. Ebbene facciamo qualche riflessione.
Dio non voleva l'inferno
Nella preghiera del
«Padre Nostro», insegnata da Gesù agli Apostoli, noi chiediamo a Dio che
sia fatta la volontà sua, che è volontà d'amore. Ora se fosse stata
fatta la sua volontà, tutta quanta la sua volontà, l'Inferno certamente
non ci sarebbe stato, perché Dio, Amore Infinito, vuole soltanto la
felicità delle sue creature angeliche e umane, che dotò del dono
straordinario della libertà.
Se Satana con i suoi angeli, invece di ribellarsi a Dio, avesse fatto la sua volontà, l'Inferno non ci sarebbe stato. Quindi la responsabilità dell'esistenza dèll'Inferno non si può attribuire alla volontà divina.
Se Adamo, capostipite dell'umanità, non si fosse ribellato a Dio, ma avesse fatta la sua volontà, non ci sarebbero sulla terra dolori e morte, come ci dice la Sacra Scrittura (Sap. 1,13 e 2,24): «La morte non è opera di Dio, né Egli gioisce che i vivi debbano morire... Dio ha creato l'uomo per l'immortalità, ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (che riuscì a sedurre Eva e Adamo facendoli ribellare a Dio). Ora se la morte fisica dell'uomo è contro la volontà di Dio, a maggior ragione è contro la sua volontà e la «seconda morte (Ap. 21,8)» cioè la morte spirituale che è l'inferno.
Per capire meglio fino a qual punto Dio non vuole l'Inferno, basta pensare a Gesù Crocifisso, il quale aveva affermato (Giov. 4,34): «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la sua opera». Ora se l'Inferno fosse voluto dal Padre, Gesù Cristo non si sarebbe sacrificato sulla croce proprio per chiudere davanti a noi la porta dell'Inferno e per riaprirci quella del Paradiso.
Dio, Amore Eterno e Infinito, ci ha creati — come ci dice il Catechismo — per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e per goderlo poi nell'altra, in Paradiso. Quindi non ci ha creati per l'Inferno.
Dio è Amore, mentre l'Inferno è odio, è la negazione dell'amore, perciò Dio non può averlo voluto per ché non può rinnegare se stesso: Amore eterno e infinito. Di conseguenza l'Inferno viene da ciò che si oppone alla volontà di Dio: il peccato degli Angeli e degli uomini ribelli.
Tra il peccato del demonio, però, e quello dell'uomo c'è una differenza enorme. La ribellione dell'uomo (composto di spirito e corpo) partecipa dell'instabilità della nostra condizione terrena, molto influenzabile da falsi beni: oggi offendiamo Dio, domani ci pentiamo e ritorniamo a Lui, proprio perché ci troviamo nella flui dità del tempo.
L'angelo invece (puro spirito senza corpo) non è soggetto a mutabilità. La scelta della sua volontà è immutabile, irrevocabile: Satana ha scelto la ribellione a Dio, egli non si pentirà mai del suo peccato.
Quello che è accaduto all'angelo ribelle accadrà purtroppo anche all'umo che si ostina nel suo peccato fino all'ultimo istante della sua vita terrena, perché, uscito con la morte, dalla mutevolezza del tempo, entrerà nell'immutabilità eterna.
Perciò l'Inferno è conseguenza esclusiva dell'opposizione definitiva alla volontà divina, generatrice di pace e felicità eterna. Per questo il Santo Curato d'Ars, San Giovanni Viannej, diceva: «Non è Dio a dannarci, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio, ma accusano se stessi».
Dio vuole salvare tutti (1 Tim. 2,4): «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità». Però, avendoci dato il dono della libertà, vuole la nostra collaborazione. Dio vuole che il peccatore si converta e si salvi, per cui lo chiama e richiama continuamente per fargli lasciare il peccato e arricchirlo della sua grazia. Ma se il peccatore, fino all'ultimo istante della sua vita terrena, disprezza, rifiuta la misericordia di Dio, che l'invita al pentimento, e rimane ostinato nel suo peccato, andando all'Inferno, di chi è la colpa? Di Dio o del peccatore? Evidentemente del peccatore.
Un giorno Gesù, dopo aver mostrato l'Inferno a Suor Benigna Ferrero, anima mistica morta in concetto di santità, le diceva: « Vedi, Benigna, quel fuoco!... Sopra a quell'abisso io ho steso, come un reticolato, i figli della mia misericordia, perché le anime non vi cadano dentro. Quelle però che si vogliono dannare, vanno lì per aprire con le proprie mani quei fili e cadere dentro e una volta che vi sono dentro neppure la mia bontà le può salvare. Queste anime sono inseguite dalla mia misericordia molto più di quanto sia inseguito un malfattore dalla polizia, ma esse sfuggono alla mia misericordia!».
Se Satana con i suoi angeli, invece di ribellarsi a Dio, avesse fatto la sua volontà, l'Inferno non ci sarebbe stato. Quindi la responsabilità dell'esistenza dèll'Inferno non si può attribuire alla volontà divina.
Se Adamo, capostipite dell'umanità, non si fosse ribellato a Dio, ma avesse fatta la sua volontà, non ci sarebbero sulla terra dolori e morte, come ci dice la Sacra Scrittura (Sap. 1,13 e 2,24): «La morte non è opera di Dio, né Egli gioisce che i vivi debbano morire... Dio ha creato l'uomo per l'immortalità, ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (che riuscì a sedurre Eva e Adamo facendoli ribellare a Dio). Ora se la morte fisica dell'uomo è contro la volontà di Dio, a maggior ragione è contro la sua volontà e la «seconda morte (Ap. 21,8)» cioè la morte spirituale che è l'inferno.
Per capire meglio fino a qual punto Dio non vuole l'Inferno, basta pensare a Gesù Crocifisso, il quale aveva affermato (Giov. 4,34): «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la sua opera». Ora se l'Inferno fosse voluto dal Padre, Gesù Cristo non si sarebbe sacrificato sulla croce proprio per chiudere davanti a noi la porta dell'Inferno e per riaprirci quella del Paradiso.
Dio, Amore Eterno e Infinito, ci ha creati — come ci dice il Catechismo — per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e per goderlo poi nell'altra, in Paradiso. Quindi non ci ha creati per l'Inferno.
Dio è Amore, mentre l'Inferno è odio, è la negazione dell'amore, perciò Dio non può averlo voluto per ché non può rinnegare se stesso: Amore eterno e infinito. Di conseguenza l'Inferno viene da ciò che si oppone alla volontà di Dio: il peccato degli Angeli e degli uomini ribelli.
Tra il peccato del demonio, però, e quello dell'uomo c'è una differenza enorme. La ribellione dell'uomo (composto di spirito e corpo) partecipa dell'instabilità della nostra condizione terrena, molto influenzabile da falsi beni: oggi offendiamo Dio, domani ci pentiamo e ritorniamo a Lui, proprio perché ci troviamo nella flui dità del tempo.
L'angelo invece (puro spirito senza corpo) non è soggetto a mutabilità. La scelta della sua volontà è immutabile, irrevocabile: Satana ha scelto la ribellione a Dio, egli non si pentirà mai del suo peccato.
Quello che è accaduto all'angelo ribelle accadrà purtroppo anche all'umo che si ostina nel suo peccato fino all'ultimo istante della sua vita terrena, perché, uscito con la morte, dalla mutevolezza del tempo, entrerà nell'immutabilità eterna.
Perciò l'Inferno è conseguenza esclusiva dell'opposizione definitiva alla volontà divina, generatrice di pace e felicità eterna. Per questo il Santo Curato d'Ars, San Giovanni Viannej, diceva: «Non è Dio a dannarci, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio, ma accusano se stessi».
Dio vuole salvare tutti (1 Tim. 2,4): «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità». Però, avendoci dato il dono della libertà, vuole la nostra collaborazione. Dio vuole che il peccatore si converta e si salvi, per cui lo chiama e richiama continuamente per fargli lasciare il peccato e arricchirlo della sua grazia. Ma se il peccatore, fino all'ultimo istante della sua vita terrena, disprezza, rifiuta la misericordia di Dio, che l'invita al pentimento, e rimane ostinato nel suo peccato, andando all'Inferno, di chi è la colpa? Di Dio o del peccatore? Evidentemente del peccatore.
Un giorno Gesù, dopo aver mostrato l'Inferno a Suor Benigna Ferrero, anima mistica morta in concetto di santità, le diceva: « Vedi, Benigna, quel fuoco!... Sopra a quell'abisso io ho steso, come un reticolato, i figli della mia misericordia, perché le anime non vi cadano dentro. Quelle però che si vogliono dannare, vanno lì per aprire con le proprie mani quei fili e cadere dentro e una volta che vi sono dentro neppure la mia bontà le può salvare. Queste anime sono inseguite dalla mia misericordia molto più di quanto sia inseguito un malfattore dalla polizia, ma esse sfuggono alla mia misericordia!».
Esistenza dell'inferno
A - La Sacra Scrittura al riguardo è categorica. Qualche citazione.
1) Nel Giudizio Universale, Gesù Cristo (Mat. 25,41 e 46) dirà ai cattivi: « Via da me, maledetti, nel fuoco eterno (cioè l'Inferno) preparato per il diavolo e i suoi angeli.., ed essi andranno al supplizio eterno».
2) In Mat. 10,28, Gesù dice: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna (cioè l'Inferno)».
«Geenna o Gehenna» è voce composta da «ghe = valle» ed «Hennon» = nome del padrone di una valle ai piedi del Sion e dell'Ofel, presso Gerusalemme, nella quale gli ebrei, caduti nell'idolatria, offrivano i loro figli a Molok, falsa divinità sacrificandoli nel fuoco. Il re Giosia, tolta via quell'orribile superstizione idolatrica, per rendere il luogo più abbominevole, ordinò che vi fossero gettate le immondizie della città ed anche i cadaveri dei giustiziati, che dovevano rimanere insepolti. Per distruggere i miasmi, vi si manteneva quasi sempre il fuoco acceso. Questo fatto diede a Gesù l'oc casione di prendere la Geenna come immagine dell'Inferno.
3) 5. Paolo (1 Cor. 6,9-10) dice: «Non illudetevi: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti (omosessuali e lesbiche), né ladri, nè avari, nè ubbriaconi, né maldicenti, né rapaci, erediteranno il regno di Dio (cioè il Paradiso);
4) In Gal. 5,19-21, l'Apostolo continua l'elenco:
«fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizia, lite, gelosia, ire, ambizioni, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, orgie, e opere simili a queste: coloro che compiono tali opere non erediteranno il Regno di Dio (cioè il Paradiso)».
1) Nel Giudizio Universale, Gesù Cristo (Mat. 25,41 e 46) dirà ai cattivi: « Via da me, maledetti, nel fuoco eterno (cioè l'Inferno) preparato per il diavolo e i suoi angeli.., ed essi andranno al supplizio eterno».
2) In Mat. 10,28, Gesù dice: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna (cioè l'Inferno)».
«Geenna o Gehenna» è voce composta da «ghe = valle» ed «Hennon» = nome del padrone di una valle ai piedi del Sion e dell'Ofel, presso Gerusalemme, nella quale gli ebrei, caduti nell'idolatria, offrivano i loro figli a Molok, falsa divinità sacrificandoli nel fuoco. Il re Giosia, tolta via quell'orribile superstizione idolatrica, per rendere il luogo più abbominevole, ordinò che vi fossero gettate le immondizie della città ed anche i cadaveri dei giustiziati, che dovevano rimanere insepolti. Per distruggere i miasmi, vi si manteneva quasi sempre il fuoco acceso. Questo fatto diede a Gesù l'oc casione di prendere la Geenna come immagine dell'Inferno.
3) 5. Paolo (1 Cor. 6,9-10) dice: «Non illudetevi: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti (omosessuali e lesbiche), né ladri, nè avari, nè ubbriaconi, né maldicenti, né rapaci, erediteranno il regno di Dio (cioè il Paradiso);
4) In Gal. 5,19-21, l'Apostolo continua l'elenco:
«fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizia, lite, gelosia, ire, ambizioni, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, orgie, e opere simili a queste: coloro che compiono tali opere non erediteranno il Regno di Dio (cioè il Paradiso)».
B - Insegnamento della Chiesa
1) I Concilii che hanno trattato la verità dell'esistenza dell'Inferno sono: il Concilio di Valenza, il IV Concilio Lateranense, III e il II Concilio di Lione, il Concilio di Firenze. Quest'ultimo, per esempio, afferma solennemente: «Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, vanno all'inferno».
2) Nei Concilio Vaticano II, (Costituzione «Lumen Gentium», cap. 7, n. 48 d) s'insegna la necessità di una costante vigilanza perché «non ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti... Noi tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo, per rispondere ciascuno della sua vita mortale.., e alla fine del mondo “risorgeranno, chi ha operato il bene a resurrezione di vita, e chi ha operato il male a resurrezione di condanna (cioè all'Inferno)».
3) Il Catechismo di S. Pio X, alle domande 103 e 104, risponde: «E' certo che esistono il Paradiso e l'inferno. Lo ha rivelato Dio, promettendo, spesse volte, ai buoni l'eterna vita e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la pardizione e il fuoco eterno».
4) Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1034 e 1035, dice: «Gesù parla ripetutamente del fuoco inestinguibile che è riservato a chi, fino alla fine della vita, rifiuta di credere e di convertirsi. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita, e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira».
2) Nei Concilio Vaticano II, (Costituzione «Lumen Gentium», cap. 7, n. 48 d) s'insegna la necessità di una costante vigilanza perché «non ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti... Noi tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo, per rispondere ciascuno della sua vita mortale.., e alla fine del mondo “risorgeranno, chi ha operato il bene a resurrezione di vita, e chi ha operato il male a resurrezione di condanna (cioè all'Inferno)».
3) Il Catechismo di S. Pio X, alle domande 103 e 104, risponde: «E' certo che esistono il Paradiso e l'inferno. Lo ha rivelato Dio, promettendo, spesse volte, ai buoni l'eterna vita e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la pardizione e il fuoco eterno».
4) Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1034 e 1035, dice: «Gesù parla ripetutamente del fuoco inestinguibile che è riservato a chi, fino alla fine della vita, rifiuta di credere e di convertirsi. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita, e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira».
L'inferno è eterno
Che l'Inferno sia eterno è verità di fede definita nel IV Concilio Lateranense e nell Concilio di Lione. Il documento più importante sul carattere eterno della pena infernale è la scomunica scagliata, con l'approvazione del Papa Vigilio, dall'imperatore Giustiniano che nel 543 pose termine alla controversia Origenista: «Se qualcuno dice o ritiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporaneo e avrà fine.., costui sia scomunicato» (Dz. 211).
Che l'Inferno sia eterno è verità di fede definita nel IV Concilio Lateranense e nell Concilio di Lione. Il documento più importante sul carattere eterno della pena infernale è la scomunica scagliata, con l'approvazione del Papa Vigilio, dall'imperatore Giustiniano che nel 543 pose termine alla controversia Origenista: «Se qualcuno dice o ritiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporaneo e avrà fine.., costui sia scomunicato» (Dz. 211).
Pene dell'inferno
Le citate definizioni di fede distinguono nettamente due tipi di pene: la pena del «danno» che consiste nel la privazione di Dio, nostra felicità, e la pena del « senso».
Come in Paradiso ci sarà «ogni bene senza alcun male», così nell'Inferno ci sarà «ogni male senza alcun bene». Nel Vangelo di S. Marco (16,28) l'Inferno è chiamato «luogo dei tormenti».
Il Catechismo di S. Pio X afferma: «L'inferno è il patimento della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene».
I peccatori hanno preferito a Dio Creatore le creature e tutte le soddisfazioni che essi potevano trovare in se stessi o negli altri. Perciò le stesse creature, le stesse potenze dell'anima, gli stessi sensi del corpo avranno il loro castigo e il loro tormento. Qualche accenno:
a) pene dell'immaginazione. Essa presenterà al dannato tutti i piaceri e le delizie goduti sulla terra, ma ora finiti per sempre. Gli presenterà alla fantasia le immense gioie del Cielo, che per lui ormai sono ir raggiungibili. Per questo il dannato digrigna i denti e si consuma di rabbia;
b) pene della memoria che ricorderà al dannato gli innumerevoli peccati con tutte le circostanze e le malizie che gli hanno meritato l'Inferno. Gli ricorderà tutte le grazie ricevute, tutti gli avvertimenti e i consigli... di cui, se ne avesse tratto profitto, ora non sarebbe in quel luogo di tormenti;
c) pene dell'intelligenza. Sulla terra le passioni, l'ignoranza o la leggerezza molte volte possono offuscare la verità. Ma nell'Inferno le verità, sulle quali in vita si tentò di passare con indifferenza e disprezzo, saranno dinnanzi al dannato in tutta la loro evidenza. Dunque il peccato non era una cosa da nulla! L'Inferno non è una invenzione dei preti! Dio, della cui mise ricordia e bontà si è tanto abusato, c'è, esiste veramente! Ed ora lui non potrà più amare il buon Dio, ma dovrà odiarlo per sempre;
d) pene della volontà. Non era tanto difficile salvarsi. Moltissimi altri, pur nelle stesse condizioni di vita, hanno adoperato i mezzi che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa e si sono salvati. Dio, nella sua infinita misericordia, l'aveva richiamato fino all'ultimo istante della sua vita terrena, ma lui si è rifiutato: la sua scelta è stata fatta per sempre!;
e) pene dei sensi. Dopo la resurrezione anche il corpo con tutti i suoi sensi parteciperà con l'anima ai tormenti infernali. Gli occhi non vedranno altro che volti spasimanti di dannati e di demoni dall'aspetto orribile. L'udito non ascolterà altro che lamenti, urla, imprecazioni e bestemmie. L'odorato sarà colpito dai fetori più nauseanti. Il gusto soffrirà una sete inestinguibile. Il tatto con tutto il corpo sarà tormentato dal fuoco: fuoco non metaforico o figurato, come viene interpretato da alcuni, ma fuoco vero, reale, di natura misteriosa che fa sentire i suoi effetti terrificanti non solo sul corpo, ma anche sull'anima, anche sui demoni, che sono puri spiriti senza corpo. Un fuoco che brucia sempre senza consumare mai! Un fuoco più terribile di quello della terra. Il fuoco terreno infatti è stato creato da Dio a nostro servizio, per il nostro bene, mentre il fuoco infernale è stato creato a castigo di Satana e dei suoi angeli ribelli.
Le citate definizioni di fede distinguono nettamente due tipi di pene: la pena del «danno» che consiste nel la privazione di Dio, nostra felicità, e la pena del « senso».
Come in Paradiso ci sarà «ogni bene senza alcun male», così nell'Inferno ci sarà «ogni male senza alcun bene». Nel Vangelo di S. Marco (16,28) l'Inferno è chiamato «luogo dei tormenti».
Il Catechismo di S. Pio X afferma: «L'inferno è il patimento della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene».
I peccatori hanno preferito a Dio Creatore le creature e tutte le soddisfazioni che essi potevano trovare in se stessi o negli altri. Perciò le stesse creature, le stesse potenze dell'anima, gli stessi sensi del corpo avranno il loro castigo e il loro tormento. Qualche accenno:
a) pene dell'immaginazione. Essa presenterà al dannato tutti i piaceri e le delizie goduti sulla terra, ma ora finiti per sempre. Gli presenterà alla fantasia le immense gioie del Cielo, che per lui ormai sono ir raggiungibili. Per questo il dannato digrigna i denti e si consuma di rabbia;
b) pene della memoria che ricorderà al dannato gli innumerevoli peccati con tutte le circostanze e le malizie che gli hanno meritato l'Inferno. Gli ricorderà tutte le grazie ricevute, tutti gli avvertimenti e i consigli... di cui, se ne avesse tratto profitto, ora non sarebbe in quel luogo di tormenti;
c) pene dell'intelligenza. Sulla terra le passioni, l'ignoranza o la leggerezza molte volte possono offuscare la verità. Ma nell'Inferno le verità, sulle quali in vita si tentò di passare con indifferenza e disprezzo, saranno dinnanzi al dannato in tutta la loro evidenza. Dunque il peccato non era una cosa da nulla! L'Inferno non è una invenzione dei preti! Dio, della cui mise ricordia e bontà si è tanto abusato, c'è, esiste veramente! Ed ora lui non potrà più amare il buon Dio, ma dovrà odiarlo per sempre;
d) pene della volontà. Non era tanto difficile salvarsi. Moltissimi altri, pur nelle stesse condizioni di vita, hanno adoperato i mezzi che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa e si sono salvati. Dio, nella sua infinita misericordia, l'aveva richiamato fino all'ultimo istante della sua vita terrena, ma lui si è rifiutato: la sua scelta è stata fatta per sempre!;
e) pene dei sensi. Dopo la resurrezione anche il corpo con tutti i suoi sensi parteciperà con l'anima ai tormenti infernali. Gli occhi non vedranno altro che volti spasimanti di dannati e di demoni dall'aspetto orribile. L'udito non ascolterà altro che lamenti, urla, imprecazioni e bestemmie. L'odorato sarà colpito dai fetori più nauseanti. Il gusto soffrirà una sete inestinguibile. Il tatto con tutto il corpo sarà tormentato dal fuoco: fuoco non metaforico o figurato, come viene interpretato da alcuni, ma fuoco vero, reale, di natura misteriosa che fa sentire i suoi effetti terrificanti non solo sul corpo, ma anche sull'anima, anche sui demoni, che sono puri spiriti senza corpo. Un fuoco che brucia sempre senza consumare mai! Un fuoco più terribile di quello della terra. Il fuoco terreno infatti è stato creato da Dio a nostro servizio, per il nostro bene, mentre il fuoco infernale è stato creato a castigo di Satana e dei suoi angeli ribelli.
Altre pene dei dannati:
la compagnia dei demoni che sfogheranno su di loro il loro odio contro Dio, torturandoli per tutta l'eternità;
la compagnia dei dannati. Se per qualche circostanza ci capita di trovarci tra persone ineducate, dal un guaggio volgare e blasfemo; con persone sporche, male odoranti; con persone che ci guardano con occhio bieco e ostile, ecc., con quale ansia non aspettiamo l'occasione e il momento di sottrarci a quella insopportabile situazione! Ebbene nell'Inferno il dannato si troverà in una situazione immensamente più infelice ed eterna in compagnia di dannati molto più spregevoli e che si odiano l'un l'altro con grande accanimento.
la compagnia dei demoni che sfogheranno su di loro il loro odio contro Dio, torturandoli per tutta l'eternità;
la compagnia dei dannati. Se per qualche circostanza ci capita di trovarci tra persone ineducate, dal un guaggio volgare e blasfemo; con persone sporche, male odoranti; con persone che ci guardano con occhio bieco e ostile, ecc., con quale ansia non aspettiamo l'occasione e il momento di sottrarci a quella insopportabile situazione! Ebbene nell'Inferno il dannato si troverà in una situazione immensamente più infelice ed eterna in compagnia di dannati molto più spregevoli e che si odiano l'un l'altro con grande accanimento.
Le pene dell'inferno sono continue e disuguali
Come le gioie del Paradiso, così le sofferenze dell'Inferno, per quanto intense, non conoscono interruzione alcuna. Sulla terra le distrazioni, il sonno, i rimedi, possono diminuire la coscienza del dolore. Nell'inferno i dannati non conoscono sonno, né distrazioni, né sollievo: l'Inferno è continuità nella piena coscienza della propria sventura eterna.
Come in Paradiso i godimenti dei Beati non sono uguali, ma proporzionati ai loro meriti, così nell'Inferno le sofferenze dei dannati non sono uguali, ma proporzionate ai loro peccati.
Come le gioie del Paradiso, così le sofferenze dell'Inferno, per quanto intense, non conoscono interruzione alcuna. Sulla terra le distrazioni, il sonno, i rimedi, possono diminuire la coscienza del dolore. Nell'inferno i dannati non conoscono sonno, né distrazioni, né sollievo: l'Inferno è continuità nella piena coscienza della propria sventura eterna.
Come in Paradiso i godimenti dei Beati non sono uguali, ma proporzionati ai loro meriti, così nell'Inferno le sofferenze dei dannati non sono uguali, ma proporzionate ai loro peccati.
L'inferno non è vuoto
Oggi ci sono alcuni che dicono: l'Inferno c'è, però, non ci va nessuno perché Dio è infinitamente buono e misericordioso; è nostro Padre e quindi ci salverà tutti.
Qui ci sarebbe tanto da dire, ma, per non allungare troppo l'argomento, non dobbiamo dimenticare che Dio è infinitamente misericordioso per chi si pente e si converte, ma è pure infinitamente giusto per chi, fino all'ultimo istante della sua vita terrena, rifiuta la sua grazia, rifiuta il richiamo che l'invita al pentimento. All'Inferno ci va chi ci vuole andare. Diceva Gesù a un'anima privilegiata, Suor Consolata Betrone: «L'impenitenza finale è per quell'anima che vuole andare all'Inferno di proposito e quindi riostinatamente la mia immensa misericordia, perché io ho versato il mio Sangue per tutti! No, non è la moltitudine dei peccati che danna l'anima, perché io li perdono se essa si perite, ma è l'ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare».
Che l'inferno non sia vuoto ce lo conferma la Vergine Santissima a Fatima. Nella quarta apparizione, domenica 19 agosto 1917, la Madonna, velata di tristezza, dice ai tre fanciulli (Lucia, Giacinta e Francesco):
«Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all'inferno, perché non c'è chi si sacrifichi e preghi per loro».
Concludiamo l'argomento dell'Inferno riportando l'episodio del Papa Pio IX. Verso la fine del suo glorioso pontificato, il Papa raccomandava a un Missionario francese:
Oggi ci sono alcuni che dicono: l'Inferno c'è, però, non ci va nessuno perché Dio è infinitamente buono e misericordioso; è nostro Padre e quindi ci salverà tutti.
Qui ci sarebbe tanto da dire, ma, per non allungare troppo l'argomento, non dobbiamo dimenticare che Dio è infinitamente misericordioso per chi si pente e si converte, ma è pure infinitamente giusto per chi, fino all'ultimo istante della sua vita terrena, rifiuta la sua grazia, rifiuta il richiamo che l'invita al pentimento. All'Inferno ci va chi ci vuole andare. Diceva Gesù a un'anima privilegiata, Suor Consolata Betrone: «L'impenitenza finale è per quell'anima che vuole andare all'Inferno di proposito e quindi riostinatamente la mia immensa misericordia, perché io ho versato il mio Sangue per tutti! No, non è la moltitudine dei peccati che danna l'anima, perché io li perdono se essa si perite, ma è l'ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare».
Che l'inferno non sia vuoto ce lo conferma la Vergine Santissima a Fatima. Nella quarta apparizione, domenica 19 agosto 1917, la Madonna, velata di tristezza, dice ai tre fanciulli (Lucia, Giacinta e Francesco):
«Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all'inferno, perché non c'è chi si sacrifichi e preghi per loro».
Concludiamo l'argomento dell'Inferno riportando l'episodio del Papa Pio IX. Verso la fine del suo glorioso pontificato, il Papa raccomandava a un Missionario francese:
«Predicate
molto le grandi verità della salvezza, predicate specialmente
l'Inferno. Dite chiaramente tutta la verità sull'Inferno, non c'è nulla
di più efficace per far riflettere i poveri peccatori e convertirli».
L'INFERNO RIVELATO AD ALCUNE ANIME MISTICHE SANTE E BEATE
Le "visioni" dei Santi
Visioni e apparizioni appartengono ai fenomeni mistici straordinari, di cui parlano innumerevoli mistici e teologi.
Esistono non poche descrizioni dell'inferno fatte da Santi, che lo hanno visto o sperimentato per volere superno.
Prima di presentarne
alcune, però, ci sembra opportuno offrire prima delle nozioni sommarie e
chiedersi che valore teologico dare a queste "rivelazioni", supposto
che si siano veramente verificate.
1. Si tratta di rivelazioni private
Da notare prima di
tutto che dette visioni o apparizioni sono dette rivelazioni private non
perché non siano o non debbano essere a vantaggio di tutta la Chiesa,
ma nel senso che ad esse, non facendo parte di quelle verità di fede,
necessarie per conseguire la salvezza, si potrebbe anche non prestare
fede. "E quando la Chiesa le approva, non ci
obbliga a crederle, ma solo permette, come dice Benedetto XIV che siano
pubblicate ad istruzione ed edificazione dei fedeli; onde l'assenso che
vi si deve prestare non è atto di fede cattolica, ma atto di fede umana
fondato sull'essere queste rivelazioni probabili e piamente credibili"
(Siquidem hisce revelationibus taliter approbatis, licet non debeatur
nec possit adhiberi assensus (idei catholicae, debetur tamen assensus
(idei humanae, juxta prudentiae regulas, juxta quas nempe tales
revelationes sunt probabiles pieque credibiles De servorum Dei beatificatione, 1. 11, c. 32, n. 11).
2. Natura di queste apparizioni o visioni
La visioni "sono percezioni soprannaturali di oggetti naturalmente invisibili all'uomo".
E cioè accade che
alcune anime vedano, per un intervento superiore, delle realtà che
ordinariamente non sono viste dagli altri uomini: visioni, per es., di
Santi, di defunti, di anime del purgatorio o di dannati, ecc.
Le visioni sono di tre specie: sensibili, immaginarie e intellettuali. "Le
visioni sensibili o corporali od oculari, che si dicono anche
apparizioni, sono quelle in cui i sensi percepiscono una cosa reale
naturalmente invisibile all'uomo".
E cioè visioni e apparizioni possono avvenire "per
mezzo dei sensi corporali esteriori; per questo, tali visioni si
chiamano corporee. Possono succedere in due maniere. L'una è
propriamente e veramente corporea, cioè quando con corpo reale e dotato
di peso si presenta alla vista o al tatto qualche cosa dell'altra vita,
come Dio, un angelo, un Santo, il demonio, un'anima o altro. Si forma a
tale scopo, per opera e virtù degli angeli buoni o cattivi, qualche
corpo immateriale ed apparente, il quale, benché non sia corpo naturale e
vero di colui che rappresenta, è veramente un corpo di aria condensata
con le sue dimensioni quantitative".
Un'altra maniera di visione corporea "sono
certe immagini di corpo, di colore e simili, che un angelo può causare
negli occhi alterando l'aria circostante. Colui che le riceve giudica di
vedere qualche corpo reale presente, mentre esso non c'è e ci sono solo
immagini con le quali si altera la vista con un inganno ad essa
impercettibile.
Questo
genere di visioni illusorie non è proprio degli angeli buoni né delle
apparizioni divine, anche se è possibile che lo sia e tale poté essere
la voce che udì Samuele (Cf 1 Re 3,4). Ordinariamente, però, le simula
il demonio per quello che contengono di inganno, specialmente per gli
occhi" (448449).
"Nella
Scrittura si trovano molte visioni corporee avute dai Santi e dai
Patriarchi. Adamo vide Dio rappresentato dall'angelo (Cf. Gen 3,8),
Abramo i tre angeli (Cf.Gen 18,1-2), Mosè il roveto e molte volte il
Signore stesso (Cf. Es 3,2). Hanno avuto molte volte visioni corporee ed
immaginarie anche dei peccatori, come Caino (cf. Gen 4,9) e Baldassar
che vide la mano sul muro (Cf Dan S,5)".
Le visioni invece immaginarie o immaginative "sono quelle prodotte da Dio o dagli angeli nell'immaginazione sia nella veglia sia nel sonno".
Visioni immaginarie se ne trovano nella S. Scrittura per es., il
Faraone ebbe quella delle vacche (cf. Gen 41,1 ss) e Nabucodonosor
quella dell'albero (Cf Dan 4,1 ss) e della statua (Cf Dan 2,1 ss.), ed
altre simili.
A proposito delle visioni puramente spirituali, così si esprime S. Giovanni della Croce:
"Parlando... delle visioni che sono puramente spirituali, senza cioè il mezzo e l'opera di alcun senso del corpo, dico che due sorta di visioni possono cadere nell'intelletto: le une sono visioni di sostanze corporee; le altre, di sostanze separate o incorporee. Le prime sono intorno a tutte le cose materiali che esistono in cielo e in terra, e che l'anima può vedere anche stando nel corpo, mediante una certa luce soprannaturale derivata da Dio, nella quale può scorgere le cose del cielo e della terra in loro assenza, come leggiamo essere avvenuto a S. Giovanni che nell'Apocalisse descrive le bellezze della celeste Gerusalemme che vide in cielo...".
"Parlando... delle visioni che sono puramente spirituali, senza cioè il mezzo e l'opera di alcun senso del corpo, dico che due sorta di visioni possono cadere nell'intelletto: le une sono visioni di sostanze corporee; le altre, di sostanze separate o incorporee. Le prime sono intorno a tutte le cose materiali che esistono in cielo e in terra, e che l'anima può vedere anche stando nel corpo, mediante una certa luce soprannaturale derivata da Dio, nella quale può scorgere le cose del cielo e della terra in loro assenza, come leggiamo essere avvenuto a S. Giovanni che nell'Apocalisse descrive le bellezze della celeste Gerusalemme che vide in cielo...".
"Ma
le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di
anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con
un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni
di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono
vedere in corpo mortale".
Quanto alle visioni intellettuali di sostanze corporee che "spiritualmente
si ricevono nell'anima, dico che esse sono a guisa delle visioni
corporee; poiché, come gli occhi vedono le cose materiali mediante la
luce naturale, così l'anima mediante il lume soprannaturale derivato
dall'alto, vede interiormente con l'intelletto queste medesime cose
naturali ed altre ancora come a Dio piace; se non che c'è differenza nel
modo di percepirle, poiché le spirituali e intellettuali accadono in
modo assai più chiaro e sottile che non le corporee.
Quando Dio vuol fare
all'anima questa Grazia, le comunica quella luce soprannaturale che
abbiamo accennata, in cui con la massima facilità e chiarezza vede le
cose che Dio vuole, ora del cielo, ora della terra, senza che faccia
ostacolo o importi l'assenza o presenza loro. Il che avviene, alle
volte, come se si aprisse una risplendentissima porta, per la quale si
vedesse una luce a guisa di un lampo che in una notte buia
all'improvviso illumina gli oggetti, li fa vedere chiari e distinti, e
subito li lascia di nuovo all'oscuro, quantunque le loro forme e figure
restino impresse nella fantasia.
Ciò
accade nell'anima molto più perfettamente; perché le cose vedute con lo
spirito in quella luce le restano impresse in tale maniera che, ogni
volta che vi fa avvertenza, torna a vederle in sé come prima; in quella
guisa appunto che in uno specchio si scorgono le figure che vi sono
rappresentate, ogni volta che alcuno torni a mirarvi. Ed è da notarsi
che le forme delle cose vedute, giammai si cancellano interamente
dall'anima, quantunque con l'andar del tempo si vadano un po'
affievolendo".
I mistici ci istruiscono sul modo con cui avvengono le visioni immaginarie e corporee:
"Si
formano per mezzo di immagini sensibili, causate o mosse
nell'immaginazione o fantasia, le quali rappresentano gli oggetti in
modo materiale e sensitivo, come cosa che si guarda con gli occhi del
corpo, si ascolta, si tocca o si gusta. Sotto questa forma di visioni i
profeti dell'antico Testamento - particolarmente Ezechiele, Daniele e
Geremia - manifestarono grandi misteri che l'Altissimo rivelò loro per
mezzo di esse. In simili visioni l'evangelista Giovanni scrisse la sua
Apocalisse".
"Ma
le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di
anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con
un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni
di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono
vedere in corpo mortale".
Le visioni
dell'inferno da parte di Santi o di anime elette sono, senza dubbio
visioni sensibili e immaginarie. Essi hanno visto e toccato e sofferto
nel corpo e nell'anima.
3. Che valore attribuire alle apparizioni o visioni
Le visioni che ci
occupano qui provengono da Dio o sono frutto di menti esaltate o malate
di schizofrenia o di isterismo e simili? O frutto magari di
immaginazione già imbottita di immagini, da qualsiasi parte derivate o
attinte? Il quesito, pur importante, interessa qui fino ad uno punto.
Perché a parte il fatto che almeno alcune si presentano come chiaramente
di origine soprannaturale; in effetti anche quelle che potrebbero
spiegarsi naturalmente, sono in piena sintonia con i dati rivelati, come
vedremo. Stando così le cose, dette visioni o apparizioni, se veramente
si sono verificate, hanno lo stesso valore che hanno tutte le
rivelazioni private. E cioè quello di confermare in qualche modo il dato rivelato,
e quello di ricordare agli immemori certe verità, dalle quali
facilmente si evade non solo per la naturale smemoratezza dell'uomo, ma
anche e spesso per il disagio che esse comportano e per le conclusioni
alle quali perentoriamente conducono, ecc.
Da chiedersi pure: quanto detto dai Santi sull'inferno è frutto di visioni o di vere e proprie "discese" nell'inferno?
Per varie di queste
testimonianze c'è da pensare che, più che visioni, si sia trattato anche
di realtà, giacché i protagonisti sono "portati" nell'inferno,
soffrendo enormemente. Reale discesa percepita come tale dagli stessi
demoni. A vedere S. Veronica Giuliani nell'inferno, Satana urla furibondo ai suoi ministri: "Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!".
Certo non ci sappiamo spiegare come è possibile scendere nell'inferno
da vivi, condividendo le stesse sofferenze dei dannati. Ma l'importante
non è tanto sapere come si è discesi nell'inferno, ma quanto si è visto e
sperimentato. Il non sapersi spiegare un fenomeno, - bisogna ribadirlo
una volta di più - non può essere un motivo sufficiente per negarlo o
per spiegarlo in modo chiaramente e volutamente distorto.
4. Perché si verificano detti fenomeni
Ci si potrebbe
domandare pure il perché di tali fenomeni. Lo si diceva già a proposito
del loro valore in confronto della rivelazione pubblica. Dio non opera
che per amore. E l'amore ricorre a tutti i mezzi per salvare chi si ama.
E perciò anche attraverso le visioni o le apparizioni, il Signore
richiama alla realtà delle cose perché non si resti ammaliati da colori e
apparenze ingannatrici. E purtroppo - noi lo sappiamo bene per
esperienza, sono tanti coloro che vanno dietro a vere e proprie
illusioni e suggestioni.
Si capisce allora che
anche questi interventi dall'alto sono espressione di vera e propria
misericordia. Con l'oscurarsi soprattutto di verità di fede di grande
importanza, detti interventi straordinari aiutano enormemente a
ritrovare la via della verità. Da notare, in conclusione, che visioni e
apparizioni non possono confondersi con immaginazioni di fantasia, pura
creazione del soggetto che opera. Sulla pur grandiosa concezione
immaginaria de La Divina Commedia si può anche non consentire,
trattandosi appunto di immaginazione poetica. Molto più difficile non
consentire con le visioni dei Santi, che presentano una realtà che
eccede anche ogni possibile immaginazione.
L'inferno visto dai Santi
Ma è tempo di sentire
e analizzare quanto ci dicono i Santi con le loro visioni o
apparizioni. Ci fermeremo naturalmente solo ad alcuni, privilegiando
soprattutto Santi più vicini a noi per il tempo e per la cultura. E
questo anche per non perdersi dietro racconti o episodi non del tutto
storicamente accertati o addirittura leggende e miti, da non prendere in
considerazione.
Fateci ascoltare la testimone,
in nome del Cielo!
in nome del Cielo!
Poche rivelazioni sono state altrettanto
poco convincenti come la versione del Terzo Segreto data dal Vaticano.
Quelli che avevano pensato, o sperato, che l'opuscolo sul Messaggio di Fatima
pubblicato dalla CDF il 26 giugno 2000 avrebbe chiuso il discorso su
Fatima, sono rimasti probabilmente sorpresi nel veder comparire sulla
stampa le recenti polemiche nei riguardi di Fatima. Ma non dovrebbero
esserlo. Per più di quarant'anni sono state usate quasi tutti tipi di
tattiche possibili ed immaginabili per seppellire definitivamente il
vero Messaggio di Fatima: silenzi, intimidazioni, l'uso di falsa
teologia, disinformazione, ecc. Ma il tappo continua a tornare a galla.
L'attacco terrorista dell'11 settembre 2001 ha scatenato una reazione a
catena di storie collegate a Fatima. L'idea lanciata della stampa e dai
siti d'informazione su internet era che gli attacchi fossero parte del
Terzo Segreto di Fatima, segreto che non era stato ancora rivelato per
intero.
Deve essere davvero esasperante per coloro che hanno scritto l'MDF,
i quali pretendono ancora di farci credere che il segreto sia contenuto
tutto tra le righe di quell'opuscolo. Semplicemente, non vengono più
creduti, in parte perché essi stessi non sono credibili, ma anche perché
è sorta una specie di consapevolezza collettiva, un certo senso
condiviso di “fato impellente”. Sappiamo bene che il concetto di
“civiltà dell'amore” è un'utopia senza senso. Non è mai esistita e non
esisterà mai. Il vero Messaggio di Fatima lo conferma implicitamente:
l'inferno esiste, e molte anime vi stanno andando perché non c'è nessuno
che prega o fa sacrifici per esse. La soluzione che è stata data dal
Cielo non sono certo gli incontri di preghiera
interconfessionali, bensì la consacrazione e la conversione della
Russia, la devozione al Cuore Immacolato di Maria ed il Rosario. Il vero
Messaggio di Fatima non è una richiesta di scuse da parte del Papa. E'
la richiesta a Gesù Cristo affinché “perdoni i nostri peccati” e ci
“salvi dalle fiamme dell'inferno”. Non stiamo assistendo ad un nuovo
avvento per l'umanità. Stiamo sul Titanic mentre affonda nell'abisso, ed
il mondo sente la fine imminente anche se continua a far finta di
niente.
Ma neppure gli eventi dell'11 settembre
2001 hanno distolto l'apparato Vaticano dall'attuare quella la Linea del
Partito di Sodano, secondo cui “Fatima appartiene al passato”. Al
contrario, il tentativo di imporre l'Interpretazione di Sodano sulla
chiesa è su Fatima si è più che mai intensificata, come se il Cardinale
Sodano ed altri, avessero all'improvviso compreso che gli eventi dell'11
settembre 2001 potevano in realtà scuotere i Cattolici verso un nuovo
senso di consapevolezza, facendo loro comprendere che Fatima non
è affatto finita, perché non stiamo certo vivendo il trionfo del Cuore
Immacolato ed il periodo di pace promessoci. Bisognava compiere qualcosa
di definitivo per ristabilire la Linea del Partito.
Il 12 settembre 2001, poche ore dopo la
caduta delle Torri Gemelle, l'Ufficio Stampa del Vaticano ha rilasciato
il suo bollettino informativo della giornata: una “Dichiarazione” da
parte della Congregazione per il Clero che non riguardava l'attacco
terroristico, né gli orrendi scandali che emergono ogni giorno dai
ranghi del sacerdozio, né la diffusione dell'eresia e della
disobbedienza tra il clero degli ultimi 40 anni, ma riguardante Padre
Gruner, il “Sacerdote di Fatima”! La Dichiarazione era stata ordinata,
così si leggeva, “per mandato di una più alta
autorità” — termine usato dal Vaticano per indicare il Segretario di
Stato, Cardinale Sodano, e non il Papa (il quale è la più alta autorità).
La Dichiarazione serviva a mettere in
guardia il mondo Cattolico contro una seria minaccia per il bene della
Chiesa; una minaccia di tale intensità che la Congregazione per il Clero
non avrebbe aspettato neanche che la polvere lasciata dalle Torri
Gemelle si depositasse a terra. La minaccia era una conferenza sulla pace mondiale e Fatima a Roma, sponsorizzata dall'apostolato di Padre Gruner.
Si, proprio così: la principale
preoccupazione del Vaticano, ad ore dal peggior attacco terroristico
della storia mondiale, era quella di boicottare una conferenza sulla
pace mondiale e Fatima. Perché? Come dice la “Dichiarazione” la
conferenza “non gode dell'approvazione della legittima autorità
ecclesiastica”. Ovviamente, chi ha pubblicato la Dichiarazione sapeva
abbastanza bene che per il diritto Canonico non è necessaria alcuna
“autorizzazione” per conferenze a cui partecipino elementi del clero e
del laicato. Il Codice di Diritto Canonico promulgato da Papa Giovanni
Paolo II (can. 212, 215, 278, 299) riconosce ai fedeli il diritto di
incontrarsi e discutere di temi che riguardino la Chiesa odierna, senza
che debba essere richiesta alcuna “approvazione”. Ovviamente il
comunicato del Vaticano non cita l'esistenza di tantissime conferenze
senza “approvazione”, tenute da promotori del sacerdozio femminile e di
altre innumerevoli eresie e deviazioni in genere, anche se i
partecipanti a queste conferenze abusano dei loro diritti naturali e
recano un grave danno alla Chiesa. Sarebbe come dire che la conferenza
di Roma, organizzata dall'Apostolato, non ha l'approvazione
dell'associazione Medici Dentisti Italiani. E allora?
Ma non è tutto: La Dichiarazione affermava
anche che Padre Gruner era stato “sospeso” dal Vescovo di Avellino.
Sospeso per cosa? Per niente, apparentemente, dal momento che
non venivano forniti i motivi. La ragione per questa omissione così
curiosa risultava chiara a chiunque conoscesse la storia dei
procedimenti legali contro Padre Gruner: “i motivi” di una tale
sospensione erano talmente ridicoli da rendere la loro pubblicazione
impensabile per via dell'ilarità che avrebbero scatenato.
Come abbiamo fatto notare precedentemente,
l'unico pretesto per questa “sospensione” è il fatto che Padre Gruner
debba ritornare ad Avellino (dove è stato ordinato ne 1976) oppure
venire sospeso. Perché? Perché non era “stato in grado” di trovare un
altro vescovo che lo incardinasse. Ma la “Dichiarazione” non dice che
ben tre vescovi amichevoli hanno offerto la loro incardinazione a Padre
Gruner e gli hanno dato il permesso di continuare a lavorare per il suo
apostolato, ma in tutte e tre i casi queste incardinazione sono state
bloccate (o dichiarate “non esistenti”) da quegli stessi burocrati
Vaticani che ora gli comunicano la “sospensione”. Quindi, Padre Gruner è
“sospeso” per non aver “obbedito” ad un ordine che i suoi stessi accusatori gli impediscono di obbedire.
(Per non menzionare il fatto che il Vescovo di Avellino, al 12
settembre 2001, non aveva alcuna autorità su Padre Gruner, dato che era
stato incardinato in un'altra diocesi.)
Quasi quarant'anni dopo la nuova
“primavera” iniziata col Vaticano II, la Consacrazione della Russia —
non il mondo, non i “giovani in cerca di un perché”, non i
“disoccupati”, ma la Russia — rimane incompiuta. Il mondo
pullula di guerre regionali, di terrorismo islamico e di aborti, e
diventa sempre più chiaro il fatto che ci si sta avvicinando ad
un'apocalisse. I fondamentalisti islamici, che i diplomatici Vaticani
chiamano “i nostri Fratelli Musulmani”, ci odiano e desiderano
soggiogarci od ucciderci secondo i dettami del loro Corano. Dopo
quarant'anni di “dialogo ecumenico” del tutto inutile, le sette
Protestanti sono ancora più decrepite di prima, e gli Ortodossi sono
sempre più saldi nel rifiutare la sottomissione al Vicario di Cristo. La
Chiesa è ferita in profondità dalle eresie e gli scandali che emergono
nelle diocesi di tutto il mondo, ed ha perso tutta la sua credibilità
per via della corruzione del suo elemento umano. Il nuovo orientamento
del Vaticano II è una debacle totale, un fallimento disastroso. Ma in
mezzo a tutte questo caos, a queste morti, eresie, scandali ed apostasie
che raggiungono tutte il loro culmine, il Vaticano ha ritenuto
fondamentale — proprio ora! — mettere in guardia il mondo dalla “minaccia” di Padre Nicholas Gruner.
Pertanto, un giorno dopo l'11 settembre
2001, Padre Gruner — che non ha commesso alcuna offesa contro la fede o
la morale, che ha mantenuto i voti per tutti i suoi 25 anni di
sacerdozio, che non ha mai molestato alcuna donna o alcun chierichetto,
che non ha mai rubato o predicato alcuna eresia — è stato condannato
pubblicamente dinanzi alla Chiesa intera in una Dichiarazione che non
fornisce i motivi per la sua condanna, e che cita come “mandato” quello
di una anonima “più alta autorità” che non ha neanche il coraggio di
nominarsi. A memoria d'uomo, nella Chiesa non si era mai visto un simile
trattamento verso un suo fedele sacerdote. L'ossessione distruttiva che
affligge il Segretario di Stato nei confronti di Padre Gruner — simbolo
della resistenza alla Linea del Partito — ha raggiungo livelli che
rasentano l'oscenità!
Perché? Può solo essere la profonda e
totale antipatia verso il Messaggio di Fatima e tutto quello che esso
implica per il nuovo orientamento della Chiesa, che viene attuato senza
sosta dal Cardinale Sodano (amico di Gorbacev) e dai suoi collaboratori.
Sembra che Fatima li metta in allarme assai più che l'odierna
condizione della Chiesa e del mondo. Ma tale condizione cambierebbe
decisamente per il meglio se solo i persecutori di Padre Gruner facessero
semplicemente quello che La Madonna ha chiesto a Fatima: “Se le Mie
richieste verranno esaudite, molte anime verranno salvate e vi sarà la
pace”.
Ma il Cardinale Sodano ha fatto sicuramente
male i suoi conti. Rilasciare questa condanna del “Sacerdote di Fatima”
senza fondamento e a poche ore dal crollo delle Torri Gemelle, è stato
così improvvido da far riflettere sulla sua inadeguatezza persino coloro
che avrebbero accettato tale “Dichiarazione” senza fiatare. In una
Chiesa sottominata e minacciata al suo interno da chierici traditori in
ogni paese, perché mai l'apparato Vaticano si sarebbe preso la briga di
condannare quest'unico prete, che non è nemmeno accusato di una
specifica trasgressione?
Il capro espiatorio rappresentato da Padre
Gruner si sarebbe rivelato difficile quanto la questione di Fatima.
Contrariamente alle speranze di certi prelati vaticani, la controversia
relativa a Fatima non è cosa da potersi ridurre ad un solo sacerdote.
Nelle settimane che sono seguite alla “Dichiarazione” su Padre Gruner,
altre importanti figure del Cattolicesimo hanno cominciato ad esprimere
seri dubbi sulla Linea del Partito di Sodano sul Terzo Segreto. Non era
più solo Madre Angelica a credere che “non fosse stato rivelato tutto
quello che c'era da sapere”.
Il 26 ottobre 2001, la notizia “ha fatto breccia”, come dicono i giornalisti, quando l'agenzia stampa Inside the Vatican
(insieme ad altri giornali italiani) pubblicò un articolo intitolato
“Il Segreto di Fatima: c'è dell'altro?” L'articolo riferiva che “Sono
giunte notizie che Suor Lucia dos Santos, ultima sopravvissuta dei
veggenti di Fatima, abbia inviato al Papa poche settimane fa una lettera
in cui lo avvertiva chiaramente che la sua vita era in pericolo. Secondo fonti vaticane,
la lettera afferma che gli eventi descritti nel ‘Terzo Segreto’ di
Fatima non si sarebbero ancora verificati, ed è stata consegnata poco
tempo dopo l'11 settembre a Giovanni Paolo II dal vescovo emerito di
Fatima, Alberto Cosme do Amaral”.
Quando gli è stato chiesto della lettera, l'attuale Vescovo di Fatima, Serafim de Sousa Ferreira e Silva “non ha negato che Suor Lucia abbia inviato una lettera al Papa,
ma ha detto (in una tipica distinzione Gesuitica) che ‘non vi sono
lettere da parte della veggente che esprimano il pericolo per la vita
del Papa’”. L'Inside the Vatican riferisce inoltre che “Delle
fonti hanno suggerito che la lettera di Suor Lucia abbia incoraggiato il
Papa a rivelare per intero il Terzo Segreto”, e che nella lettera di
Suor Lucia al Papa “viene detto che contenga l'avvertimento: ‘presto vi
saranno grandi sconvolgimenti e castighi’”.
L'articolo dell'Inside the Vatican
riferisce su di un altro incontro segreto con Suor Lucia — un incontro
che non ha seguito, per una volta, la linea Bertone/Ratzinger. Secondo
l'Inside the Vatican un prete diocesano di nome Don Luigi
Bianchi “afferma di aver incontrato Suor Lucia dos Santos la settimana
scorsa presso il suo convento di clausura a Coimbra, in Portogallo”.
Facendo eco ai sospetti di Madre Angelica, Don Bianchi “ha speculato
sulla possibilità che il Vaticano non abbia rivelato il segreto per intero per evitare di creare il panico e l'ansia tra la popolazione; per non spaventarli”.
Riguardo alla ridicola “interpretazione”
che danno Bertone e Ratzinger del Terzo Segreto — ovvero come profezia
dell'attentato del 1981 alla vita di Papa Giovanni Paolo II — Padre
Bianchi ha affermato che “il messaggio non parla solo di un attentato al
pontefice, ma parla anche di ‘un Vescovo vestito di Bianco’ che cammina
tra le rovine ed corpi di uomini e donne uccisi … questo significa che
il Papa avrà da soffrire enormemente, che alcune nazioni scompariranno,
che molta gente morirà, che si deve difendere l'Occidente dal diventare
Islamizzato. Questo è quello che sta accadendo ai nostri giorni”.
L'Inside the Vatican è stato molto cauto nel riferire, come fa The Fatima Crusader, che a Suor Lucia “ non viene permesso di parlare con nessuno che non abbia precedentemente avuto l'autorizzazione da parte del Vaticano ...”. Per questo motivo, l'Inside the Vatican
ha messo le mani avanti affermando che “Non risulta immediatamente
chiaro se Don Bianchi abbia ricevuto tale approvazione, sia in qualche
modo riuscito ad aggirarla o non abbia per niente incontrato Suor Lucia
come invece egli afferma”. Ma nessuno ha mai negato che l'incontro con
Don Bianchi sia avvenuto, neanche Suor Lucia stessa.
Che parte delle fonti del Inside the Vatican siano all'interno della Curia stessa è stato confermato dalla risposta che dá Ratzinger a questi sviluppi. L'Inside the Vatican
lo cita testualmente nei riguardi di “alcune notizie circa una lettera
che sarebbero la continuazione di una ‘vecchia polemica alimentata da
persone di dubbia credibilità’, con l'obiettivo di ‘destabilizzare l'equilibrio interno della Curia Romana
e di recare disturbo al popolo di Dio’”. Si noti tuttavia, che neanche
il Cardinale Ratzinger nega l'esistenza di una lettera inviata da Suor
Lucia al Papa.
L'affermazione del Cardinale Ratzinger è
piuttosto significativa. Come potrebbero delle persone di “dubbia
credibilità”, destabilizzare “l'equilibrio interno della Curia Romana”?
Se la loro credibilità è così dubbia, la Curia Romana sarebbe assai
difficilmente destabilizzata dalle loro affermazioni. E chi sarebbero
poi queste persone di “dubbia credibilità”? L'Inside the Vatican
suggerisce che il Cardinale Ratzinger si riferisse a Padre Gruner. Ma
che dire di Madre Angelica? E di Don Bianchi? E dell'editore di Inside the Vatican stesso,
Robert Moynihan, che fa parte ovviamente dell'apparato Vaticano, come
lo stesso titolo del suo giornale fa chiaramente intendere? E che dire
dei milioni di fedeli Cattolici che sono convinti che non tutto sia
stato detto in merito a Fatima e per i quali le affermazioni di Mons.
Bertone e del Cardinale Ratzinger, secondo cui Fatima “appartiene al
passato” e l'avvertimento di una grande castigo celeste contro la Chiesa
ed il mondo non deve più essere ascoltato, sono perlomeno sospette?
Quale serio Cattolico crederebbe mai a tutte queste sciocchezze, dato lo
stato del mondo in cui ci troviamo?
Malgrado il sistematico tentativo di
imporre la Linea del Partito di Sodano (un tentativo che ora comprende
tra i suoi mezzi l'uso di una dichiarazione di stampo stalinista con cui
si relega Padre Gruner ad uno status di “non persona” all'interno della
Chiesa), milioni di Cattolici di tutto il mondo continuano a chiedersi
cosa vogliano dire le parole che hanno seguito la frase “In Portogallo
si conserverà sempre il dogma della fede ecc.” Perché i l'MDF
non esamina questa frase ma anzi ne rifugge, rimuovendola dal Messaggio
di Fatima e piazzandola in una semplice nota a piè di pagina? Cosa è
accaduto alle parole mancanti della Vergine Maria? Dov'è la conversione
della Russia che era stata promessa? Perché non vi è un periodo di pace
come promesso al mondo dalla Vergine?
Alla luce di queste domande che rimanevano
senza risposta, l'apparato Vaticano ha compiuto un altro tentativo per
spegnere le sempre più crescenti speculazioni su un tale insabbiamento,
prima che la bolla scoppiasse del tutto e divenisse incontrollabile.
L'affermazione fatta dal Cardinale Ratzinger su di una destabilizzazione
della Curia indica che la Linea del Partito su Fatima sta ora trovando
un opposizione all'interno della Curia Romana stessa, forse per via
della crescente destabilizzazione del mondo in generale; una cosa che
mal si concilia con l'opinione di Ratzinger/Bertone/Sodano secondo cui
gli avvertimenti di Fatima apparterrebbero al passato.
Questa volta, lo stratagemma congegnato
sarebbe stata una intervista segreta concessa da Suor Lucia nel suo
convento, a Coimbra. L'intervista è stata condotta il 17 novembre 2001
dall'Arcivescovo Tarcisio Bertone (Segretario della Congregazione per la
Dottrina della Fede), ma per qualche motivo niente è stata pubblicato
per quasi un mese. Infatti solo il 21 dicembre 2001 l'Osservatore Romano
ha pubblicato il breve comunicato di Bertone circa l'incontro,
intitolato “Incontro di Sua Eccellenza Mons. Tarcisio Bertone con Suor
Maria Lucia di Gesù e il Cuore Immacolato”, seguito da una traduzione
Inglese nell'edizione Inglese dell'Osservatore Romano del 9 gennaio 2002.
La sostanza del comunicato è che, secondo
Bertone, Suor Lucia afferma che la consacrazione del mondo del 1984 può
essere considerata sufficiente come consacrazione della Russia, e che
“tutto è stato pubblicato; non c'è più nulla di segreto”. Come
abbiamo dimostrato nel Capitolo 6, la prima affermazione contraddice
tutto quello che Suor Lucia ha affermato al contrario durante gran parte
degli ultimi 70 anni. L'ultima affermazione è presentata come la
risposta di Suor Lucia alla domanda sul Terzo Segreto — ma la domanda,
abbastanza stranamente, non viene pubblicata.
Ora, quando un giornale o una rivista
pubblicano un intervista con una persona famosa, il lettore si aspetta
giustamente una serie di domande complete seguite da risposte
altrettanto complete, affinché il lettore possa valutare egli stesso —
nel più pieno contesto — ciò che l'intervistato aveva da dire con le sue stesse parole. Non
in questo caso. Anche se veniamo informati che Mons. Bertone e Suor
Lucia hanno conversato per “più di 2 ore”, Mons. Bertone fornisce solo
un riassunto della conversazione, con pochi sprazzi di parole attribuite
di Suor Lucia. Non viene fornita alcuna trascrizione, né video né
audio, dell'incontro durato più di 2 ore. Infatti, meno del 10% delle
parole che vengono citate come provenienti da Suor Lucia hanno a che
fare con lo scopo dell'incontro, ovvero quello di rispondere ai continui
dubbi nelle menti di milioni di Cattolici circa la Consacrazione della
Russia e la completezza della rivelazione del Terzo Segreto da parte del
Vaticano.
Ormai dovremmo essere adusi alle continue
irregolarità e scorrettezze con cui il Vaticano gestisce Suor Lucia, e
questa “intervista”, così elusiva e tardiva, non fa eccezione. Il
comunicato di Mons. Bertone dimostra come Suor Lucia venga ancora
trattata come se fosse parte del Programma Federale di Protezione
Testimoni del FBI. Certo, ovviamente Suor Lucia è una suora di clausura.
Ma un intervista è un intervista, e due ore di colloquio sono pur
sempre due ore di colloquio. Dov'e' quindi l'intervista, e cos'è
successo alla conversazione di 2 ore? E come possiamo accettare questo
curioso surrogato di intervista pretendendo che Suor Lucia ci abbia
detto tutto quello che c'era da sapere sul Messaggio di Fatima? Se ci
avesse detto tutto quello che sa, allora non ci sarebbe niente da
nascondere. E se non c'è niente da nascondere, perché non pubblicare
tutto quello che le è stato chiesto e tutto quello a cui lei ha risposto
durante quelle 2 ore? Infine, perché non permettere semplicemente a
Suor Lucia di parlare al mondo di persona, quando e come vuole, affinché
possa rispondere alle domande?
Ma malgrado la pubblicazione dell'MDF,
un documento che doveva essere l'ultima parola su Fatima, che avrebbe
dovuto rivelare tutto ciò che ancora doveva essere rivelato, Suor Lucia
viene tenuta ben lontano da microfoni aperti e da testimoni neutrali. E'
tuttora stata del tutto invisibile durante la “rivelazione” delle
visioni contenute nel Terzo Segreto tra il maggio e il giugno 2000. Ed
essa rimane invisibile oggi, anche se — come dice la Linea del Partito —
Fatima “appartiene al passato”.
Esaminerò in breve i particolari dell'“intervista” del novembre 2001 — incluse le considerevoli quarantadue parole attribuite a Suor Lucia stessa circa gli argomenti discussi durante la presunta conversazione di due ore. Ma
prima devo far notare che il comunicato di Mons. Bertone sottomina la
propria stessa credibilità quasi immediatamente quando asserisce ciò che
segue, “Passando al problema della terza parte del segreto di Fatima,
[Suor Lucia] afferma che ha letto attentamente e meditato il fascicolo
pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede [ovvero l'MDF], e conferma tutto ciò che e' scritto”.
E' palesemente un inganno. Solo per cominciare, Mons. Bertone vorrebbe far credere ai fedeli che:
- Suor Lucia “conferma” la conclusione del MDF secondo cui la visione contenuta nel Terzo Segreto incorpora immagini che Suor Lucia “può avere visto in libri di pietà” e le sue stesse “intuizioni di fede”. In altre parole Suor Lucia “conferma” di essersi inventata tutto.1
- Suor Lucia “conferma” il plauso che il Cardinale Ratzinger fa del Gesuita modernista Edouard Dhanis definendolo un “eminente studioso” di Fatima, anche quando Dhanis ha liquidato ogni aspetto profetico del Messaggio di Fatima, dalla visione dell'inferno alla predizione della seconda guerra mondiale, alla consacrazione e conversione della Russia, definendole “fabbricazioni mentali” (di questo parleremo abbondantemente più avanti).
- Suor Lucia “conferma” di essere in sostanza, solamente un falsario, ma molto pio e sincero, che ha solo immaginato che la Vergine Maria le abbia chiesto la consacrazione e la conversione della Russia, cosicché l'MDF è nel giusto quando considera questi elementi chiave del Messaggio di Fatima come se non esistessero.
Ora, rendiamoci ben conto di
questo: quando un funzionario Vaticano, non importa di che statura egli
sia, viene in un convento di clausura e dichiara che una suora di 94
anni “conferma tutto ciò che è scritto”, riguardo ad un documento di
quaranta pagine che egli stesso ha pubblicato, una mente razionale si
aspetterebbe un minimo in più di prove per corroborare una tale
affermazione. E a maggior ragione quando il documento di quaranta pagine
suggerisce assai gentilmente, che la suora in questione è una pia
bugiarda e ha tenuto inutilmente la Chiesa col fiato sospeso per più di
80 anni.
Solamente su queste basi, si dovrebbe
concludere che l'ultima e segreta intervista di Suor Lucia non è altro
che il solito tentativo di manipolare ed usare un testimone prigioniero,
a cui tuttora viene impedito di farsi avanti e di parlare in libertà ai
fedeli usando parole sue. L'ultima veggente di Fatima è ancora
sottoposta ad interviste da reclusa, durante le quali essa è circondata
da ammaestratori, che poi riportano le sue “testimonianze”, usando
qualche sua frase qua e la — una risposta senza la domanda, una domanda
senza risposta. E ora ci viene chiesto di credere che Suor Lucia, la
veggente di Fatima prescelta dal Cielo, concorda con “tutto ciò [che è
contenuto]” in un “commentario” neo-modernista di 40 pagine il quale,
come anche il Los Angeles Times ha fatto notare, ha “gentilmente smascherato l'impostura del culto di Fatima”.
Mentre è ormai evidente che questa
“intervista” del 17 novembre 2001 è decisamente sospetta, c'è sempre
l'obbligo di dimostrare i fatti in un'ottica più ampia, al fine di una
completa documentazione storica.
Per iniziare, l'intervista di Bertone è
stata condotta espressamente per rimuovere i dubbi che emergevano tra i
fedeli nei riguardi dell'evidente campagna del Vaticano per seppellire
il Messaggio di Fatima nel cestino della storia. Come ammette lo stesso
comunicato di Mons. Bertone:
Nei mesi scorsi, sopratutto dopo il triste evento dell'attentato terroristico dell'11 settembre scorso, su giornali italiani ed esteri sono comparsi articoli riguardanti presunte nuove rivelazioni di Suor Lucia, annunci di lettere monito al Sommo Pontefice, reinterpretazioni apocalittiche del messagio di Fátima.Si è inoltre ribadito il sospetto che la Santa Sede non abbia pubblicato il testo integrale della terza parte del ‘segreto’, ed alcuni movimenti ‘fatimiti’ hanno ripetuto l'accusa che il Santo Padre non ha ancora consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria.Si è perciò ritenuto necessario incontrare Suor Lucia...
Vogliamo qui ricordare
quali sono le promesse del Messaggio di Fatima, qualora le richieste
della Vergine vengano soddisfatte, e gli avvertimenti sulle conseguenze
per non aver adempiuto a tali richieste:
Le promesse:
Se la Russia viene consacrata al Cuore Immacolato —
- Il Cuore Immacolato trionferà,
- La Russia sarà convertita,
- Molte anime saranno salvate dall'inferno (che fu mostrato ai 3 veggenti in una terrificante visione),
- Un periodo di pace verrà garantito all'umanità.
Gli avvertimenti:
Se la Russia non verrà consacrata al Cuore Immacolato —
- La Russia diffonderà i propri errori in tutto il mondo,
- Vi saranno guerre e persecuzioni contro la Chiesa;
- I buoni saranno martirizzati,
- Il Santo Padre avrà molto da soffrire,
- E molte nazioni verranno annientate.
Mentre il compimento della profezia di Fatima è inevitabile — “alla fine, il Mio Cuore Immacolato trionferà, il Santo Padre consacrerà la Russia a Me, ed essa sarà convertita, ed un periodo di pace verrà garantito all'umanità”
— la domanda che ci poniamo oggi è se il mondo dovrà prima avere a
soffrire in pieno i castighi profetizzati, inclusi la distruzione di
intere nazioni, un evento chiaramente suggerito dalla visione nel Terzo
Segreto della città in rovine fuori dalla quale il Papa viene ucciso.
Come avvertiva Suor Lucia al Papa nella lettera datata 12 maggio 1982
(ad un anno esatto dal tentato omicidio di Piazza San Pietro) e
riprodotta dall' MDF stesso:
E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi.2 Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, ecc. E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo.
L'intervista di
Bertone, tuttavia, ha mancato di rivolgersi all'ansietà pubblica e
continua nella Chiesa Cattolica riguardo a questi avvertimenti divini,
così importanti, di Fatima. Al contrario, Mons. Bertone ha arrischiato
la sua intera posizione, e quindi il destino del mondo intero, alla
Linea del Partito, alla quale egli ha ormai aderito completamente con la
sua assurda affermazione contenuta nel commentario da lui stesso
scritto: “La decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere
pubblica la terza parte del ‘segreto’ di Fatima chiude un tratto di
storia, segnata da tragiche volontà umane di potenza e di iniquità ...”
Quindi, l'intervista di Bertone ha un unico scopo: persuaderci che la
pace del mondo sia a portata di mano, che gli eventi di Fatima siano
conclusi e che possano essere serenamente consegnati alla storia.
Esaminiamo le circostanze dell'intervista
con riferimento agli standard di attendibilità che qualsiasi tribunale
civile richiederebbe per accettare una testimonianza di un qualsivoglia
testimone. Non voglio qui suggerire che Suor Lucia possa essere soggetta
a qualcosa di simile ad una citazione in giudizio, ma solo dire che
coloro i quali propongono l'ultima “testimonianza di Suor Lucia”
dovrebbero perlomeno soddisfare questi minimi requisiti se vogliono
farci credere nella loro sincerità.
Prima circostanza sospetta: Anche
se Suor Lucia è disponibile a testimoniare di persona, non viene mai
introdotta come testimone diretto da colui che ne controlla le visite e
la vita in generale, ovvero il Cardinale Joseph Ratzinger.
Il comunicato di Bertone rivela che Suor Lucia potrebbe addirittura non aver parlato con l'Arcivescovo Bertone senza permesso da parte del Cardinale Ratzinger. Questo conferma quello che il The Fatima Crusader ha sempre detto per anni e che il summenzionato articolo dell'Inside the Vatican fa
notare: nessuno può mai parlare con Suor Lucia senza il permesso del
Cardinale. Questa è una ben curiosa restrizione alla libertà di un
testimone il quale, così ci viene detto, non ha niente da aggiungere a
quello che ha già detto.
Secondo i requisiti minimi standard di
credibilità nei processi di diritto civile, ai testimoni viene richiesto
di testimoniare di persona, se presenti, affinché le parti in causa, i
cui diritti potrebbero essere intaccati dalla testimonianza, possano
avere l'opportunità di porre domande ai testimoni. Se una parte ha il
controllo di un testimone ma si rifiuta di produrlo, i giudici
istruttori possono istruire la giuria affinché tengano conto del fatto
che il testimone potrebbe essere sfavorevole a quella parte.
Tutto ciò ha un senso: una parte non eviterebbe di certo di produrre un
testimone a lei favorevole, ma assai difficilmente ne produrrebbe uno a
lei contrario.
Suor Lucia è disponibile a “prendere il suo
posto” nel banco dei testimoni della storia nel Caso di Fatima. Non è
costretta a letto, malata o comunque impossibilitata a mostrarsi in
pubblico. Al contrario, il comunicato di Bertone afferma che alla data
dell'intervista segreta Suor Lucia era “apparsa in ottima forma, lucida e
vivace”. Perché questa lucida e vivace testimone, che è disponibile a
testimoniare, non viene prodotta dalla parte che ne ha il controllo?
Perché l'ultima sua “testimonianza” è stata ottenuta a porte chiuse e
nella forma di un comunicato di seconda mano da parte dell'Arcivescovo
Bertone?
Che cosa accadrebbe in una causa di diritto
civile se una delle parti avesse offerto un rapporto frammentario sulla
deposizione di un testimone chiave, quando il testimone stesso avrebbe
potuto facilmente e prontamente rispondere di persona? La giuria avrebbe
concluso giustamente che c'era qualcosa da nascondere. Nel Caso di
Fatima, l'implicazione sta nel fatto che Suor Lucia è stata tenuta
lontano dal “banco dei testimoni” perché la sua deposizione, dal vivo ed
incontrollata, avrebbe rovinato la Linea del Partito di Sodano. Se Suor
Lucia potesse essere usata per appoggiare la Linea del Partito su
Fatima, allora sarebbe stata sicuramente usata di persona molto tempo
addietro, e abbastanza distesamente, dinanzi alla Chiesa ed al mondo.
Invece, è Mons. Bertone, e non Suor Lucia, che sta testimoniando!
Ma anche se assumiamo che Suor Lucia è
ammalata o comunque indisponibile a testimoniare, le altre circostanze
della presunta intervista non sono in grado di rimuovere i dubbi di un
eventuale lettore imparziale. Analizziamo questi dubbi:
Seconda circostanza sospetta: L'intervista
con la suora novantaquattrenne è stata condotta di segreto
dall'Arcivescovo Bertone, una figura autorevole con un chiaro motivo per
manipolare il testimone.
In sede civile si presume che una persona
autorevole o potente possa estrarre informazioni da una persona molto
anziana esercitando su di essa una decisiva influenza, che può essere
paragonabile al carisma o al potere esercitato da un pubblico ministero.
In questo caso, l'Arcivescovo Bertone è chiaramente parte dominante
grazie all'autorità derivatagli da un titolo del Vaticano, mentre Suor
Lucia non solo è molto anziana ma ha anche fatto voto di santa
obbedienza alle richieste dei propri superiori, dai quali è stata
circondata per due ore durante l'intervista.
Per di più, Mons. Bertone stava
lapalissianamente difendendo la propria credibilità attraverso tale
“intervista”, contro l'insorgente scetticismo della pubblica opinione
nei confronti della Linea del Partito secondo cui Fatima è finita. Dopo
quello che è successo recentemente nel mondo, l'assurda affermazione
dell'Arcivescovo Bertone, secondo il quale la decisione di pubblicare
la visione del Terzo Segreto “chiude un tratto di storia, segnata da
tragiche volontà umane di potenza e di iniquità...” ha subito una
pesante perdita di credibilità. Mons. Bertone, essendo solo un uomo,
avrebbe avuto ogni genere di motivo per indurre Suor Lucia a confermare
la propria ridicola pretesa di un mondo finalmente in pace per mezzo del
grande “compimento” del Terzo Segreto nel 1981, quando il Papa
sopravvisse al tentato omicidio. (Anche un commentatore di una radio
laica, Paul Harvey, è stato particolarmente sprezzante nei confronti
dell' “Interpretazione” del Terzo Segreto da parte di Ratzinger/Bertone —
MDF.)
In queste circostanze, il fatto che Mons.
Bertone conduca l'“intervista” e poi riporti i suoi contenuti è simile
al comportamento di un pubblico ministero che interroga un testimone
chiave e poi testimonia al posto suo, mentre il testimone è fuori
dall'aula. Oggettivamente, Mons. Bertone era l'ultima persona che
avrebbe dovuto condurre l'intervista. La Chiesa ed il mondo hanno il
diritto di ascoltare di persona questo testimone vitale, piuttosto che
ricevere un rapporto da un giudice parziale con un'ascia in mano.
Terza circostanza sospetta: Il comunicato di Bertone è estremamente breve, dato che occupa un mero quarto di pagina sull'Osservatore Romano. Ma il comunicato afferma che l'intervista è andata avanti per “più di 2 ore”.
Di che cosa hanno discusso Bertone e Suor
Lucia per più di due ore, dato che l'intero comunicato può essere letto
in meno di 2 minuti? Un normale discorso di 1 ora potrebbe essere
trascritto in 14 pagine dattiloscritte; un discorso di due ore avrebbe
richiesto almeno 28 pagine, o comunque circa 14.000 parole.
Invece, il comunicato di Bertone, che riguarda una presunta intervista di due ore, consiste di solamente 427 parole teoricamente tutte di Suor Lucia. Ma da queste 427 risulta che:
- 158 parole: una testuale citazione dell'opinione del Cardinale Ratzinger, apparsa nell'MDF, che la frase “Il Mio Cuore Immacolato trionferà” (dalla quale, come abbiamo visto, il Cardinale ha incredibilmente rimosso le parole “alla fine”) non si riferisce ad eventi futuri ma al fiat di Maria nell'acconsentire di essere la Madre di Dio 2000 anni fa.
Ora ci viene chiesto di
credere che Suor Lucia “conferma” che quando Nostra Signora di Fatima
predisse quattro eventi futuri ben distinti — “alla fine il Mio Cuore
Immacolato trionferà. Il Santo Padre consacrerà la Russia a Me, la quale sarà convertita, ed un periodo di pace sarà garantito
al mondo” — Ella stava in realtà riferendosi all'Annunciazione avvenuta
nell'anno 1 a.C.! La Lucia di Bertone sembra inoltre “confermare”
l'omissione, effettuata dal Cardinale Ratzinger, di parole chiave dal
testo della profezia di Nostra Signora, come “alla fine”.
Facciamo notare che la trascrizione letterale, delle 158 parole parola per parola, dell'MDF
include una citazione di Giovanni 16:33. O Suor Lucia ha sviluppato
all'improvviso una notevole memoria fotografica all'età di 94 anni,
oppure qualcuno ha aggiunto la citazione alla sua “risposta” — insieme
alla citazione delle sacre scritture. (O forse l'MDF è stato posto dinanzi a Suor Lucia affinché lo leggesse ad alta voce per “obbedire” ai suoi superiori.)
- 93 parole: l'importanza del cuore che Suor Lucia vide nella mano destra della Vergine durante le apparizioni a Fatima.
Il comunicato di Bertone ci
informa che questo particolare, aggiunto da Suor Lucia al Messaggio di
Fatima, non “era mai stato pubblicato”. E' un dettaglio molto
interessante, ma cosa ha a che fare con lo scopo dell'intervista per il
quale Bertone ha viaggiato fino in Portogallo così precipitosamente?
Notate anche come improvvisamente il
comunicato annunci questo nuovo dettaglio con grande eccitazione,
addirittura in corsivo. Suor Lucia è tornata improvvisamente ad essere
di nuovo la veggente affidabile, del tutto diversa dalla fanciulla del
Cardinale Ratzinger che si inventa cose lette su libri di pietà.
Ovviamente, questo è un dettaglio studiato per distrarre il lettore
dall'argomento principale.
- 58 parole: Suor Lucia nega le notizie che la stampa ha dato, secondo cui ella “è molto preoccupata degli ultimi avvenimenti, e non dorme più, ma prega giorno e notte”.
Di nuovo, qui si va oltre il
punto della questione. Ma ad ogni modo la risposta che dà la Lucia di
Bertone è piuttosto frivola: “Come potrei pregare durante il giorno, se
non riposassi di notte?” Ovviamente nessuno le ha mai detto che ella non
dorme mai. Un'altra distrazione.
Vengono poi attribuite a Suor Lucia queste
parole: “Quante cose mi mettono in bocca! Quante cose mi fanno fare!”
Sì, ma chi è che mette in bocca queste false parole e le ascrive azioni
che non ha mai compiuto? Sono forse quei testimoni obiettivi di cui
abbiamo parlato prima, che hanno parlato a Suor Lucia apertamente e
durante dei momenti in cui non è controllata, oppure le figure che
circondano Suor Lucia durante l'interrogazione segreta di Bertone?
Il lettore noterà che la Lucia di Bertone
non nega mai di essere preoccupata per i recenti avvenimenti. Chiunque
sano di mente lo sarebbe e come. E ancora, non le viene mai chiesto niente sull'urgente lettera al Papa (la chiameremo prima evidente omissione nell'intervista) o il suo faccia a faccia con Don Bianchi durante il quale, secondo Bianchi, ella avrebbe espresso dubbi sull'interpretazione di Bertone/Ratzinger del Terzo Segreto. (Seconda evidente omissione)
- 40 parole: l'effetto che hanno avuto le visioni sulla vita di Suor Lucia.
Che cosa ha a che fare questo
con lo scopo della segreta intervista in convento, fatta con tanta
urgenza? Suor Lucia ha già affrontato esaustivamente questo argomento
nelle sue voluminose memorie. Per questo motivo un funzionario Vaticano ha viaggiato fino in Portogallo per parlarle 2 ore?
- 23 parole: Suor Lucia nega di aver ricevuto una nuova visione.
Stranamente, mentre la Lucia di Bertone
nega di aver avuto una nuova visione dal Cielo, nello stesso comunicato
ella dichiara — contrariamente a tutte le sue altre precedenti
testimonianze — che la consacrazione del mondo del 1984 è “stata
accettata dal Cielo” (vedi le sue presunte parole al riguardo più avanti
sotto il paragrafo “21 parole sulla Consacrazione della Russia”). Come potrebbe esserne certa, se non avesse ricevuto una nuova visione?
- 13 parole: Suor Lucia dice che la comunità del Carmelo ha rigettato i moduli per la raccolta delle firme che l'apostolato di Padre Gruner aveva fatto circolare per la Consacrazione della Russia.
E allora che ci dice su di essa? Cosa ci dice sulla Consacrazione della Russia? E' fatta o no?
Fino a questo punto, 385 delle 427 parole
attribuite a Suor Lucia nel comunicato sono solo citazioni letterali. Ci
rimangono solo 42 parole per affrontare le domande poste da milioni di
Cattolici.
Sí, incredibile a dirsi, il comunicato di Bertone, così baldanzosamente pubblicizzato, contiene solo quarantadue parole di
“Suor Lucia” al riguardo delle problematiche — la Consacrazione della
Russia e la rivelazione del Terzo Segreto — che avrebbero forzato
Bertone a viaggiare fino al convento di Coimbra. Ecco in dettaglio le 42
parole:
- 10 parole riguardanti (così ci viene detto) il Terzo Segreto: “Tutto è stato pubblicato. Non c'e' più nulla di segreto”.
La domanda che ha generato
questa risposta non ci viene data. Invece, il comunicato di Bertone
dichiara: “A chi affaccia il dubbio che sia stato nascosto qualcosa del
‘terzo segreto’ risponde …” seguito dalle dieci parole sopra citate.
Risponde a cosa? Che cosa è stato chiesto esattamente a
Suor Lucia riguardo alla piena rivelazione della visione del Terzo
Segreto? Quale era l'esatto contesto della domanda? E perché non le è
stata posta la domanda che milioni di fedeli in tutto il mondo si
chiedono: Dove sono le parole di Nostra Signora che seguono la frase “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede ecc.”? Questa è la terza evidente omissione.
Se si fa caso, il nocciolo della questione è
che non sembra che a Suor Lucia venga posta alcuna domanda precisa al
riguardo:
- Quali sono le parole della Madonna che seguono “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede ecc.”?
- Non c'erano parole della Vergine Maria a spiegazione della visione del “Vescovo vestito di Bianco” visto nel Terzo Segreto?
- Il Terzo Segreto include forse un testo separato che spiega la visione del “Vescovo vestito di Bianco”?
- Che cosa ha da dire sulle affermazioni di numerosi testimoni (incluso il vescovo di Fatima ed il Cardinale Ottaviani) secondo cui il Terzo Segreto era scritto su un singolo foglio di carta al contrario di quello, composto da 4 pagine, sul quale è descritta la visione del “Vescovo vestito di Bianco”?
Tutti questi particolari sono
evitati ad arte. Non ci viene dato neanche il testo di una delle
domande che sono state poste. Questa è la quarta evidente omissione.
- 11 parole sull'interpretazione del Terzo Segreto di Bertone/Ratzinger: “Non è vero. Confermo pienamente l'interpretazione [del Terzo Segreto] data nell'anno giubilare”.
Qui Suor Lucia nega
evidentemente gli articoli apparsi sui media che riportavano i suoi
dubbi espressi a Don Luigi Bianchi e Padre Jose dos Santos Valinho
sull'interpretazione del Terzo Segreto data dal Commentario. Ma Bertone non ha mai chiesto a Suor Lucia della sua lettera al Papa,
come riportato da Don Bianchi, né ella nega il suo faccia a faccia con
Don Bianchi al convento di Coimbra ed il fatto che essi avevano discusso
dell'interpretazione del Terzo Segreto data da Sodano.
Si esige che crediamo che Lucia concorda
sul fatto che il Terzo Segreto si è compiuto con il fallito attentato
contro Papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981, anche se il Commentario
stesso include la lettera di Suor Lucia al Papa datata 12 maggio 1982 —
un anno dopo — la quale non dice niente del tentativo, ma piuttosto
demolisce la Linea del Partito quando ella Lo avvertiva che “Non abbiamo ancora visto il compimento della parte finale della profezia”. Come fatto notare, nella stessa lettera Suor Lucia non fa alcuna connessione tra l'attentato ed il Terzo Segreto.
- 21 parole sulla Consacrazione della Russia: “Ho già detto che la consacrazione desiderata da Nostra Signora è stata fatta nel 1984, ed è stata accetta al Cielo”.
Queste parole sono state in
teoria pronunciate da Suor Lucia in risposta alla domanda: “Che cosa
dice delle ostinate affermazioni di Padre Gruner che raccoglie firme
perché il Papa faccia finalmente la consacrazione della Russia al Cuore
Immacolato di Maria, che non è mai stata fatta?”
Per prima cosa, che il Segretario della CDF
viaggi sino a Coimbra per avere dei commenti su Padre Gruner da poter
poi diffondere in tutta la Chiesa è la dimostrazione drammatica più
evidente del fatto che l'apparato Vaticano vede l'apostolato di Padre
Gruner come la principale fonte dell'opposizione alla Linea del Partito.
Inoltre, che cosa intende “Suor Lucia”
quando afferma che la consacrazione del mondo è stata “accetta” dal
Cielo come consacrazione della Russia? Questa “Suor Lucia” sta forse
affermando che il Cielo ha “accettato” un compromesso imposto dai
diplomatici del Vaticano? E da quando in qua il Cielo accetterebbe un
mero sostituto umano ad un atto preciso richiesto da Dio Stesso? In più,
come avrebbe saputo “Suor Lucia” ciò che il Cielo ha o non ha
“accettato”, dal momento che, come afferma Mons. Bertone, non ha più
ricevuto nuove rivelazioni?
Ora, può anche essere che Dio “accetta” il
nostro rifiuto ad esaudire il Suo volere, nel senso che Dio ci da la
libertà di disobbedirGli sulla base del libero arbitrio. Ma è ben altra
cosa dire che quel che Dio “accetta”, sia di Suo gradimento.
Affermando che l'atto della consacrazione
del mondo del 1984 è stato “accettato” Suor Lucia non dice niente di più
che il fatto che esso è stato “accettato”, come lo fu la consacrazione
del mondo nel 1942 compiuta da Pio XII, che sicuramente ridusse la
durata della Seconda Guerra Mondiale, ma che non esaudì in pieno le
richieste della Madonna di Fatima. Forse Suor Lucia stava cercando di
rispondere alla domanda in un modo che soddisfacesse il suo
interlocutore, Mons. Bertone, ma allo stesso tempo tentava di dirci che
mentre ciò che era stato “accettato” poteva forse dare qualche beneficio
al mondo, questo non sarebbe stato certo il periodo di pace promesso
dalla Vergine di Fatima se le Sue precise richieste fossero state
esaudite? Dato che questo periodo di pace non si è verificato, possiamo
desumerne che anche se il Cielo ha “accettato” la cerimonia del 1984 per
quello che valeva, non l'ha però considerata degna di essere
considerata il compimento delle specifiche richieste della Madonna di
Fatima. Non ha importanza quali cariche rivestano il Mons. Bertone ed i
suoi collaboratori Vaticani, essi non possono semplicemente affermare
l'esistenza di un qualcosa che i nostri stessi sensi ci dicono non
esistere: la conversione della Russia al Cuore Immacolato di Maria ed il
periodo di pace mondiale che ne seguirebbe.
Ad ogni modo, abbiamo già abbondantemente
dimostrato che Suor Lucia ha testimoniato in varie e documentate
occasioni, che le cerimonie di consacrazione del 1982 e del 1984 non
erano sufficienti a rispettare le richieste della Madonna, perché in
entrambe le occasioni la Russia non era stata menzionata e non vi aveva
partecipato l'episcopato mondiale. Secondo l'intervista di Bertone
tuttavia, la testimone ha cambiato la sua testimonianza, ed ora afferma
che la consacrazione del 1984 è “stata accetta al Cielo”.
Che cosa significhi “accetta al Cielo”, non
lo sa nessuno. Forse il Cielo ha deciso di “accettare” qualcosa in meno
di quello richiesto dalla Madonna di Fatima, dopo lunghe negoziazioni
con il Cardinale Sodano in persona?
In ogni caso, va fatto notare che a Suor Lucia non viene chiesto niente riguardo alle sue precedenti affermazioni in contrasto con la sua nuova opinione, e non le viene chiesto di chiarire questo suo presunto cambiamento di rotta. Questa è la quinta evidente omissione.
Dobbiamo quindi supporre che niente di quello che ha affermato in
passato sia da prendere sul serio, e che solo quando ella parla in segreto all'Arcivescovo Bertone stia dicendo la verità in merito a Fatima?
E' piuttosto significativo che la Lucia di Bertone non ci dica dove, come e quando ella
abbia “già detto” che la consacrazione del 1984 che prima considerava
inaccettabile, sia diventata adesso accettabile. Perché una tale
vaghezza, quando Bertone aveva tutti i motivi e i modi per chiudere
finalmente la questione per mezzo della testimone chiave? Perché non le
ha chiesto, per esempio, di autenticare le varie lettere scritte al
computer, che cominciarono misteriosamente ad apparire accompagnate
dalla sua presunta firma nel 1989, lettere in cui lei asseriva che la
consacrazione era stata compiuta nel 1984?
E' questa la cosa più strana: come abbiamo già detto, l'MDF
stesso si riferisce interamente ad una di queste dubbie lettere, datata
8 novembre 1989, come prova che la consacrazione è stata compiuta. Ma
la credibilità della lettera si esaurisce del tutto per via della sua
falsa affermazione che Papa Paolo VI avrebbe consacrato il mondo al
Cuore Immacolato durante la sua breve visita a Fatima nel 1967 — una
consacrazione che non è mai accaduta, come Suor Lucia certamente sapeva
dato che era presente alla visita del Papa. Perché Bertone non
compie alcun tentativo per autenticare questa lettera così di Suor
Lucia, dubbia — l'unica prova che viene citata dal MDF?
Fa luce sulla questione il fatto che
l'apostolato di Padre Gruner ha pubblicato le prove che quella lettera
(il cui destinatario, Walter Noelker, non viene nemmeno citato nell'MDF ) sia in realtà un falso. La prova è stata pubblicata nel numero 64 del The Fatima Crusader, del quale circa 450.000 copie erano in circolazione all'epoca dell'intervista di Bertone con Suor Lucia nel novembre 2001.
Mons. Bertone era sicuramente a conoscenza che il The Fatima Crusader
aveva smascherato la frode relativa a questa falsa lettera del 1989,
ciò nonostante non ha chiesto a Suor Lucia di autenticare o meno la
lettera, infliggendo quindi al contempo un colpo assai duro alla
credibilità dell'apostolato di Padre Gruner. Evitare di porre una
domanda di questo genere non è stata certo una leggerezza, dato che il vero motivo
per cui Mons. Bertone ha condotto quest'intervista a Suor Lucia era
proprio quello di confutare le posizioni di Padre Gruner e del suo
apostolato.
Perché sprecare un'opportunità così
vantaggiosa di usare Suor Lucia, la sua “testimone chiave”, per smentire
le affermazioni di Padre Gruner secondo cui la lettera del 1989 era un
falso? Ovvio, perché Mons. Bertone sapeva che la lettera è
veramente un falso, e quindi non avrebbe mai osato chiedere apertamente a
Suor Lucia di autenticarla durante la sua intervista. Questa è la sesta evidente omissione.
Così si arriva quindi alla somma totale di
42 parole che Suor Lucia avrebbe pronunciato durante un'intervista di
due ore riguardo ad una delle più grandi controversie nella storia della
Chiesa. Ci viene chiesto di accettare queste quarantadue parole da un
testimone prigioniero, come fossero la fine della storia di Fatima.
Queste parole avrebbero dovuto, in teoria, sgombrare tutti i dubbi, le
domande e le paure di milioni di fedeli — anche se la Russia è
evidentemente mancata alla conversione e le forze di violenza e
ribellione contro Dio e la Sua legge si moltiplicano giorno per giorno.
Quarta circostanza sospetta: non viene fornita alcuna trascrizione o registrazione dell'intervista.
Perché non è stata fornita trascrizione,
audio e video, o una qualsiasi registrazione indipendente
dell'intervista in modo tale da mostrare le domande precise che ha
chiesto Mons. Bertone, le risposte complete di Suor Lucia, la sequenza
di domanda e risposta, e ogni eventuale commento che Mons. Bertone o
altri possano aver fatto durante l'incontro durato “più di due ore”
mentre erano nella stessa stanza. Dov'è la normale scaletta di una qualsiasi intervista che viene pubblicata?
Inoltre, perché sono servite più di due ore
a Mons. Bertone per scucire a Suor Lucia la bellezza di quarantadue
parole? Presumendo che Suor Lucia abbia pronunciato queste 42 parole in 1
minuto, cosa hanno detto Mons. Bertone, Padre Kondor e la Madre
Superiore durante i rimanenti 119 minuti dell'incontro? E' stato
ricordato forse a Suor Lucia il suo dovere dell'“obbedienza”? Le è stato
forse fatto intendere che la Chiesa intera dipendeva da lei per dare
risposte che concludessero finalmente questa controversia causa di tanta
discordia? Le è stato forse suggerito che la lealtà “al Santo Padre” le
impone di accettare la Linea del Partito, anche se la sua presunta
lettera al Papa del 1982 afferma il contrario? Le è stato forse detto
quanto importante fosse per la Chiesa che ella assicurasse tutti che la
Russia fosse stata consacrata, malgrado tutto ciò che aveva detto in
passato contraddiceva questa affermazione? Le è stata forse data
l'impressione che se avesse detto altrimenti, avrebbe contraddetto il
Papa stesso?
O forse Suor Lucia ha dato molte risposte
che sono risultate sgradite a chi poneva le domande, solo per sentirsi
porre le stesse domande formulate di volta in volta in maniera diversa
fino a trovare la risposta “giusta”? A quali insistenti pressioni,
implicite od esplicite, è stata essa soggetta dai superiori che la
circondavano a porte chiuse, durante quell'intervista?
Sicuramente, se non ci fosse stato niente
da nascondere, Mons. Bertone avrebbe fatto in modo che una intervista
così cruciale all'unico testimone vivente delle apparizioni di Fatima,
all'epoca novantaquattrenne, fosse ripresa su video, o al limite
registrata letteralmente da uno stenografo affinché la
testimonianza potesse essere preservata in caso di morte — che alla sua
età è certamente vicina. Ma scommetteremmo tuttavia sul fatto che non vi
è alcuna registrazione, indipendente o meno, né alcuna trascrizione
dell'intervista di Bertone. Perché sembra chiaro ormai che vi sia una
grande paura nel lasciar parlare questo testimone in maniera spontanea, e
con parole sue, in risposta ad una serie di domande semplici e dirette.
Ciascuna delle quarantadue parole di “Suor Lucia” che appaiono nel
comunicato di Bertone sono misurate con cautela, quasi col contagocce.
Non c'e' dubbio che creare una
registrazione sarebbe stato assai rischioso. Cosa sarebbe successo se
Suor Lucia avesse fornito ripetutamente le “risposte sbagliate”? Cosa
sarebbe successo se le risposte che avesse fornito fossero state in
realtà estorte da domande fuorvianti o dalla sottile persuasione delle
altre persone partecipanti all'incontro? Che danni avrebbe potuto
arrecare una tale trascrizione? Avrebbe potuta essere nascosta al
pubblico o pubblicata parzialmente, forse? Come avrebbero potuto
nasconderla o distruggerla del tutto, dopo averla creata?
Ci piacerebbe essere in errore. Forse c'è un
nastro o una trascrizione dell'intero incontro. Ma se c'è, allora è
piuttosto significativo il fatto che il Vaticano si rifiuti di
pubblicarlo.
Quinta circostanza sospetta: Il
comunicato in italiano risulta essere firmato da Mons. Bertone e Suor
Lucia congiuntamente, ma la versione inglese non riporta la “firma”
della suora.
In primo luogo perché Suor Lucia dovrebbe firmare il documento di Mons. Bertone in italiano quando gli ha parlato in portoghese? Perché Suor Lucia non rilascia e firma i suoi
interventi in portoghese? Se Suor Lucia ha realmente parlato con Mons.
Bertone per più di 2 ore, perché non preparare semplicemente una fedele
trascrizione delle sue parole in portoghese e poi farle firmare tale
trascrizione, invece del comunicato che serve gli interessi di Mons.
Bertone?
Inoltre, perché la “firma” di Suor Lucia
non è presente nella traduzione inglese del comunicato? In effetti, in
quale documento era presente la sua “firma” in origine? Quello italiano o
un originale in portoghese che non è mai stato pubblicato?
Che valore ha quindi la “firma” di Suor
Lucia in un documento scritto in un linguaggio che ella non parla, che
cita parzialmente la sua testimonianza nella sua lingua ma solo tradotta
in italiano (che Suor Lucia non parla) e senza produrre tutte le
domande che le sono state poste o le risposte complete che ha dato?
L'unica conclusione è questa: Mons. Bertone
e l'apparato Vaticano non hanno alcuna intenzione di dare a Suor Lucia
la possibilità di parlare a lungo, interamente e liberamente, sui grandi
dilemmi che rimangono riguardo al Messaggio di Fatima. Tutto ciò viene chiarito dalla seguente circostanza sospetta:
Sesta circostanza sospetta: Il
libro da 303 pagine che Suor Lucia ha appena pubblicato sul Messaggio
di Fatima evita accuratamente di affrontare anche solo uno dei temi
apparentemente discussi nell'incontro segreto con Bertone.
Nell'ottobre 2001 la Biblioteca Vaticana ha pubblicato un libro di Suor Lucia intitolato Gli appelli del Messaggio di Fatima.
L'introduzione di Suor Lucia al libro, che è stato visto e approvato
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, afferma che esso è stato
scritto per essere “una risposta ed un chiarimento a dubbi e domande che
mi sono stati posti”. La prefazione dell'attuale Vescovo di
Leiria-Fatima afferma allo stesso modo che Suor Lucia ha chiesto alla
Santa Sede il permesso di scrivere un libro su Fatima per poter
“rispondere a numerose domande in via generale, non essendo in grado di rispondere a tutti in maniera personale”.
Ma malgrado queste affermazioni il libro
non riesce, nelle sue 303 pagine, a rispondere a nessuno dei “dubbi e
domande” più importanti che riguardano il Messaggio di Fatima. Gli
errori della Russia, il trionfo del Cuore Immacolato, la consacrazione e
conversione della Russia, il periodo di pace promesso dalla Vergine
come frutto della Consacrazione, ed il Terzo Segreto non sono neanche nominati nel
libro. Neanche la visione dell'inferno è nominata nell'analisi di Suor
Lucia sulla vita eterna e sulla ricerca del perdono di Dio. In breve, il
libro presenta un messaggio di Fatima estremamente edulcorato,
spogliato di tutti i suoi elementi profetici, decisamente in linea con
la Linea del Partito. La versione di Fatima presentata da questo libro
difficilmente avrebbe richiesto un evento come il Miracolo del Sole per
confermarla.
Ora questo è abbastanza curioso: Quando a
Suor Lucia viene permesso di scrivere un libro di 303 pagine per
rispondere ai “dubbi e domande” riguardanti il Messaggio di Fatima, in
pratica non dice niente in merito a questi dubbi e domande che milioni
di persone hanno realmente a cuore. A “Suor Lucia” viene dato il
permesso di avvicinarsi a questi temi solo quando è intervistata in segreto
da una persona che ha i suoi interessi personali nella vicenda, e che è
inoltre una figura autorevole. Ma anche così, le sue risposte sono
frammentarie e non provengono da lei direttamente, nella sua lingua.
Esse invece vengono filtrate dall'Arcivescovo Bertone, che ci fornisce
ben quarantadue parole su un totale di 2 ore di conversazione con il suo
“testimone prigioniero”.
Cercheremo di riassumere qui di seguito le
circostanze sospette che abbondano nella gestione di questa testimone
così scomoda del Caso di Fatima:
- Nessuno può parlare con la testimone senza il permesso di una delle parti in causa, la quale controlla tutti gli accessi ad essa, anche se ci viene detto che tale testimone non ha più niente da dire.
- Quando sorgono dei dubbi sulla sua testimonianza, la si sottopone ad un intervista, all'età di 94 anni, condotta da una figura autorevole che poi produce solo parte delle risposte date, in un comunicato dove viene posta la firma della stessa anche se il comunicato non è scritto in una lingua che sappia leggere.
- Una versione del comunicato pretende di avere la firma della testimone sotto quella del suo interrogatore, ma tale firma viene rimossa da un'altra versione, sulla quale appare solo la firma di quest'ultimo.
- Il comunicato non fornisce per intero tutte le domande e le risposte che sono state formulate, nel loro pieno contesto.
- Su 427 parole attribuite alla testimone, nel comunicato solo 42 parole si riferiscono agli argomenti della controversia — su un totale di due ore di conversazione!
- Non viene fornita alcuna trascrizione o registrazione indipendente della testimonianza.
- La testimonianza, svoltasi in maniera così segreta e frammentaria, contraddice molte precedenti affermazioni della stessa testimone.
- Non viene fatto alcuno sforzo, né da parte della testimone né da parte di chiunque altro, di spiegare le sue precedenti affermazioni in contrasto con quest'ultime.
- Durante l'incontro segreto con il testimone, non viene fatto niente affinché essa autentichi delle “lettere” che le vengono attribuite, la cui autenticità è chiaramente in discussione, né viene fatto alcunché per autenticare l'unica “lettera” sulla quale l'interrogatore si è basato interamente come prova del presunto cambio di testimonianza [riguardo alla Consacrazione della Russia].
- L'intervista segreta col testimone evita ogni specifica domanda sulle vaste discrepanze nel caso in esame, su cui la testimone ha conoscenza specifica — incluse le sei evidenti omissioni esaminate in quest'articolo.
- Quando ad un testimone viene concesso di pubblicare un libro intero per rispondere a “dubbi e domande” che ha ricevuto riguardo al Messaggio di Fatima, il libro non contiene alcun cenno nei riguardi dei dubbi e domande che preoccupano milioni di persone; questi dubbi e queste domande vengono affrontate solo in un'incontro segreto del quale non vi è alcuna trascrizione o registrazione indipendente.
L'Arcivescovo Bertone ed il
Cardinale Ratzinger sono uomini di alto rango nella Chiesa. Con tutto il
dovuto rispetto per le loro cariche, tuttavia, niente può cancellare il
sospetto generato da queste circostanze sospette. Nessun tribunale al
mondo accetterebbe mai la testimonianza di una testimone sottoposta a
restrizioni così assurde. Noi ci aspetteremmo dalla Chiesa perlomeno
quella forma di apertura e chiarezza che un qualsiasi tribunale civile
richiederebbe. Fateci ascoltare il testimone, in nome del Cielo!
In tutta franchezza, quindi, dobbiamo
giungere ad una conclusione che sarebbe ovvia e scontata per qualsiasi
osservatore neutrale di quest'assurda e misteriosa gestione di Suor
Lucia del Cuore Immacolato: ci sono tutte le ragioni per credere che si
stia perpetrandosi un inganno! Che un testimone chiave — di fatto,
l'unico testimone sopravvissuto — sia stato “corrotto”. La fraudolenta
falsificazione di questo testimone fa parte del crimine qui discusso.
Ma perché? Oltre ai motivi già esposti —
ovvero l'attuazione ad ogni costo del nuovo orientamento della Chiesa,
che è diametralmente opposto al Messaggio di Fatima — riteniamo che
esista un altro motivo, almeno per quanto riguarda il Cardinale
Ratzinger. Basiamo questa conclusione su quello che abbiamo discusso nel
capitolo 8: nell'MDF il Cardinale Ratzinger ha espresso la
sua approvazione alle opinioni di Edouard Dhanis, S.J. — il grande
detrattore neo-modernista di Fatima. Nel definire Dhanis un' “eminente
studioso” di Fatima, Ratzinger ha reso chiarissimo che egli, con Dhanis,
ritiene che gli elementi profetici del Messaggio riguardanti la Russia e
così via — ciò che Dhanis chiama “Fatima II” — sono poco più che
costruzioni mentali di una semplice e brava persona, ma decisamente
malaccorta.
Come abbiamo già chiarito precedentemente, il Cardinale Ratzinger seguiva il pensiero di Dhanis quando affermava nell'MDF
(il commentario di Ratzinger e Bertone) che il Terzo Segreto stesso
poteva benissimo essere un invenzione: “La conclusione del ‘segreto’
ricorda immagini, che Lucia può avere visto in libri di pietà ed il cui
contenuto deriva da antiche intuizioni di fede”. Se questo è vero per il
Terzo Segreto, potrebbe esserlo per tutto il Messaggio di Fatima. Quale
altra conclusione poteva mai suggerire il Cardinale con questa sua
affermazione?
Egli invero riduce il culmine del Messaggio di Fatima — il Trionfo del Cuore Immacolato — a niente più che il fiat
della Vergine Maria di 2000 anni fa. In egual maniera, il cardinale
demolisce la profezia della Vergine secondo la quale: “per salvarle
[leggi: le anime dall'inferno], Dio desidera stabilire nel mondo la
devozione al Mio Cuore Immacolato”. Secondo l'interpretazione del
cardinale (che piacerebbe sicuramente anche a Dhanis) il profetico
stabilirsi della devozione, e qui ci troviamo dinanzi ad una vera e
propria bestemmia, al Cuore Immacolato, sarebbe ridotto ad una generico consiglio alla pietà ed alla santità personale. Citiamo l'MDF
un'altra volta: “Il ‘cuore immacolato’è secondo Mt. 5,8 un cuore, che a
partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e
pertanto ‘vede Dio’. ‘Devozione’ al Cuore Immacolato di Maria pertanto è
avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat
— ‘sia fatta la tua volontà’— diviene il centro informante di tutta
quanta l'esistenza”. E' il Cardinale Ratzinger a rimuovere le maiuscole
dalle parole “Cuore Immacolato” per ridurlo a quel “cuore immacolato”
che può avere chiunque, conformandosi semplicemente al volere di Dio.
Attraverso questa chiara e deliberata riduzione, il cardinale completa
la sua opera di spoliazione di qualsiasi contenuto profetico all'interno
del Messaggio di Fatima.
Qui arriviamo alla motivazione che spinge
il Cardinale Ratzinger. Dato il suo evidente rifiuto nel credere alle
profezie autentiche del Messaggio di Fatima — opinione che condivide con
Dhanis, l'unica “autorità” su Fatima che viene citata dal Cardinale —
sembrerebbe che il Cardinale Ratzinger non creda che ciò che sta facendo
sia una frode. Egli probabilmente considera l'insabbiamento della piena
e libera testimonianza di Suor Lucia come un servizio reso alla Chiesa.
Quello che vogliamo dire è che il Cardinale Ratzinger non crede in realtà
agli elementi profetici del Messaggio di Fatima riguardanti il bisogno
della Consacrazione e conversione della Russia e il trionfo del Cuore
Immacolato di Maria ai nostri giorni, o alle disastrose conseguenze per
la Chiesa e per il mondo derivanti dal fallimento a soddisfare tali
elementi della profezia. Il cardinale quindi, considererebbe la
soppressione di questi elementi come la rimozione di pericolose falsità
che stanno “recando disturbo” ai fedeli, per quanto Suor Lucia possa
credere in esse come vere.
E' quindi evidente che, come detto dal
cardinale stesso, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della
Fede, così come Dhanis, pone assai poca fede nella testimonianza di Suor
Lucia secondo cui la Vergine Maria ha richiesto la consacrazione e la
conversione della Russia affinché si compiesse il trionfo del Cuore
Immacolato di Maria nel mondo. Il cardinale ovviamente non crede che il
Miracolo del Sole autentichi questa testimonianza oltre ogni dubbio.
Quale altra conclusione si può trarre dal prestigioso appoggio che egli
dá a quel “teologo” che ha cercato di “smascherare” come fosse
un'impostura l'intera profezia di Fatima?
E qui arriviamo alla seconda motivazione
che spinge il Cardinale Ratzinger: Nella mente del cardinale, egli sta
proteggendo la Chiesa da questi disturbi che sono stati causati per
troppo tempo da una “rivelazione privata” alla quale egli, concordando
con Dhanis, non dà grande importanza. Così, rivedere o addirittura
sopprimere la testimonianza di Suor Lucia su questi argomenti non
sarebbe sbagliato, dal punto di vista del cardinale. Al contrario, il
cardinale potrebbe benissimo vederlo come un suo dovere! Ma in realtà
egli ha il dovere di essere chiaro ed onesto nei confronti della Chiesa e
dell'umanità. Può darsi che egli sia come altri all'interno del
Vaticano, che considerano i “semplici fedeli” troppo stupidi per capire
le cose importanti per il proprio bene. Forse è questo il motivo per cui
non ci rivela i suoi pregiudizi e ci chiede invece di credere al suo
“buon” giudizio.
Nel frattempo, è inevitabile giungere alla conclusione che il Messaggio di Fatima è ora nelle mani di coloro che semplicemente non ci credono
e vorrebbero farla finita con esso, mentre invece si concentrano sulle
nuove politiche del Vaticano di ecumenismo, “dialogo religioso”,
fratellanza universale delle religioni e una “civiltà dell'amore” sotto
la guida delle Nazioni Unite.
Ma mentre il mondo cade a precipizio verso
violenze e depravazioni morali, mentre la prova del fallimento della
conversione in Russia diventa sempre più grande alla vista di un Dio che
punisce, in queste circostanze noi, semplici fedeli Cattolici, possiamo
solo continuare a porre semplici domande e pregare affinché un giorno
gli uomini che controllano le leve del potere nel Vaticano permettano
finalmente al Papa di fare esattamente quello che la Madre di Dio gli
richiese settantatre anni fa. Possa Dio liberare la Chiesa dal suo
torbido governo, ed al più presto! Per far arrivare al più presto quel
giorno, il fedele ha il diritto, dato da Dio Stesso, di chiedere al
Santo Padre la rimozione degli accusati e dei loro collaboratori dai
propri uffici — cosa che esamineremo nell'ultimo capitolo.
I diari di Suor Lucia riportano che a
Rianjo, in Spagna, nell'agosto 1931, Nostro Signore, parlandole del
protrarsi del rinvio della consacrazione della Russia le disse: “Fai
sapere ai Miei ministri, dato che seguono l'esempio del Re di Francia
nel non esaudire le Mie richieste, che essi lo seguiranno nella
sventura”.
Gesù disse inoltre: “Essi si pentiranno, e
lo faranno, ma sarà tardi”. Quanto tardi sarà, quanto ancora dovranno
soffrire la Chiesa ed il mondo, dipende da coloro che hanno in custodia
il Messaggio di Fatima e che controllano l'accesso all'unica testimone
vivente di questi messaggi dal Cielo.
Ed è allo stesso modo nostro dovere fare la
nostra parte per opporci e smascherare la frode che sta venendo
perpetrata ai danni del mondo, che mette a repentaglio miliardi di anime
e minaccia la pace e la sicurezza di intere nazioni!
E' questo il motivo per cui abbiamo scritto questo libro.
NOTE
1) Al contrario, come
documenta Padre Alonso, Suor Lucia ha affermato che “tutto quello che è
collegato con le apparizioni della Madonna non era più visto come una
semplice memoria, ma come una presenza impressa a fuoco vivo sulla sua
anima. Ella stessa ci ha confessato che queste cose rimasero impresse
nella sua anima in una tale maniera che non avrebbe mai potuto
dimenticarle. Questi ricordi di Suor Lucia, pertanto, assomigliano più
alla rilettura di iscrizioni incise per sempre nei recessi più profondi
della sua anima. La facilità con cui ‘ricorda’ questi eventi è
incredibile perché quel che deve fare non è altro che leggerli dalla
propria anima.” Padre Joaquin Alonso, “Introduzione”, Fatima per mezzo delle Parole stesse di Suor Lucia, p. 13.
2) Vedi nota 48 del capitolo 8.