è già come Religione sharjah una circonvenzione di incapace,
un progetto MONARCH di ipnosi mentale!
non è pericolosa la teocrazia in se, ma se dai il potere politico ai religiosi,
poi tu hai fondato un regime di polizia psichiatrica e di induzione al genocidio o al suicidio intellettuale!
Soldato dell'IDF ferito in un attacco palestinese con auto speronate
11 gennaio 2022
Un soldato israeliano sul luogo di un attacco di speronamento di auto vicino a Mevo Dothan, 16 marzo 2018.
Autista palestinese arrestato dopo aver cercato di fuggire dalla scena.
Di David Hellerman, World Israel News
Un soldato dell'IDF è stato ferito in un sospetto attacco di speronamento di auto all'incrocio di Halamish in Samaria martedì sera.
Il conducente palestinese dell'auto è stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane dopo aver inizialmente cercato di fuggire.
Il soldato di 19 anni ha ricevuto il primo soccorso dai medici di Magen David Adom e trasportato in aereo in un ospedale per le cure.
I primi rapporti ebraici dicono che il soldato, che fa parte della Brigata di fanteria Givati, è stato moderatamente ferito.
11 gennaio 2022
Un soldato israeliano sul luogo di un attacco di speronamento di auto vicino a Mevo Dothan, 16 marzo 2018.
Autista palestinese arrestato dopo aver cercato di fuggire dalla scena.
Di David Hellerman, World Israel News
Un soldato dell'IDF è stato ferito in un sospetto attacco di speronamento di auto all'incrocio di Halamish in Samaria martedì sera.
Il conducente palestinese dell'auto è stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane dopo aver inizialmente cercato di fuggire.
Il soldato di 19 anni ha ricevuto il primo soccorso dai medici di Magen David Adom e trasportato in aereo in un ospedale per le cure.
I primi rapporti ebraici dicono che il soldato, che fa parte della Brigata di fanteria Givati, è stato moderatamente ferito.
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https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/
dopo il caso di Julian Assange gli USA non possono più dire di essere una demonio-crazia
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IDF Soldier Injured in Car-ramming Attack;
Church Condemns Swastika-draped Casket at Funeral;
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Millions of Israelis will Catch Omicron,
Says Israeli Prime Minister
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Annullare le accuse contro Julian Assange
Aiutaci a proteggere il diritto alla libertà di espressione
Cancillería del Ecuador
La storia
Il caso
Aggiornamento del 10/12/2021 – L’Alta Corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado che negava l’estradizione di Julian Assange dalla Gran Bretagna agli Usa. Il caso verrà quindi rinviato al tribunale di grado inferiore per essere nuovamente dibattuto. A ricorrere all’Alta Corte era stato il team legale americano che si opponeva al divieto di estradizione sulla base di un possibile pericolo di suicidio legato al trattamento giudiziario e carcerario negli Usa. I giudici britannici hanno accolto le rassicurazioni sul trattamento in carcere di Assange, una volta che fosse estradato negli Usa, fatte dalle autorità americane per evitare un temuto suicidio.
I tribunali di Londra tengono ancora in esame la richiesta di estradizione da parte degli Usa, anche se si basa su accuse che derivano direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks. Rendere pubbliche informazioni del genere è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico. Tutto questo dovrebbe essere oggetto di protezione e non di criminalizzazione.
Se estradato negli Usa, Assange potrebbe affrontare 18 capi d’accusa: 17 ai sensi della Legge sullo spionaggio e uno ai sensi della Legge sulle frodi e gli abusi informatici. Rischierebbe ischiato gravi violazioni dei diritti umani tra cui condizioni detentive, come l’isolamento prolungato, che potrebbero equivalere a maltrattamento o tortura. Assange è stato il primo soggetto editoriale a essere incriminato ai sensi della Legge sullo spionaggio.
Gli Stati Uniti d’America devono annullare tutte le accuse contro Julian Assange, incluse quelle di spionaggio relative alle attività di pubblicazione di documenti nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks.
Gli incessanti tentativi del governo Usa di processare Julian Assange per aver reso pubblici documenti riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi non sono altro che un assalto su larga scala al diritto alla libertà d’espressione.
Julian Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, sulla base della richiesta di estradizione degli Usa per accuse che derivano direttamente dalla pubblicazione di documenti segreti nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks.
Ci opponiamo fermamente all’eventualità che Julian Assange sia estradato o trasferito in ogni altro modo negli Usa, dove rischia di subire gravi violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura e altri maltrattamenti, come un prolungato isolamento. Il fatto che sia stato obiettivo di una campagna ostile promossa da funzionari Usa fino ai più alti livelli compromette il suo diritto alla presunzione di innocenza e lo espone al rischio di un processo iniquo.
La pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale. Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari.
Proteggi il diritto alla libertà di espressione. Chiedi alle autorità statunitensi di annullare le accuse contro Julian Assange derivanti solo dalle sue attività di pubblicazione di documenti con Wikileaks. Firma il nostro appello al Procuratore Generale degli Stati Uniti Merrick Garland.
Julian Assange è un giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks, del quale è stato cofondatore e caporedattore.
Divenuto noto a livello internazionale per aver rivelato documenti secretati statunitensi riguardanti crimini di guerra ricevuti dalla ex militare transgender Chelsea Manning.
Assange è attualmente detenuto nel Regno Unito presso la Her Majesty Prison Belmarsh.
A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks, che nel corso degli anni ha pubblicato documenti da fonti anonime e informazioni segrete.
WikiLeaks giunge all’attenzione internazionale nel 2010 quando fece trapelare una serie di notizie fornite da Chelsea Manning su possibili crimini di guerra perpetrati. Il 28 novembre 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.
L’11 aprile 2019 Assange è stato preso in consegna dalla polizia britannica dopo che l’Ecuador ha revocato l’asilo.
Durante il suo arresto è stato sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia di Londra.
È stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha chiesto asilo: era il 19 giugno 2012, l’Ecuador allora guidato dal presidente Rafael Correa gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l’estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di estradizione negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un’inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano.
Ad oggi questa inchiesta è ancora in corso e a novembre scorso le autorità americane hanno, inavvertitamente, rivelato che esiste un mandato di arresto coperto da segreto contro Julian Assange.
La storia
Il caso
58080 persone hanno firmato
98.440677966102% Complete
Acconsento al trattamento dei miei dati personali per essere contattato/a con strumenti automatizzati (es. email, sms, fax, messaggistica social network, fax) e non automatizzati (es. telefono con operatore e posta cartacea), al fine di ricevere informazioni sulle campagne, anche di raccolta fondi e/o firme per appelli, dell'associazione Amnesty International Sezione Italiana.
Confermo di avere letto l'informativa sulla privacy e la connessa privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali, anche sensibili (in quanto idonei a rivelare opinioni politiche o convinzioni di altro genere) per l'adesione all'appello proposto. Cliccando sul bottone "Firma l'appello" dichiaro di essere maggiorenne e acconsento alla comunicazione dei dati sensibili ai destinatari della petizione. Diversamente non sarà possibile procedere alla firma.
Consenso per i dati sensibili
INFORMATIVA DI DETTAGLIO: ADESIONE APPELLO
Ai sensi dell'art. 13 del Regolamento UE 2016/679 (Regolamento), la Sezione Italiana di Amnesty International - con sede in Via Goito 39 - 00185, Roma (RM) (in questa informativa anche definita solamente "Amnesty" o "AI"), in qualità di titolare del presente trattamento, informa gli interessati che i loro dati personali, così come inseriti, verranno trattati per rispondere alle richieste inviate dall'interessato e/o allo scopo di permettere all'interessato l’adesione al manifesto/appello selezionato.
I dati personali, anche "sensibili" (quali, ad esempio, i dati potenzialmente idonei a rivelare opinioni politiche), qui conferiti sono trattati, per l'adesione all'appello sopra proposto, previo il Suo consenso ex art. 9.2.a) del Regolamento alla comunicazione dei medesimi al/ai destinatario/i della petizione, in mancanza del quale non sarà possibile accettare la Sua adesione. Il consenso è revocabile ma, una volta reso pubblico l'appello con la lista dei sottoscrittori, non sarà più possibile che la revoca abbia effetti sui trattamenti di comunicazione e diffusione già operati. Nel caso di sottoscrizione di un appello destinato anche ad essere comunicato a soggetti fuori dall'Unione Europea (ad esempio ai soggetti e/o alle istituzioni extra-UE destinatarie dell'appello), la base di legittimità del trasferimento dei suoi dati all'estero è da riscontrarsi nella necessaria esecuzione della sua istanza di firma dell'appello a norma dell’art. 49.1.b) del Regolamento.
Nel caso il sottoscrittore sia aderente e/o intrattenga contatti regolari (tali possono essere anche le donazioni regolari o la registrazione a servizi continuativi e/o pagine personalizzate nel presente sito web) con Amnesty o diventi anche attivista, i suoi dati potranno essere utilizzati dal Titolare, ai sensi dell'art. 6.1.f) del Regolamento, per attività che rientrano tra gli scopi istituzionali individuati nell'atto costitutivo o nello statuto, come la valutazione e ottimizzazione dei risultati di raccolta fondi e/o la comunicazione diretta personalizzata con i donatori e i simpatizzanti.
Amnesty tratterà i dati del sottoscrittore anche ai fini del ricontatto mediante posta cartacea, telefono con operatore o tramite l'invio di email, sms, mms, fax o altri messaggi automatizzati a contenuto promozionale (ad esclusione dei ricontatti di servizio o istituzionali verso soggetti aderenti o in contatto regolare con Amnesty di cui sopra), sulla base di un libero e facoltativo consenso preventivo all'interessato, ex art. 6.1.a)
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I tribunali di Londra tengono ancora in esame la richiesta di estradizione da parte degli Usa, anche se si basa su accuse che derivano direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks. Rendere pubbliche informazioni del genere è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico. Tutto questo dovrebbe essere oggetto di protezione e non di criminalizzazione.
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La pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale. Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari.
Proteggi il diritto alla libertà di espressione. Chiedi alle autorità statunitensi di annullare le accuse contro Julian Assange derivanti solo dalle sue attività di pubblicazione di documenti con Wikileaks. Firma il nostro appello al Procuratore Generale degli Stati Uniti Merrick Garland.
Julian Assange è un giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks, del quale è stato cofondatore e caporedattore.
Divenuto noto a livello internazionale per aver rivelato documenti secretati statunitensi riguardanti crimini di guerra ricevuti dalla ex militare transgender Chelsea Manning.
Assange è attualmente detenuto nel Regno Unito presso la Her Majesty Prison Belmarsh.
A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks, che nel corso degli anni ha pubblicato documenti da fonti anonime e informazioni segrete.
WikiLeaks giunge all’attenzione internazionale nel 2010 quando fece trapelare una serie di notizie fornite da Chelsea Manning su possibili crimini di guerra perpetrati. Il 28 novembre 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.
L’11 aprile 2019 Assange è stato preso in consegna dalla polizia britannica dopo che l’Ecuador ha revocato l’asilo.
Durante il suo arresto è stato sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia di Londra.
È stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha chiesto asilo: era il 19 giugno 2012, l’Ecuador allora guidato dal presidente Rafael Correa gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l’estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di estradizione negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un’inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano.
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La storia
Il caso
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Consenso per i dati sensibili
INFORMATIVA DI DETTAGLIO: ADESIONE APPELLO
Ai sensi dell'art. 13 del Regolamento UE 2016/679 (Regolamento), la Sezione Italiana di Amnesty International - con sede in Via Goito 39 - 00185, Roma (RM) (in questa informativa anche definita solamente "Amnesty" o "AI"), in qualità di titolare del presente trattamento, informa gli interessati che i loro dati personali, così come inseriti, verranno trattati per rispondere alle richieste inviate dall'interessato e/o allo scopo di permettere all'interessato l’adesione al manifesto/appello selezionato.
I dati personali, anche "sensibili" (quali, ad esempio, i dati potenzialmente idonei a rivelare opinioni politiche), qui conferiti sono trattati, per l'adesione all'appello sopra proposto, previo il Suo consenso ex art. 9.2.a) del Regolamento alla comunicazione dei medesimi al/ai destinatario/i della petizione, in mancanza del quale non sarà possibile accettare la Sua adesione. Il consenso è revocabile ma, una volta reso pubblico l'appello con la lista dei sottoscrittori, non sarà più possibile che la revoca abbia effetti sui trattamenti di comunicazione e diffusione già operati. Nel caso di sottoscrizione di un appello destinato anche ad essere comunicato a soggetti fuori dall'Unione Europea (ad esempio ai soggetti e/o alle istituzioni extra-UE destinatarie dell'appello), la base di legittimità del trasferimento dei suoi dati all'estero è da riscontrarsi nella necessaria esecuzione della sua istanza di firma dell'appello a norma dell’art. 49.1.b) del Regolamento.
Nel caso il sottoscrittore sia aderente e/o intrattenga contatti regolari (tali possono essere anche le donazioni regolari o la registrazione a servizi continuativi e/o pagine personalizzate nel presente sito web) con Amnesty o diventi anche attivista, i suoi dati potranno essere utilizzati dal Titolare, ai sensi dell'art. 6.1.f) del Regolamento, per attività che rientrano tra gli scopi istituzionali individuati nell'atto costitutivo o nello statuto, come la valutazione e ottimizzazione dei risultati di raccolta fondi e/o la comunicazione diretta personalizzata con i donatori e i simpatizzanti.
Amnesty tratterà i dati del sottoscrittore anche ai fini del ricontatto mediante posta cartacea, telefono con operatore o tramite l'invio di email, sms, mms, fax o altri messaggi automatizzati a contenuto promozionale (ad esclusione dei ricontatti di servizio o istituzionali verso soggetti aderenti o in contatto regolare con Amnesty di cui sopra), sulla base di un libero e facoltativo consenso preventivo all'interessato, ex art. 6.1.a)
del Regolamento. Anche in tal caso il consenso è revocabile in ogni momento dall'interessato.
Inoltre, successivamente alla sottoscrizione di un appello, Amnesty potrà ricontattare il sottoscrittore, via telefono con operatore o via posta elettronica, per finalità di conferma e garanzia collegate alla gestione dell'appello, incluso l'aggiornamento delle sue preferenze in materia di trattamento dei dati personali, ai sensi degli artt. 6.1.b) e 9.2.a) del Regolamento.
I dati così trasmessi potranno essere trattati, solo per il tempo necessario alle finalità indicate – anche per ottemperare ad eventuali obblighi di legge (art. 6.1.c) del Regolamento) e per finalità difensive (art. 9.2.f) del Regolamento) - con strumenti elettronici e non, da parte di persone autorizzate e responsabili del trattamento designati, nonché secondo quanto specificato nella privacy policy di questo sito che fanno parte integrante della presente informativa.
Ai sensi degli articoli 15 e seguenti del Regolamento, l'interessato ha il diritto di chiedere ad Amnesty, in qualunque momento, l'accesso ai suoi dati personali, la rettifica o la cancellazione degli stessi o di opporsi al loro trattamento, ha diritto di richiedere la limitazione del trattamento nei casi previsti
Inoltre, successivamente alla sottoscrizione di un appello, Amnesty potrà ricontattare il sottoscrittore, via telefono con operatore o via posta elettronica, per finalità di conferma e garanzia collegate alla gestione dell'appello, incluso l'aggiornamento delle sue preferenze in materia di trattamento dei dati personali, ai sensi degli artt. 6.1.b) e 9.2.a) del Regolamento.
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Ai sensi degli articoli 15 e seguenti del Regolamento, l'interessato ha il diritto di chiedere ad Amnesty, in qualunque momento, l'accesso ai suoi dati personali, la rettifica o la cancellazione degli stessi o di opporsi al loro trattamento, ha diritto di richiedere la limitazione del trattamento nei casi previsti
dall'art. 18 del Regolamento, di revocare il consenso prestato ex art. 7 del Regolamento in qualsiasi momento; di ottenere in un formato strutturato, di uso comune e leggibile da dispositivo automatico i dati che lo riguardano, nei casi previsti dall'art. 20 del Regolamento; nonché di proporre reclamo all'autorità di controllo competente (Garante per la Protezione dei Dati Personali) ai sensi dell'art. 77 del Regolamento, qualora ritenga che il trattamento dei suoi dati sia contrario alla normativa in vigore. L'interessato ha la possibilità di formulare una richiesta di opposizione al trattamento dei suoi dati ex articolo 21 del Regolamento nella quale dare evidenza delle ragioni che giustifichino l'opposizione: il Titolare si riserva di valutare tale istanza, che non verrebbe accettata in caso di esistenza di motivi legittimi cogenti per procedere al trattamento che prevalgano sugli interessi, diritti e libertà dell'interessato.
Per esercitare i diritti di cui sopra, le richieste vanno rivolte all'indirizzo fisico del Titolare o per email all'indirizzo privacy@amnesty.it
Il Responsabile della Protezione dei Dati (“DPO”) è raggiungibile all'indirizzo: dpo@amnesty.it.
https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/
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