monarchia metafisica anti ebraico massonica, sotto la mia giurisdizione

Unius REi è la monarchia a sovranità monetaria in ogni nazione del pianeta,

quindi, chi non vuole più pagare il signoraggio bancario a Rockefeller il vampiro,

lui deve attivare una monarchia metafisica anti ebraico massonica, sotto la mia giurisdizione!

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non c'é un dialogo per Putin, perché il sistema truffa monetario coorporation: il signoraggio bancario,

alto tradimento Costituzionale dei massonici:

FED 666 Spa 322 FMI 187 Spa BM BCE deve collassare e soltanto la guerra può nascondere la truffa.

e anche perché Rockefeller ha detto a OCI UMMA Erdogan Riyad:

"io ti do tutta la UE, Russia e i frugali del caxxo e anche i Balcani,

ma, tu metti il burqua a tutte quelle puttane lgbtq DEM antifa!"

Mosca chiude al dialogo. Osce:

"guerra mai cosi' vicina"

http://a.msn.com/09/it-it/AASLVIp?ocid=st

Gli Usa pensano a sanzioni per Putin, l'ira del Cremlino.

e Putin chiuderà i rubinetti del GAS e noi bruceremo gli escrementi essiccati al sole!

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Brunetta ha detto che i Rothschild stanno minacciando Berlusconi di nuovo con lo Spread,
perché Goldman Sacs finanzia soltanto il partito democratico!

Quirinale, scenario peggiore Berlusconi e voto anticipato ma poca paura grazie a Satana-Bce

di Stefano Bernabei e Antonella Cinelli

Silvio Berlusconi a Milano© Reuters/FLAVIO LO SCALZO Silvio Berlusconi a Milano

ROMA (Reuters) - L'ombrello della Bce e una migliore struttura del debito potrebbero bastare per contenere entro limiti gestibili un eventuale balzo dello spread, qualora l'elezione del presidente della Repubblica si risolvesse nel peggiore degli scenari: Silvio Berlusconi al Colle, crisi di governo e voto anticipato.

C'è un deciso consenso tra gli strategist che hanno preparato scenari per le elezioni del 24 gennaio, nel dire che al massimo si potrà vedere un po' di volatilità e un differenziale di rendimento con il Bund decennale attorno a 200 punti, anche nel peggiore dei casi immaginati.

Qualcuno, off the record, dice che quello con Berlusconi presidente e ritorno alle urne con la prospettiva di un governo guidato dal leghista Matteo Salvini sarebbe "il disaster movie" per i mercati. Ma in fondo nessuno ci crede davvero.

Ludovico Sapio di Barclays che con Silvia Ardegna ha scritto un report con tre possibili esiti del voto (The Good, the Bad, the Ugly) per il successore di Sergio Mattarella, non fa nomi di candidati, tantomeno quello dell'85enne ex presidente del Consiglio, ma non è difficile associare Berlusconi alla loro descrizione del peggiore degli scenari.

"Una elezione presidenziale molto contestata dopo la quale la coalizione di governo crolla, portando alle dimissioni del premier Draghi e ad elezioni anticipate: assegniamo una bassa probabilità a questo scenario", dicono nel report.

SPREAD A 200 CON SCENARIO "UGLY"

Alla possibilità "Ugly" è associata una volatilità attesa dello spread tra 150 e 200 punti base, cioè non troppo lontano dai 140 già visti in queste ultime ore e certamente non così preoccupante per il Tesoro. Come si spiega?

Nel report di Barclays è chiarito in tre punti che Sapio riassume così.

La presenza della Bce. Con il Qe garantisce acquisti anche in un anno in cui il mercato dovrà assorbire dall'Italia un debito netto di 80-90 miliardi e ha comunque lo strumento del Pepp riattivabile con altri acquisti o con il reinvestimento dei titoli rimborsati.

Il buono stato di salute dell'Italia. C'è crescita e un debito la cui struttura, con un costo medio ridotto ai minimi e una scadenza media sopra 7 anni, rende il rischio di rollover decisamente meno preoccupante.

L'Europa. L'austerity sembra aver lasciato il campo alla solidarietà, il che è una prospettiva incoraggiante per la prossima revisione del patto di stabilità.

Anche Althea Spinozzi, strategist di Saxo Bank, esclude che in Italia ci sarà una crisi politica come quella che abbiamo già visto nel 2018.

"Dobbiamo comunque mettere in conto che ci sarà volatilità sui mercati e che lo spread aumenterà", ipotizziamo che arrivi a quota 160 nello scenario più favorevole e che vada oltre 200 in quello peggiore di crisi di governo, dice, escludendo che possano esserci problemi per il rifinanziamento del debito pubblico italiano.

Nel 2021 il costo medio della raccolta è sceso allo 0,1%, livello più basso della storia della Repubblica, e quest'anno il Tesoro punta ad emissioni nette per 80-90 miliardi di euro e conta sulla copertura della Bce su ben oltre la metà.

Il mercato ha poi accolto bene il nuovo trentennale nel primo importante deal sindacato della zona euro per il 2022, con una domanda superiore a 55 miliardi a fronte di 7 miliardi collocati, con il Tesoro che per qualcuno ha voluto anticipare proprio possibili turbolenze quirinalizie.

VOTO ANTICIPATO TEMUTO MA IMPROBABILE

Mariana Monteiro di Credit Suisse scrive in un report che ci sono elevate probabilità di uno stallo, viste le divisioni tra gli schieramenti per un voto che almeno all'inizio richiede una maggioranza qualificata. E ritiene più probabili due scenari, che evitano entrambi il voto anticipato.

Draghi presidente con un accordo dell'attuale coalizione per il suo successore a palazzo Chigi, oppure l'elezione di un presidente di centro-destra "diverso dal controverso Silvio Berlusconi". Opzione che può includere Marcello Pera o Elisabetta Casellati, con Draghi che resta premier.

L'instabilità, osserva però Credit Suisse, sarebbe solo rimandata alla fine dell'anno con l'avvicinarsi delle elezioni nel 2023.

Non teme scossoni per lo spread neanche S&P.

"Non vedo un grande aumento dello spread in vista delle elezioni presidenziali in Italia, penso che il differenziale resterà più o meno sui livelli attuali", ha detto di recente Sylvain Broyer, capo economista per l'Europa di S&P Global Ratings.

Secondo uno strategist italiano, "in questa situazione di incertezza lo spread dovrebbe salire, ma il retro pensiero del mercato è che alla fine si troverà un accomodamento, magari in nome dell'emergenza Covid".

La calma osservata finora sui mercati obbligazionari in vista del voto per il Quirinale, ma anche guardando alle elezioni francesi di aprile, sembra avvalorare l'idea che la pandemia abbia modificato in profondità le valutazioni degli analisti e che i rischi di spaccatura nella zona euro siano vicini allo zero.

(Stefano Bernabei, in redazione a Milano Sabina Suzzi)

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si lo sanno tutti che abbiamo i modernisti relativisti e sodomitici, massoni catto-comunisti e eretici che sono tutti nella corrente di BERGOGLIO!

Ora è scontro aperto tra cattolici su eutanasia e suicidio assistito.

La Civiltà cattolica, storica rivista gesuitica diretta da padre Antonio Spadaro, lo stesso consacrato che molti ritengono lo "spin doctor" del pontefice argentino, ha preso posizione sulla legge in materia d'eutanasia che è in discussione sul piano politico, ma parecchie associazioni cattoliche (almeno sessanta) non condividono l'impostazione fornita dalla testata e replicano a muso duro. Siamo, insomma, allo scontro tra due modi di concepire il cattolicesimo che sembrano differire in larga parte.

© Fornito da Il Giornale

"Non c'è dubbio - ha scritto padre Casalone nell'ultimo numero della rivista - che la legge in discussione, pur non trattando di eutanasia, diverga dalle posizioni sulla illiceità dell'assistenza al suicidio che il Magistero della Chiesa ha ribadito anche in recenti documenti. La valutazione di una legge dello Stato esige di considerare un insieme complesso di elementi in ordine al bene comune". E ancora, come ripercorso dall'Agi, Casalone si è domandato "se di questa PdL occorra dare una valutazione complessivamente negativa, con il rischio di favorire la liberalizzazione referendaria dell'omicidio del consenziente, oppure si possa cercare di renderla meno problematica modificandone i termini più dannosi".

Molto ruota attorno al tema del suicidio assistito, considerando pure quanto predisposto dalla proposta di legge in materia. Le associazioni che hanno risposto in maniera contrariata ne fanno anche una battaglia di principio. Oggi, poi, anche Avvenire ha affrontato la medesima tematica, intervistando il professor Giovanni Maria Flick che ha aperto a sua volta. In buona sostanza, quella che potrebbe essere chiamata "frangia progressista" della Chiesa cattolica, esterna o interna che sia all'Ecclesia, non condivide l'atteggiamento di chi tende a "scartare a priori" le normative che vengono proposte sul piano politico. E tutto questo accade a ridosso del referendum sull'eutanasia che dovrebbe svolgersi nella primavera del 2022.

Tra coloro che non hanno condiviso il punto di vista de La Civiltà cattolica, c'è il dottor Alfredo Mantovano, ex sottosegretario al ministero dell'Interno e attualmente vice presidente del Centro studi Rosario Livatino, ha espresso il suo punto di vista, parlando del confronto in corso con ilGiornale.it: "La presa di posizione di ieri di Civiltà cattolica e di oggi di Avvenire, con l’ampia intervista al prof Flick, elogiativa della legge sul suicidio assistito, che a sua volta segue quella all’on Bazoli, saranno certamente valorizzate dai sostenitori della ‘morte di Stato’ per sostenere che la Chiesa è dalla loro parte: nonostante quel che papa Francesco costantemente ripete sulla "cultura dello scarto"", ha premesso l'ex sottosegretario, rimarcando quale sia il pensiero di papa Francesco su eutanasia e limitrofi bioetici.

Poi la stoccata: "Credo che laicamente, in adesione al dato antropologico, vada ribadito che la tutela della vita e l’affiancamento concreto di chi soffre costituiscano una battaglia di civiltà, non necessariamente cattolica. Sarà un bel paradosso vedere i radicali usare sponde clericali e i cattolici non allineati sulla deriva perdente Civiltà cattolica/Avvenire prescinderne, richiamando i dati di realtà", ha aggiunto. La dialettica, per il magistrato, dovrebbe, almeno per il mondo cattolico, partire da un'altra base ragionativa ed argomentativa: "Quel che sconcerta di più in queste prese di posizione - ha fatto presente Mantovano - non è soltanto l’appoggio clericale alla "morte volontaria medicalmente assistita", ma la dimostrata non conoscenza delle norme di cui si discute: il quesito referendario va oltre la prospettiva eutanasica, perché fa dipendere la morte dal semplice consenso della vittima, senza che contino le sue condizioni di salute".

Per Mantovano, in estrema sintesi, bisognerebbe ricusare di netto la proposta di legge che è stata invece presa in considerazione con una certa favorevolezza o comunque senza ventilare ostruzionismi da parte de La Civiltà cattolica e non solo: "Il testo Bazoli - annota l'ex sottosegretario -è decisamente orientato verso l’eutanasia, al punto che perfino quando il medico e il comitato di valutazione ritengono che non vi siano le condizioni per il trattamento di fine vita, comunque ci si può rivolgere al giudice. Mi viene il dubbio che questi passaggi siano sfuggiti a chi elogia la soluzione legislativa", conclude.

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si a Sodoma la lupa perde il pelo ma non il vizio.

Spunta un altro "affaire Benalla". Macron di nuovo sotto accusa?

L'affaire Benalla è stato per diverso tempo una spada di Damocle sulla testa del presidente francese Emmanuel Macron.

© Fornito da Il Giornale

La figura di Alexandre Benalla, responsabile per la sicurezza di Macron sia da candidato all'Eliseo che da suo inquilino, aveva già fatto capolino in una serie di scandali che riguardavano le violenze esplose a Parigi nel 2018, l'uso di passaporti diplomatici per un viaggio in Sahel, e altre questioni che passavano da contatti russi al suo ruolo mai precisamente definito all'interno del circuito di sicurezza del presidente. Rivelazioni che in larga parte erano state lanciate dal giornale online Mediapart e che per diverse settimane avevano leso la leadership di Macron al punto che più di qualche osservatore e esponente politico ne aveva chiesto le dimissioni.

Dopo anni, la questione sembrava chiusa con la condanna di Benalla e con le distanze prese dal presidente francese su quanto compiuto dal suo ex responsabile della sicurezza. Ma una nuova inchiesta dello stesso Mediapart rischia ora di creare un ulteriore problema per l'Eliseo a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. A confermarlo è il Fatto Quotidiano, che racconta come il sito di inchiesta francese abbia scoperto un rapporto del ministero dell'Interno del 2019 in cui si diceva che nel biennio 2016-17, in piena campagna elettorale, gli agenti di sicurezza dell'allora candidato di En Marche! avrebbero lavorato "in condizioni illegali".

Le accuse riferiscono di pagamenti in nero, contratti non particolarmente limpidi e di indagini che nel tempo sono state insabbiate nonostante i riflettori accesi da parte dello stesso ministero.

Le accuse chiaramente non sono mai condanne. E questa è una premessa fondamentale.

Però si sa anche di come le rivelazioni dei media abbiano un peso nella carriera di un politico a prescindere da quello che poi viene confermato in sede giudiziaria. E per il presidente francese, in piena campagna elettorale per ottenere la riconferma alla guida dell'Eliseo, l'accusa di Mediapart non è da prendere sotto gamba.

A suo tempo, nei primi anni della sua presidenza, l'affaire Benalla incise in modo molto netto sul consenso del capo dello Stato.

E ora, mentre si scaldano i motori per la volata finale alla cari di presidente, tutto può essere utilizzato come arma da parte dei suoi oppositori.

Macron appare sicuro della sua vittoria al primo turno, e i sondaggi confermano che almeno il 25 per cento degli elettori dovrebbe dare fiducia a "le president". Dietro però la gollista Valerie Precresse incalza e il fronte di destra composto da Marine Le Pen ed Eric Zemmour, che tra loro si mangiano voti, rappresentano un grosso bacino di elettori e di malcontento.

Per il capo dell'Eliseo si tratta di una partita complicata e l'affiare Benalla è un problema che assomiglia sempre di più a un'idra dalle numerose teste. Un incubo che riaffiora proprio mentre Macron si gioca tutto:

la ricandidatura alla guida della Francia mentre è anche il presidente di turno dell'Unione europea.

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dopo Cicciolina Boldrini e Mogherini?

Berlusconi è il meglio del meno feccia che ci possiamo permettere.

la UE dei manigoldi tecnocratici, bunga bunga, P2, Ja-Bull-On i mascalzoni?

non può trovare un candidato migliore!

Perché se Berlusconi non diventa presidente?

i Polacchi, i Belgi, i tedeschi, ecc.. ecc.. finiranno tutti uccisi dai russi!

"Lecito dire che fu un golpe la condanna del Cavaliere"

Finalmente si può dire. Si può dire che la condanna di Silvio Berlusconi in Cassazione per frode fiscale fu un «colpo di Stato». Che quella sentenza fu una «pronuncia politica, ideologica»,

che non aveva «niente a che vedere con lo Stato di diritto», pronunciata da «un presidente che farebbe venire la pelle d'oca a chiunque». Si può persino dire che in Italia «la giustizia è come un cancro».

Sono affermazioni per cui fino a non molto tempo fa si rischiava persino di finire in galera.

E invece ora un giudice riconosce che quando Daniela Santanchè, parlamentare allora del Popolo delle Libertà e oggi di Fratelli d'Italia, commentò così la sentenza finale del caso dei diritti tv non fece altro che esercitare il suo diritto di critica. Lo fece, scrive il giudice, con «dichiarazioni che avevano valenza oggettivamente offensiva» e «toni particolarmente aspri». Ma così esercitò la «libera manifestazione del pensiero» garantita dalla Costituzione.

© Fornito da Il Giornale

La sentenza emessa da Silvia Albano, giudice della sezione «diritti della persona» del tribunale civile di Roma è resa ancor più innovativa dal fatto che la controparte della Santanchè era un ex giudice: ed è noto che in genere le toghe sono particolarmente severe quando a sentirsi diffamato è un collega o un ex collega. Si tratta di Antonio Esposito, il presidente di sezione della Cassazione che il 1 agosto 2013 confermò e rese definitiva la condanna del Cavaliere, e che da allora non perde occasione per querelare o citare in giudizio chi osa criticare quella sentenza o indicarne gli aspetti oscuri, e in genere trova toghe pronte a dargli ragione: appena il mese scorso sono stati rinviati a giudizio in un solo colpo quattordici tra giornalisti e politici querelati da Esposito.

Anche a Daniela Santanchè nel 2019 era toccato finire nel mirino dell'anziano ex ermellino: causa civile con richiesta di un risarcimento monstre di 150mila euro per nove interviste e dichiarazioni pubbliche da cui Esposito si era sentito ferito nell'onore e nel prestigio. Tra cui quella in cui il processo all'ex premier veniva definito un «processo indiziario tolto al giudice naturale»: dirottamento che, peraltro, emerge oggettivamente analizzando l'andirivieni del «fascicolo Berlusconi» negli uffici della Cassazione.

Ma stavolta la causa intentata da Antonio Esposito fa un buco nell'acqua. Perché per il giudice «è chiaro che espressioni come colpo di stato o sentenza politica per eliminare Berlusconi non fossero riferibili a fatti storici dimostrabili, ma fossero evocative di una gestione del potere giudiziario» che la Santanchè intendeva criticare. E la libertà di pensiero è «un pilastro dello Stato democratico e della effettiva possibilità per il popolo di esercitare la propria sovranità anche in ordine al controllo dell'esercizio del potere giurisdizionale». Non c'è democrazia senza critica al potere: anche se quel potere porta la toga.

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Iran: Amnesty, scarcerare medico Djalali condannato a morte.
Se Iran ha un problema? allora, la colpa è sempre del Corano!
l'unica teologia istruttiva per gli islamici? sono le bombe intelligenti
ROMA, 14 GEN - Amnesty International Italia torna a ribadire la sua richiesta a scarcerare Ahmadreza Djalali, il medico iraniano-svedese condannato a morte in Iran, nel giorno del suo 50esimo compleanno.
"Per Ahmadreza Djalali è un drammatico compleanno in carcere Un compleanno tra i peggiori immaginabili. Con un cappio che gli fa macabramente compagnia dal 21 ottobre 2017, giorno della condanna all'impiccagione a morte emessa da un tribunale iraniano", afferma in una nota Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, precisando che "oggi, 14 gennaio 2022, Ahmadreza Djalali trascorre il suo cinquantesimo compleanno chiuso in una cella minuscola, infestata da insetti, lontano dalla moglie e dai due figli che vivono a Stoccolma".


Iran: Amnesty, scarcerare medico Djalali condannato a morte© ANSA Iran: Amnesty, scarcerare medico Djalali condannato a morte
Noury ricorda che "Djalali, scienziato nato in Iran ma residente in Svezia, è stato arrestato nell'aprile 2016 mentre si trovava nel suo paese di origine per motivi di lavoro e accusato di aver fatto la spia in favore di Israele" e che "nei suoi confronti non è mai stata presentata alcuna prova".


"In una lettera scritta dal carcere, nell'agosto 2017, ha accusato le autorità iraniane di aversi voluto vendicare per il suo rifiuto di collaborare a raccogliere informazioni riservate - prosegue la nota -. Amnesty International Italia e l'Università del Piemonte Orientale, dove Djalali ha trascorso un lungo periodo di ricerca, continuano a chiedere la scarcerazione di un appassionato uomo di scienza". (ANSA).
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venerdì 14 gennaio 2022




LA MORTE SI AGGIRA PER L'ITALIA





Un mostro si aggira per l'Italia e si chiama compromesso storico-culturale sull'eutanasia. L'idea, cioè, di cedere non per non perdere, ma per perdere addirittura prima. Così pare da quel che si legge sull'autorevole periodico dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica, e sul quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire.
Francamente: spero di avere preso un granchio colossale. Se fosse, sarei tanto contento di scusarmene in pubblico. Per questo attendo con trepidazione che La Civiltà Cattolica e Avvenire mi smentiscano.
Fino ad allora sembrerà che sull'eutanasia in Italia stiano cercando l'ennesimo aggiustamento trasformista e irricevibile.
Marco Respinti
Direttore di International Family News



Gesuiti pro-eutanasia?
Chiarire subito


La Civiltà Cattolica esagera e una sessantina di realtà della società civile reagiscono. C’è anche «iFamNews»







L’eutanasia condivisa
di Flick su Avvenire

Legiferare in giacca e cravatta per scongiurare la via referendaria di fatto
in jeans e maglietta. Un sofisma antico


















Lorenzo—I have a very exciting announcement to make today. In just over a week, on the anniversary of the launch of iFamNews.com (January 22), we will be launching our newest language edition: iFamNews Poland!

This is a great opportunity for us to reach a country known for its strong support and defense of the values we stand for at iFamNews: family, life, faith, and freedom. Below you can read a preview piece translated from our Polish editor, Katarzyna Zych, expressing her hopes for the new edition.

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A full-time mother of three and President of the Board of Family Close Foundation supporting mothers, fathers and children, Katarzyna is also a Member of the Programme Council of the Polish Women's Confederacy, which supports women's rights and dignity, respecting all stages of life. Graduated from the Interdisciplinary Studies in Humanities at the University of Warsaw.












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